◉ STORIE

Antichi teatri e nobili abusi: la dinamite del barone nell’Odeon di Catania

Nell’Ottocento alcune porzioni del monumento furono fatte esplodere per consentire l’ampliamento del vicino Palazzo Sigona, un caso eclatante di abusivismo edilizio denunciato dall’allora soprintendente alle Antichità, Paolo Orsi

di Ornella Reitano

9 Gennaio 2025

Catania custodisce uno dei siti archeologici più affascinanti di tutta la Sicilia: il Teatro Romano e l’adiacente Odèon. Appartenenti al complesso del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, sono testimonianze della grandezza dell’architettura romana. Se il teatro emozionava per la sua imponenza e la capacità di accogliere migliaia di spettatori, l’Odèon, più raccolto, incantava per la sua armonia e la raffinatezza delle sue rappresentazioni.

Il Teatro antico circondato dai palazzi

Datato intorno al Secondo secolo dopo Cristo, era pensato per eventi di nicchia come gare musicali, poetiche e prove teatrali destinate a un pubblico selezionato. L’atmosfera era intima e raccolta, con una capacità di circa 1500 spettatori, molto inferiore rispetto ai grandi anfiteatri dell’epoca.

L’Odèon di Catania (foto Archeo – licenza CC BY-SA 3.0)

Il nome, dal greco “ode” che significa canto, evoca un mondo di performance esclusive. Con la sua elegante struttura in blocchi lavici e mattoni, l’Odèon si integrava armoniosamente nel tessuto urbano dialogando bene con il vicino Teatro Romano. Passeggiando tra le sue gradinate e i resti ancora visibili, si intuisce come questo spazio fosse coperto e come questa particolarità lo rendesse un ambiente ideale per l’acustica, valorizzando le esibizioni e rendendole adatte anche durante le giornate meno favorevoli. Nonostante la funzione ricoperta da questa straordinaria opera, non fu immune al trascorrere del tempo e all’ingordigia dell’uomo.

L’ingresso del Teatro antico

Con il declino e l’abbandono intorno al Quinto secolo dopo Cristo, l’Odèon subì continue spoliazioni. I suoi vani radiali, originariamente costruiti per sostenere le gradinate, vennero riconvertiti in botteghe; l’espansione delle abitazioni circostanti lo soffocò progressivamente. L’intera struttura divenne una cava da cui estrarre materiali per nuove costruzioni come la vicina chiesa di Sant’Agostino. Quello che un tempo era un luogo di arte, architettura e bellezza fu progressivamente assorbito dalle abitazioni circostanti fino ad inglobarlo, perdendo così la sua peculiare identità originaria.

Le mura dell’Odèon e il vicino Palazzo Sigona

Ma il destino dell’Odèon non si limitò ad un lento e inesorabile declino. Nell’Ottocento, il Palazzo del barone Sigona di Villermosa, che si erge letteralmente sulle antiche strutture romane, diventa protagonista di una delle vicende più controverse della storia archeologica catanese. Il barone Sigona, in un’epoca in cui la tutela del patrimonio archeologico era ancora lontana dall’essere una priorità, approfittò delle tenebre della notte per compiere un gesto sconsiderato: fece esplodere con la dinamite alcune porzioni dell’Odèon con lo scopo di acquisire spazio per l’ampliamento della propria abitazione. Il forte scoppio causò il crollo di una delle volte monumentali del piccolo teatro, ed i suoi frammenti giacciono ancora oggi accanto al monumento, testimoni silenziosi e impietosi di quel gesto scellerato.

Non tutto andò però secondo i piani del Barone. La vicenda attirò l’attenzione di Paolo Orsi, allora soprintendente alle Antichità, che denunciò pubblicamente l’accaduto e riuscì ad ottenere la condanna del barone per abusivismo edilizio, avviando così le procedure per l’esproprio dell’area, con l’intento di liberare e restituire il monumento alla collettività. Ma nonostante tutti gli sforzi profusi, il Palazzo Sigona non fu mai demolito, e ancora oggi ingloba parte dell’Odèon nascondendolo alla vista e impedendone una piena fruizione.

Il Teatro antico di Catania

Questi due luoghi, l’Odèon e il Palazzo Sigona, rappresentano insieme il meglio e il peggio della relazione dell’uomo con il patrimonio culturale. Da un lato, l’Odèon ci ricorda la grandezza della civiltà romana e la sua capacità di progettare e realizzare spazi dedicati alla bellezza e alla cultura; dall’altro, il Palazzo Sigona, testimonia come l’avidità, l’interesse personale e la mancanza di visione possano danneggiare irreparabilmente ciò che dovrebbe essere custodito e salvaguardato per le generazioni future.