Da Sciacca ad Acireale, nell’Isola c’è una rete di 13 centri alcuni tra i più antichi al mondo. Un’eredità antica e non valorizzata che potrebbe generare economia e benessere. Se ne è discusso in un workshop a Palermo
di Antonio SchembriAcque sulfuree, salso-bromo-iodiche, bicarbonate-alcaline. Oppure a altissima temperatura, arricchite di gas vulcanici. E, ancora, argille che diventano letti di fango o termocoperte naturali sotto le quali ossigenare sangue e muscoli in pieno relax. In Sicilia il patrimonio idrotermale è uno dei più antichi del mondo, come dimostrò nel 1985 il ritrovamento a Lipari di uno straordinario edificio dalle forme simili a tombe micenee, situato in corrispondenza di sbocchi di vapori vulcanico, datato dagli studiosi a 3.500 anni fa.

Le Terme di Sciacca
Una cultura, quella del “passare le acque”, che in tanti territori siciliani caratterizzò lo stile di vita di Fenici, Greci, Romani e, secoli dopo, degli Arabi. Oggi questa eredità è rappresentata da
13 stazioni termali, alcuni delle quali sconosciute a tanti. Una dote che potrebbe generare economie e benessere diffuso, lavoro e uno sviluppo in linea con le identità dei territori.
Ma che è invece marginalizzata e non valorizzata. La necessità di fare rete e gli improcrastinabili interventi finanziari e normativi per rilanciare il mercato termale in Sicilia sono stati i perni tematici di un
workshop al Palazzo Riso di Palermo, organizzato dalla Regione Siciliana con la collaborazione del Cefpas, il centro per la formazione Permanente del personale del servizio sanitario.A confermare la profonda crisi del termalismo nell’isola più grande e varia del Mediterraneo, basta il livello dell’infrastrutturazione viaria e l’insufficiente segnaletica per raggiungere alcuni dei suoi stabilimenti. Scenario complicatosi poi con i riscontri dei dieci anni di liquidazione delle società
Terme di Acireale e Terme di Sciacca, le partecipate nate 15 anni fa durante il governo Cuffaro, capaci di accumulare oltre
43 milioni di euro tra debiti e perdite e di confermare, fino a oggi, l’impossibilità di privatizzarle.

Il governatore Musumeci a Palazzo Riso
Il turismo termale gioverebbe del forte richiamo attrattivo della Sicilia, come confermato da un recente studio di
Federterme. Nel confronto con altre regioni, l’offerta termale dell’Isola è molto bassa. “Buona parte delle nostre 13 stazioni termali, si è ridotta a puntini sulla carta geografica – dice
il presidente della Regione Nello Musumeci – . Questo perché è mancata la necessaria attenzione verso questo comparto intersettoriale che coinvolge la sanità, il turismo, i beni culturali e l’agroalimentare”. Per quanto riguarda le strutture di Sciacca e Acireale, ormai pienamente appartenenti alla Regione, quest’ultima ha intanto avviato con Federterme la redazione di un piano industriale “indispensabile per rendere appetibile l’offerta che proporremo tra qualche mese”, aggiunge Musumeci.L’attuale fotografia del turismo termale in Italia data da un recente studio di Federterme, mostra un settore che nel 2019 è stato capace di
generare un fatturato di 2 miliardi di euro, con una crescita del 29 per cento rispetto al biennio precedente. Sempre a livello nazionale sono attivi 768 stabilimenti (numero che fa dell’Italia il quinto paese termale al mondo), per un totale di circa
3,5 milioni di arrivi e poco meno di 11 milioni di presenze turistiche, con una permanenza media di tre giorni. Con le sue acque termali dislocate in sei province su nove la Sicilia intercetta
solo 45mila arrivi e quasi 277mila presenze, anche se il 79 per cento di queste è di clienti stranieri. Un dato doppio, questo, rispetto alla media nazionale, indice quindi di un grande potenziale visto che i turisti termali in arrivo dall’estero si fermano più a lungo: circa una settimana, ossia almeno due giorni in più rispetto agli italiani.

L’offerta dell’Isola però è assai inadeguata. Sono infatti
solo 4 gli stabilimenti accreditati con il Servizio sanitario nazionale, a cui si aggiungono 5 aziende termali aderenti alla fondazione per la ricerca scientifica termale e 2 alberghi convenzionati Inps. Località più accreditate sono
Sciacca e Montevago nella provincia di Agrigento,
Alì Terme e l’isola di Vulcano nel Messinese, e
Alcamo e Castellammare del Golfo nel Trapanese.Tra il 2009 e il 2017 il turismo termale siciliano, che si distingue per il notevole tasso d’occupazione femminile qualificata (il 62,3 per cento sul totale) ha fatto segnare una pesante battuta d’arresto:
gli ospiti negli alberghi sono diminuiti del 31 per cento. Un dato che, restando al Sud, stride con quello della Puglia, dove questo flusso era aumentato del 53 per cento. Una situazione causata dalla chiusura degli stabilimenti di maggior richiamo internazionale, causata dalla mancanza di operatori pubblici e privati capaci di investire, da problemi burocratico-amministrativi che hanno sfavorito l’ingresso di operatori esterni e da una fiscalità non in linea con quella adottata da altre regioni italiane.

Terme di Segesta (foto Davide Mauro, Wikipedia)
“Necessario promuovere una proposta di valore della destinazione termale, con una collaborazione fra tutti gli operatori pubblici e privati attivi sul territorio – sostiene
Aurelio Crudeli, direttore generale di Federterme -. Viste le possibilità aperte dal Pnrr, l’occasione adesso è ghiotta
. Occorre delocalizzare i flussi dei visitatori rafforzando le strutture e i servizi sanitari di prossimità e creare incentivi per adeguare le strutture agli standard per il convenzionamento con Inail e Inps”.

Il Grand Hotel delle Terme di Termini Imerese
Il termalismo può davvero essere la nuova frontiera di una offerta turistica qualificata e destagionalizzata. “Si tratta di un mercato potenzialmente in grado di generare incrementi di fatturato non inferiori al 20 per cento all’anno – considera
Toti Piscopo, delegato Federturismo Confindustria Sicilia – anche perché chi va a trascorrere le vacanze alle terme lo fa in genere in gruppo, parenti o amici e tende, nell’arco dell’anno, a fare più di una vacanza di almeno una settimana.
In più il turismo termale è in grado di attrarre investimenti utili anche a riqualificare il patrimonio immobiliare, sia degli stabilimenti che degli alberghi: in particolare quelli classificati 3 stelle, i più penalizzati dalla pressione dell’offerta di strutture ricettive non alberghiere. Puntare sul turismo termale sarebbe una scelta di qualità che avrebbe ricadute positive sull’immagine e il marketing di un territorio come quello siciliano”.A lungo si è parlato di
turismo sanitario in Sicilia. E in particolare quello legato al termalismo può davvero essere la nuova frontiera di una offerta turistica qualificata e finalmente destagionalizzata. Un ambito dalle grandi potenzialità. Dunque un mercato potenzialmente in grado di generare incrementi di fatturato non inferiori al 20 per cento all’anno. Nell’ambito di questo ipotetico polo di salute e benessere il termalismo potrebbe ritrovare
un posizionamento strategico in grado di attrarre investimenti utili anche a riqualificare il patrimonio immobiliare non solo delle terme ma anche delle strutture alberghiere, in particolare quelle classificate 3 stelle, che nel panorama della ricettività subiranno la pressione dell’offerta di strutture ricettive non alberghiere.

Un momento del workshop
In questo periodo pandemico, però, le imprese turistiche soffrono molto e chiedono a gran voce certezze, giuridiche soprattutto. Riguardo all’atteso
disegno di legge sul riordino del settore delle acque termali in Sicilia, approvato dalla commissione Ambiente dell’Ars e al futuro delle terme di Acireale e Sciacca, la scelta del governo regionale è stata quella, dopo un passaggio in Conferenza Stato-Regioni, di rivolgersi all’Inail che ha dato la disponibilità ad
acquistare i due maggiori compendi aziendali passando però da un piano industriale per individuare forme di redditività sulle quali selezionare l’impresa o l’operatore economico.Chiamato a definirlo è il gruppo di lavoro coordinato dal professore
Rosario Faraci, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Catania. “Quando sarà tutto pronto, Inail potrà definire l’acquisizione e si potrà partire con il rilancio di queste straordinarie strutture che abbiamo trovato chiuse – ha detto
l’assessore all’Economia Gaetano Armao – . Dai primi giorni del prossimo anno, proveremo a sottoporle a interventi di manutenzione straordinaria, per rilanciarle definitivamente con la selezione degli operatori economici”.