Il Parco archeologico di Segesta si apre al territorio

Una giornata di incontro per rilanciare la rete dei siti storici degli elimi: da Contessa Entellina a Poggioreale, fino a Salemi e Custonaci

di Alessia Franco

28 Novembre 2019

I parchi come centri in cui la storia torna a respirare, a farsi viva, a essere condivisa dalla comunità. È stato questo il senso di una giornata dedicata al territorio che insiste sul Parco archeologico di Segesta, organizzata dal suo direttore, Rossella Giglio. “È stato un momento di incontro con le realtà del territorio, che comprende, oltre a Calatafami-Segesta anche i siti archeologici di Contessa Entellina, Poggioreale, Salemi e Custonaci. Tutti luoghi in cui hanno vissuto e lasciato tracce gli elimi”, dice Giglio.

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Salemi

Gli elimi: il popolo simbolo della Sicilia occidentale, lo zoccolo duro, la radice dell’identità culturale di questa fetta di territorio, di cui ancora si sa troppo poco. “Ne abbiamo parlato molto, con il compianto assessore Sebastiano Tusa – afferma il direttore del Parco archeologico – e non soltanto della loro identità, ma anche della loro capacità di dialogo con i popoli che vennero dopo a stabilirsi in Sicilia. Eravamo d’accordo sull’importanza della prosecuzione delle attività di scavo e ricerca che facessero nuova luce su questo popolo. È una promessa che ho fatto a Tusa e che intendo mantenere”.
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Poggioreale Antica (foto: Emilio Messina)

La parola d’ordine è il coinvolgimento degli altri territori interessati dai siti archeologici, ma anche quello delle scuole e della comunità in generale. E se le ricerche su questo antico popolo confluiranno in un convegno internazionale, previsto orientativamente per il 2020, le attività in cantiere sono tante. “Non soltanto la valorizzazione del teatro antico di Segesta e la proposta di un’offerta culturale che si estenda e dialoghi con il territorio, ma anche la promozione di luoghi assolutamente unici al mondo. Un esempio – osserva l’archeologa – è Poggioreale, bella da togliere il fiato”.
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Grotta Mangiapane (foto: Tato Grasso da Wikipedia)

E poi c’è la grotta Mangiapane, a Custonaci, sede del presepe vivente: “Purtroppo affidata alla buona volontà di privati a cui non deve mancare il nostro sostegno. La grotta ha un forte valore etnoantropologico, e può e deve essere un centro di promozione di attività agro-silvo-pastorale tutto l’anno. Insomma, è importante tornare a essere comunità. Direi fondamentale”.