Dentro le leggendarie grotte vaporose di Monte Kronio
Viaggio nella storia delle stufe di San Calogero, all’interno della montagna che sovrasta Sciacca. Dalle prime esplorazioni alle scoperte più recenti
di Lilia Ricca
31 Maggio 2021
Una leggenda vuole che Dedalo, il famoso costruttore del labirinto del Minotauro per mano del re Minosse, dopo la sua fuga dalla Grecia e l’amichevole accoglienza del re dei Sicani, Cocalo, in Sicilia, abbia scavato delle grotte, dove ingegnosamente raccolse il calore che usciva caldissimo dalla roccia, sulla cima del monte Kronio, che sovrasta la città di Sciacca. Non solo la tradizione, ma anche la letteratura ha celebrato da sempre le terme di Sciacca, per le loro qualità terapeutiche e la suggestiva posizione naturale. Le grotte vaporose di monte Kronio, conosciute anche come stufe di San Calogero, dove sorge la basilica dedicata al santo patrono della cittadina, sono un sito unico al mondo, per il misterioso fenomeno che ancora divide gli esperti.
Monte Kronio non è un vulcano, ma una montagna di rocce calcaree, uguale alle adiacenti montagne di Caltabellotta e Genuardo, a nord, e fa parte del sistema dei Sicani: è la propaggine più a sud verso il canale di Sicilia. L’ipotesi più probabile, come hanno scritto molti, è che nelle profondità della montagna vi siano delle acque calde che ne determinano il calore. Un fenomeno attenuato poi dalla successiva costruzione dell’hotel di San Calogero, negli anni ’50, che ne ha sfruttato le incredibili risorse terapeutiche.Conosciuto sin dall’antichità, monte Kronio, era utilizzato dagli uomini preistorici come punto di controllo sul canale di Sicilia, approdo per chi arrivava dalla Grecia o dal Libano. Le particolari grotte che emanano calore erano un’attrattiva di svago e beneficio. Da quello che riportano le fonti storiche, le grotte venivano utilizzate come santuario. Gli antichi credevano che quei vapori caldi fossero segni di un evento soprannaturale e che nelle grotte vivessero gli dei. Le grotte sono legate anche al culto di San Calogero, il “santo nero” originario di Calcedonia, sapiente (sempre raffigurato con un libro in mano) e maestro di esorcismi. Come spesso ci insegna la storia religiosa, il luogo naturale diventa un rifugio per il santo, di cui scopre anche gli effetti taumaturgici sulla salute.Il primo esploratore delle grotte, nel secolo scorso, fu Santo Tinè, allora giovane archeologo, originario di Canicattini Bagni, che allora collaborava con la Soprintendenza ai Beni Culturali della Sicilia Orientale guidata da Luigi Bernabò Brea. Tinè trova vasi e ceramiche, simili a quelli rinvenuti a Stentinello, oggi alla periferia di Siracusa, risalenti al 6.000 avanti Cristo, che testimoniano la prima presenza umana stabile in Sicilia. Senza dare un nome preciso alle ceramiche saccensi, Tinè le attribuirà alla “Cultura del Kronio”. Reperti oggi esposti all’Antiquarium di San Calogero attualmente chiuso, presto però di nuovo fruibile ai visitatori (ve ne abbiamo parlato qui).- Grotta Cucchiara verso pozzo Trieste (foto Michele Termine)
- Analisi sui vasi (foto Michele Termine)
- Strumento per rilevare la velocità dell’aria (foto Michele Termine)
- Michele Termine
- Santo Tinè nella grotta Fazello nel 1959
- Uno dei vasi trovati nella grotta
- Speleologo del Cai di Trieste nel 1986
- Antro di Dedalo
- L’hotel San Calogero (foto Michele Termine)
- L’Antiquarium di Monte Kronio (foto Michele Termine)
- Santuario di San Calogero (foto Michele Termine)
- Veduta di monte San Calogero (foto Michele Termine)
- La grotta della Nobildonna (foto Enzo Termine)
- La grotta della Nobildonna (foto Enzo Termine)