Il misterioso Castello di Aci tra storia e leggenda

Con la sua scura mole che si staglia sulla Riviera dei Ciclopi, incastonato su un promontorio di pietra lavica, il monumento normanno è uno scrigno di racconti che si tramandano nel borgo catanese

di Livio Grasso

12 Novembre 2021

Luogo simbolo della Riviera dei Ciclopi, il maniero di Aci Castello custodisce segreti e misteri.  La struttura sorge su un promontorio che si è formato attraverso la risalita del magma dalle profondità marine. Ben presto quest’area divenne una strategica postazione di avvistamento sul mare. Le testimonianze storiche riferiscono che il fortilizio bizantino si sovrapponeva ad una fortificazione di epoca romana, conosciuta come “Castrum Jacis”. Intorno al 902 l’emiro arabo Ibrahim, dopo aver conquistato Taormina, avanzò verso la Riviera dei Ciclopi impossessandosi di tutto il territorio.

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Castello di Aci (foto gnuckx, Wikipedia)

Nonostante le vite degli abitanti fossero state risparmiate, sappiamo che il castello e tutti i bastioni difensivi vennero rasi al suolo. Il popolo locale, infatti, consapevole di non poter opporre resistenza, si arrese ai nuovi invasori accettando di pagare la cosiddetta gizah, un tributo simile al tanto noto “pizzo”.  Si dice anche che il califfo Al Moez provvide a riedificare il bastione inserendolo in un articolato complesso di strutture difensive che avevano la funzione di prevenire eventuali incursioni nemiche.
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Il Castello di Aci in una foto degli inizi del Novecento

Comunque le fonti riportano che l’attuale castello, di cui ancora oggi si possono ammirare le vestigia, risale al periodo del dominio normanno sotto Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla. Il loro avvento sull’Isola segnò profondi mutamenti politici; sotto il loro comando non solo venne introdotto il sistema feudale in tutta la regione, ma fu anche approvata la concessione di vasti appezzamenti di terreno a vescovi e soldati. Nel 1092, non a caso, il maniero di Jaci venne affidato alla tutela di Angario da Sant’Eufemia, vescovo e abate di Catania.
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Le Isole Ciclopi

Sappiamo anche che qui, sotto l’amministrazione del vescovo Maurizio di Catania, vennero restituite le sacre reliquie di Sant’Agata. A partire dal Cinquecento, invece, la fortezza fu adibita a carcere per la detenzione di prigionieri, il più delle volte torturati e uccisi. Il monumento, inoltre, è anche un covo di leggende e racconti popolari che animano la storia del borgo di Aci. Basti pensare alla vicenda del “cacciatore imprigionato”. Si racconta, infatti, che costui fu incarcerato per aver ucciso la gazza del padrone del bastione, uomo crudele e spietato. Il povero cacciatore, però, rimasto recluso per tredici anni, venne inaspettatamente scagionato grazie al gran duca di Massa, giunto alla Rocca per far visita al governatore.
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Veduta laterale del Castello

L’aneddoto racconta che il prigioniero, non appena udì la voce del nuovo ospite, intonò un dolce e soave canto. Il gran duca ne rimase subito colpito e incuriosito, chiedendo al padrone di farsi condurre da lui. Dopo averlo incontrato domandò al governatore la ragione per cui era stato rinchiuso in una cella. Quest’ultimo rispose di averlo punito per l’uccisione volontaria della sua amata gazza ma il gran duca, ritenendolo un errore involontario, lo dichiarò innocente e ne ordinò la scarcerazione. width=Altre testimonianze ai limiti dell’inverosimile sono state rilasciate dall’ormai deceduto custode del castello, che pare abbia intravisto in diverse stanze alcuni fantasmi di antichi guerrieri. Strani fenomeni sono stati raccontati anche da due impiegate comunali, che avrebbero affermato di aver sentito voci lamentose, catene stridenti e rumori improvvisi. Ancora oggi si crede, alla luce di quanto tramandato, che il castello sia infestato. Leggende che rendono ancor più affascinante uno dei monumenti più belli del territorio.(Prima foto grande in alto: panuccis da Wikipedia)