Fondi in arrivo per riportare alla luce il teatro di Tusa
La Regione Siciliana stanzierà un finanziamento per proseguire gli scavi nell'area archeologica di Halaesa, dove sono stati individuati anche i resti di tre templi
di Marco Russo
27 Luglio 2019
Il territorio di Tusa si conferma scrigno di tesori sepolti. Gli scavi archeologici nell’antica città greco-romana di Halaesa, iniziati tre anni fa, hanno consentito di individuare un teatro, scoperto l’anno scorso, e recentemente un grande podio rettangolare su cui sorgevano tre templi, di cui sono ancora visibili le tracce.
Queste importanti scoperte hanno spinto la Regione Siciliana a finanziare la prosecuzione degli scavi. Ieri il governatore Nello Musumeci ha fatto un sopralluogo nel centro nebroideo del Messinese per conoscere lo stato dei luoghi. Ad accogliere il presidente, il neo direttore del Parco, Salvatore Gueli, il vice presidente vicario della Commissione Cultura dell’Ars, Pino Galluzzo, il sindaco e l’assessore alla Cultura di Tusa, Luigi Miceli e Angelo Tudisca, oltre agli amministratori dei Comuni dell’hinterland. “Metteremo subito a disposizione – ha dichiarato Musumeci – un primo finanziamento di duecentomila euro. Dobbiamo, da un lato, procedere con la campagna di scavi, dall’altro migliore la qualità dei servizi per rendere il sito più accessibile e attrattivo per i turisti”La terza campagna di ricerche, avviata il 24 giugno, è condotta da una missione italo-inglese, diretta dai professori Lorenzo Campagna e Jonathan Prag delle università di Messina e Oxford, nell’area del Santuario di Apollo e una francese, sotto la guida di Michela Costanzi dell’università de Picardie Jule Vern, nelle tre aree dell’abitato dell’antica città. Il coordinamento scientifico delle attività è curato da Alessio Toscano Raffa del Cnr-Ibam di Catania. Tre anni fa gli scavi sono ripresi a distanza di oltre sessanta dalla campagna che portò alla luce una parte dell’agorà e un’area sacra con i basamenti di due templi. Le ricerche si svolgono grazie alla concessione rilasciata dall’assessorato regionale dei Beni culturali, con la partecipazione del Parco archeologico di Tindari, della Soprintendenza peloritana e del Comune di Tusa.In questa terza campagna di scavi è stato integralmente messo in luce un grande podio rettangolare di 46 metri per 18 e alto circa 4 metri, in parte gradonato e realizzato con blocchi squadrati e blocchetti di pietra locale. Ai piedi del podio si sviluppava un’elegante pavimentazione realizzata con laterizi, in alcuni punti molto ben conservata. Le indagini hanno consentito di individuare anche la grande rampa di accesso che dalla “Via Sacra” della città, conduceva direttamente alla sommità del podio dove insistevano i principali edifici di culto del santuario. Le attività del 2019 hanno provato l’esistenza di tre templi, orientati in senso Est-Ovest, posti uno di fianco all’altro e separati da dei corridoi che si raccordavano a delle scale laterali, molto ben conservate, di cui sono ancora visibili i gradini e i rivestimenti parietali dipinti.Dei tre templi, quello centrale è l’edificio più importante e grande del complesso (9 metri per 13). Conserva ancora parte della pavimentazione originaria con un mosaico a tessere bianche steso su una preparazione in cocciopesto e doveva presentare una cella con una fronte colonnata, caratterizzata da elaborate decorazioni architettoniche in pietra. Al suo interno è molto probabile che vi fossero delle statue, considerati i diversi frammenti recuperati nel corso dello scavo e il rinvenimento nell’area, negli anni ’50, di una statua raffigurante la dea Artemide, oggi conservata all’interno dell’Antiquarium del sito.Si è chiarita anche l’organizzazione della parte sud del teatro, che costituisce uno snodo urbanistico, un trait d’union tra la collina meridionale e quella settentrionale del sito, dove c’è il santuario di Apollo, che rappresenta l’area sacra più importante della città, posto sull’Acropoli settentrionale che si affaccia sul Mar Tirreno.