Franco Accursio Gulino in mostra ad Atene sulle tracce di Pasolini
Dopo la personale dell’anno scorso nelle sale del Palazzo Reale di Palermo, l’artista di Sciacca torna a esporre opere ispirate allo scrittore, in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita, organizzate dall'Istituto italiano di Cultura nella capitale greca
di Marco Russo
18 Maggio 2023
Una ricerca artistica visionaria ed eretica, non allineata, che sfida le convezioni. È l’estetica radicale, astratta e concreta al tempo stesso, che dà corpo alle opere di Franco Accursio Gulino, artista saccense, da anni impegnato in una personale ricerca sulle esistenze nomadi, irregolari e di passaggio. Come quella di Pier Paolo Pasolini, artista “clandestino” a cui Gulino si è avvicinato nei primi anni del Duemila, e adesso al centro della mostra “Pier Paolo Pasolini: riempire l’assenza di un volto”, inaugurata ieri all’Istituto Italiano di Cultura di Atene e visitabile fino al prossimo 16 giugno.
Un ritorno dell’artista siciliano allo scrittore per celebrarne il centenario della nascita, dopo la grande personale dell’anno scorso “Pasolini Clandestinus” organizzata dal Servizio Biblioteca e Archivio storico dell’Assemblea Regionale Siciliana, nel Palazzo Reale di Palermo. L’evento di Atene conclude le iniziative intraprese nel 2022 dall’Istituto italiano di Cultura in collaborazione con la Scuola Italiana di Atene e con l’Università Nazionale Capodistriana per ricordare il grande intellettuale italiano nato nel 1922.“Le opere esposte – afferma Gulino – testimoniano il mio impegno di ricerca dedicato a Pasolini attraverso una meditazione complessa e sofferta della sua vicenda umana e artistica. Ho approfondito la mia conoscenza di Pasolini attraverso il poeta e drammaturgo Dario Bellezza, che fu un suo caro amico. Attraverso quei dialoghi ho potuto entrare nel senso delle battaglie civili di Pasolini, ma anche nelle sue fragilità, debolezze, solutidini, contraddizioni e paure”.Gulino racconta di avere scoperto e di essersi appassionato all’opera artistica di Pier Paolo Pasolini nel 1963 quando, appena quattordicenne, vide “La Ricotta”, l’episodio diretto dallo scrittore e regista nel film “Ro-Go-Pa-G”, nel quale Pasolini mise in scena la sua potente riflessione su Gesù Cristo. Il titolo del film indica le iniziali dei registi Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini e Ugo Gregoretti, che diressero un episodio ciascuno.In quel film Pasolini rappresenta il lavoro di un regista interpretato da Orson Wells, uno dei suoi attori e cineasti preferiti, intento a realizzare un kolossal sulla Passione. Ma Pasolini, come è noto, usava anche reclutare tra le comparse soprattutto la gente del sottoproletariato romano e successe che uno di questi attori improvvisati, proprio quello chiamato a interpretare uno dei due ladroni in croce a fianco di Gesù, dopo essersi abbuffato di cibo, morì davvero sulla croce.Ma da anni Gulino ha dedicato il suo impegno artistico e la sua produzione pittorica ai migranti e alle tragedie dei ripetuti naufragi che si sono verificati nel Mediterraneo. “Pasolini – spiega Gulino – rivolgeva la sua attenzione agli ultimi, ai derelitti, agli emarginati: ebbene, anche per me queste figure sono il punto di osservazione rivelatore dell’intera umanità: delle sue fragilità, delle sue debolezze, delle sue solitudini, delle sue contraddizioni, delle sue paure”.La ricerca dell’artista siciliano è anche un continuo indagare sulla materia riplasmata a nuova vita, ma che pronta a sparire di nuovo. Come l’Isola Ferdinandea, il lembo di terra che a fine Ottocento sbucò al largo di Sciacca per poi sprofondare dopo pochi mesi, beffando i potenti del mondo che volevano accaparrarsela. La mitica isola è da 50 anni fonte di ispirazione per Gulino, e l’anno scorso è stata protagonista di una personale allestita nella chiesa di Santa Maria dello Spasimo, a Sciacca, in occasione di FerdinanDea, progetto della Fondazione Le Vie dei Tesori, in collaborazione col Comune.