I tesori umani viventi che la Sicilia custodisce

Una trentina di artigiani, poeti, artisti, eredi di antiche tradizioni, fanno parte del Registro dell'eredità immateriali della Regione Siciliana. Gli ultimi ad essere stati iscritti sono il “cuntista” Mimmo Cuticchio e il cantastorie Nonò Salomone

di Giulio Giallombardo

23 Ottobre 2018

Ci sono tesori in carne e ossa, testimoni di tradizioni e culture che hanno fatto più ricca la Sicilia. Custodi di antichi mestieri, artisti, poeti, artigiani: un patrimonio impalpabile fatto di vita vissuta, esperienze creative, saperi che, trasversalmente, hanno reso più sfaccettata l’anima dell’Isola. Tutti insieme fanno parte dei Libro dei tesori umani viventi del Reis, il Registro dell’eredità immateriali della Regione Siciliana, istituito nel 2014, aggiornando il precedente Rei del 2005.

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Nonò Salomone

Un grande catalogo composto da sei libri dedicati a celebrazioni, mestieri, dialetti, repertori orali, spazi simbolici e, appunto, tesori viventi. L’ultimo siciliano illustre ad essere stato iscritto nel libro è il “cuntista” palermitano Mimmo Cuticchio. La commissione Eredità immateriali ha, infatti, accolto recentemente la richiesta del Cricd, il Centro regionale del Catalogo, riconoscendo – si legge nella notifica del provvedimento – “il merito del cantastorie e oprante del teatro dei pupi di fama internazionale” e chiedendone l’iscrizione “per chiara fama” nel Libro dei tesori umani viventi. Insieme con lui, è stato inserito anche il nisseno Nonò Salomone, considerato come uno degli ultimi della vecchia generazione di cantastorie siciliani.“Cuticchio rappresenta uno straordinario sperimentatore in bilico tra culture diverse, – commenta il direttore del Cricd, Caterina Greco a Le Vie dei Tesori News – incarna meglio di ogni altro l’antica tradizione del cunto, per noi molto importante, che è essa stessa una pratica etnoantropologica. Infatti lo abbiamo iscritto proprio come ‘cuntista’, ed è l’unico che può vantare questo titolo”.I nomi di Cuticchio e Salomone vanno, dunque, ad aggiungersi agli altri 27 già iscritti nel corso degli anni. Un elenco che spazia da un capo all’altro della Sicilia, toccando quasi tutte le province: da Palermo, a Catania, da Messina a Trapani, passando per Agrigento e Caltanissetta. Partendo dal capoluogo siciliano c’è il maestro argentiere Antonino Amato; il radiologo dei beni culturali, Giuseppe Salerno; i rilegatori d’arte Emanuele India e Francesca Mezzatesta. Spostandosi in provincia, a Cefalù, troviamo l’artista delle calzature Franco Liberto, poi nella sola Alia, ben quattro artigiani: la ricamatrice Maria Grazia Ricotta, la tessitrice Antonella Ditta, il “vardiddaru” Angelo Centanni e il “panararu” Mariano Armanno, questi ultimi maestri nella realizzazione di selle e panieri.
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Raffaele La Scala

A Catania, precisamente ad Aci Sant’Antonio, troviamo quattro artisti dei carretti siciliani Antonio Zappalà, Paolo Rapisarda, Domenico Di Mauro e Venera Chiarenza; un altro a Viagrande, Rosario D’Agata e ad Acireale, Salvatore Chiarenza. A Caltagirone, invece, non potevano mancare i maestri ceramisti Mario Iudici, Antonino Ragona e Giacomo Alessi, mentre a Sant’Alfio c’è l’etnostorico Salvatore Patanè.L’ultimo carradore di Agrigento è, invece, Raffaele La Scala (ve ne abbiamo parlato qui) “tesoro vivente” insieme ai maestri ceramisti Giuseppe e Paolo Caravella di Burgio, nell’Agrigentino. Spostandoci, poi, a Messina troviamo lo scultore-scalpellino Gaetano Russo di Mistretta e la messinese poetessa popolare Maria Costa. Infine a Trapani c’è il maestro del corallo, Platimiro Fiorenza, il pittore su vetro alcamese Vito Fulco, e il rais della tonnara di Favignana, Gioacchino Cataldo, in realtà non più “vivente” perché morto lo scorso luglio. Tutte pennellate di un affresco corale su una tela ancora da finire.