I rintocchi della storia di Palermo: restaurato l’orologio di Sant’Antonio Abate

Riprendono a segnare il tempo le lancette sul campanile della torre civica, che per secoli hanno scandito la vita della città. Un meccanismo riproduce il suono dell’antica campana che richiamava le adunanze e annunciava il coprifuoco

di Giulio Giallombardo

17 Novembre 2022

Era muto da 25 anni. La sua lancetta immobile sul bianco sole di marmo, che una volta scandiva la vita dei palermitani, segnava sempre la stessa ora. Il tempo adesso torna a scorrere per l’orologio della storica torre civica di Sant’Antonio Abate, antica chiesa del Senato palermitano. Il meccanismo è tornato a funzionare dopo un intervento di restauro completato nei giorni scorsi da Danilo Gianformaggio, che con la sua ditta “Manutentori del Tempo”, dona nuova vita a orologi monumentali e campane.

 width=

La torre civica di Sant’Antonio Abate

Nel caso della torre civica che si staglia sulla centralissima via Roma, il lavoro di ripristino ha interessato soltanto l’orologio storico, che a ripreso a scandire le ore del giorno, collegato a un carillon che riproduce il suono della campana. Inoltre, durante le ore serali e notturne, il bianco orologio con la sua mono lancetta risalta grazie a un’illuminazione a led.
 width=

La campana della torre civica

Anche se si tratta soltanto di rintocchi registrati, l’antica campana cinquecentesca si trova ancora all’interno della torre. Fusa nelle officine dell’artiglieria del Regno di Sicilia, l’1 gennaio del 1575, e dedicata all’imperatore Carlo V, sulla sua superficie sono ancora visibili alcune incisioni, tra cui Sant’Antonio con ai piedi il classico maialino e il simbolo del Senato palermitano.
 width=

La chiesa di Sant’Antonio Abate

Il “campanone” aveva il compito di convocare il Senato palermitano e il Parlamento siciliano. Al tramonto batteva cinquantadue colpi, detti della “Castiddana”, dati anche dalla campana di San Nicolò all’Albergheria, per avvisare gli artigiani che era il momento di chiudere le botteghe. Nello stesso tempo, chiuse le porte della città, ammoniva i cittadini non muniti di licenza, a non circolare per le strade, come prevedeva la legge.
 width=

La torre civica con l’orologio restaurato

Le origini della torre, invece, sono ancora più antiche. Fu edificata all’inizio del 1300 da Giovanni e Manfredi Chiaramonte, inglobando la base di una torre preesistente, chiamata col nome arabo Pharat e costruita a presidio del porto sulle antiche mura della città medievale. I simboli dei Chiaramonte sono ancora visibili in un piccolo stemma nel prospetto della torre, accanto a quello con l’aquila del Senato palermitano e dei re d’Aragona. Intorno al 1580 la torre fu rialzata di almeno il doppio rispetto a come la si vede oggi, diventando la più alta della città. Ma dopo pochi anni, per problemi di sicurezza e in seguito alle proteste degli abitanti della zona che temevano potesse crollare, la torre fu riabbassata nel 1595, fermandosi all’altezza attuale.
 width=

Danilo Gianformaggio e monsignor Gaetano Tulipano

“Da alcuni giorni sentiamo nuovamente i rintocchi dell’orologio incassato sulla parete dell’antica torre campanaria, a cui abbiamo restituito la sua anima”, afferma il parroco di Sant’Antonio Abate, monsignor Gaetano Tulipano, che reso possibile il restauro, in collaborazione con l’associazione Guardie del Tempio. “Nel 1997 a causa di errati lavori di restauro – prosegue il parroco – fu distrutto l’orologio ancora perfettamente funzionante. È rimasto muto testimone il quadrante a forma di sole con le sfere, ma oggi ha ripreso a far sentire la sua voce”.“Sono molto contento di aver dato nuova vita ad un ‘segnatempo’ posto in una chiesa molto importante per la città di Palermo”, dice Danilo Gianformaggio, che ha recentemente ridato vita anche all’orologio della Chiesa Madre di Calatafimi Segesta, restaurato anche con il contributo della Fondazione Le Vie dei Tesori. “Penso che il recupero degli orologi civici abbandonati sia un gesto concreto di una comunità che vuole valorizzare i propri tesori, condividendoli con cittadini e turisti”.