◉ CULTURA
Dai filmati d’epoca ai canti della tradizione: online la memoria storica della Sicilia
Nasce il nuovo portale del Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione della Regione Siciliana, dedicato alla consultazione digitale di oltre ottomila tra fotografie, video, registrazioni sonore, mappe e documenti che insieme costituiscono un patrimonio nascosto dell’Isola
di Giulio Giallombardo
20 Giugno 2025
È il 24 giugno del 1912 quando una folla festante saluta i vagoni addobbati che fanno passerella per le vie dei centro. Una giornata epocale per Palermo, perché viene inaugurata la linea tranviaria che collega la città con Mondello. Nelle silenziose immagini in bianco e nero filmate da Raffaello Lucarelli, uno dei pionieri del cinema muto italiano, scorrono le prime vetture in via Roma e in via Cavour, davanti al Politeama e in via Daita, fino all’inaugurazione a Villa Gallidoro, allora sede della Società Italo-belga “Le tranvies de Palerme”. È solo uno degli 890 film che fanno parte degli oltre 8 mila audiovisivi del Cricd, il Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione della Regione Siciliana. Un patrimonio che, oltre ai filmati, comprende 6.931 fotografie storiche, 403 registrazioni audio, 427 mappe cartografiche, adesso interamente digitalizzato e consultabile liberamente online.
Un archivio racchiuso nel portale battezzato col nome di Kaleidos, termine greco che evoca le belle forme in movimento animate all’interno del caleidoscopio. E di bellezza in questo portale, realizzato in due anni con quasi 800 mila euro di risorse del Po Fesr 2014-2020, ce n’è davvero tanta. Come il mondo degli artigiani storici, con i documentari sui carretti siciliani firmati da Ugo Saitta, sui pupi di Salvo Bumbello fino al racconto dell’arrotino palermitano Giosuè Di Giovanni, che subentra al padre nel 1949 mantenendo il suo laboratorio di affilatore di lame, forbici e coltelli attivo fino a poco tempo fa.
Una miniera consultabile in cinque distinti archivi. C’è quello aerofotografico, che attinge all’aerofototeca del Cricd, istituita nel 1989, composto da ortofotocarte digitali dei centri storici di Palermo, Catania, Siracusa (Ortigia), Ragusa e Trapani. Poi l’archivio cartografico, che comprende il Catasto borbonico, acquisito dalla Regione nel 1997, composto da 427 carte, di cui 286 mappe di territori comunali, 138 piante di centri urbani, 2 cartografie della Sicilia. Un patrimonio di mappe, disegnate a china e acquerellate a mano, redatte da architetti e ingegneri, agrimensori, periti urbani e cartografi al servizio del governo borbonico tra il 1837 e il 1853.
L’archivio cinematografico è composto da vari fondi: c’è quello di Vittorio De Seta, costituito dai primi dieci documentari, realizzati ed autoprodotti dal regista tra il 1954 ed il 1959 in Sicilia, in Sardegna ed in Calabria, a cui si aggiungono tre lungometraggi e le opere realizzate per la Rai. Ci sono le opere del fondo Panaria, casa di produzione cinematografica fondata in Sicilia nella seconda metà degli anni ’40 dal nobile siciliano Francesco Alliata di Villafranca; quello Panorama, che comprende una miscellanea di opere acquisite da produttori, registi e cineteche; e ancora il fondo Rostagno, che riunisce diversi materiali audiovisivi legati all’impegno sociale del giornalista e attivista; il fondo Ugo Saitta, dedicato alla storia e le tradizioni della Sicilia; quello della Presidenza con i documentari girati nell’Isola, tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, sotto l’egida del governo regionale; il fondo OpRes, che riunisce cortometraggi e lungometraggi realizzati con fondi regionali, l’Home Movies che comprende materiali filmici frutto di un progetto di raccolta sul territorio siciliano avviato nel 2008 dalla Filmoteca del Cricd, fino alle opere realizzate dallo stesso Centro del Catalogo, tra coproduzioni e nuove edizioni.
Tra gli altri archivi, un posto di rilievo spetta a quello fotografico, con i fondi dei fotografici storici che raccontano il patrimonio culturale isolano, dalle prime tecniche dagherrotipiche, fino all’evoluzione della fotografia e degli strumenti fotografici: da Arezzo di Trifiletti, a Ierardi, Mirisola e Prestipino, da Bronzetti a Seffer fino a Scafidi. Infine, c’è l’archivio sonoro, che comprende circa 3000 documenti che spaziano dalla musica folklorica alla narrativa di tradizione orale, storie di vita, lessici e parlate, fino alla musica da camera, sinfonica, jazz e folk. Ci sono le canzoni siciliane dell’Ottocento e di primi del Novecento; le conversazioni con Sciascia, Consolo, Bufalino e Buttitta; le lamentazioni della Settimana Santa; le “abbanniate” dei mercati storici, fino ai canti dei carrettieri e delle saline e alle ninne nanne. E ancora, testimonianze e racconti di pescatori, mastri d’ascia, cantastorie, orafi e argentieri, liutai e mandolinisti di varie località siciliane.
Un patrimonio da consultare sul sito attraverso varie modalità: si va dalla “ricerca per soggetto”, ovvero con una singola parola chiave, a quella “libera”, che recupera le informazioni richieste su diversi campi, passando per la “ricerca avanzata” che permette consultazioni più mirate.
“È stato riscattato dall’oblio e dai rischi di deterioramento – dice l’assessore ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato – un ingente e fragile patrimonio documentale di varia tipologia, solo parzialmente fruibile per mancata catalogazione e perché, in larga misura, su supporto negativo come lastre, pellicole, nastri magnetici e formati ormai obsoleti. La digitalizzazione, dunque, apre nuove prospettive di studio, analisi, utilizzo, fruizione e valorizzazione, ma soprattutto assicura la tutela di un patrimonio che, altrimenti, rischiava di essere dimenticato”.
Secondo la direttrice del Cricd, Laura Cappugi, si tratta di un grande investimento, grazie al quale è stato acquistato un film scanner per il lavoro di digitalizzazione delle pellicole cinematografiche. “Il passaggio al digitale, operato dall’amministrazione dei Beni culturali, – ha sottolineato – non solo genera innovazione, ma è anche una forma di rappresentazione e impegno civico e culturale in grado di contribuire alla coesione sociale”.