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Le mille vite delle reti da pesca: il sogno di tre giovani creativi di Mazara

Carlo Roccafiorita, Federica Ditta e Cristiano Pesca hanno creato una sartoria sociale e un centro per il riciclo, producendo borse, oggetti e arredi

di Giulio Giallombardo

25 Gennaio 2022

Fare rete per salvare il mare. Riuso, riciclo e creatività per trasformare uno scarto in borse, oggetti e arredi. Un esempio virtuoso di economia circolare che ha preso forma nei magazzini dei sarcitori del porto di Mazara del Vallo, dove si custodiscono mestieri antichi. È lì che le reti da pesca danneggiate vengono riparate dai pochi maestri che ancora oggi conoscono i segreti di questa tecnica. Ma è anche lì che, un anno fa, tre giovani professionisti under 35, con esperienza nel design e nella rigenerazione urbana, hanno dato vita a un progetto innovativo che adesso sta crescendo.

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I mazaresi doc Carlo Roccafiorita e Federica Ditta, insieme a Cristiano Pesca, umbro ma ormai mazarese d’adozione, hanno pensato di trasformare gli scarti delle reti da pesca danneggiate, in originali borse da mare o da trekking urbano, che hanno venduto sui social. In sei mesi, con il progetto Risacca, hanno riciclato una tonnellata di reti da pesca, testato i primi prodotti e vinto il premio europeo Green Impact Med. Adesso, dopo una prima fase di incubazione con la Fondazione di Messina, hanno lanciato una raccolta fondi per realizzare il Risacca Lab: una sartoria sociale e un centro per il riciclo in un container recuperato. Se finanziato, nascerà a Mazara del Vallo un nuovo presidio ecologico in grado di trasformare le reti in oggetti d’uso quotidiano, offrire opportunità di lavoro e sensibilizzare sempre più abitanti sul tema della plastica nel mare.

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“Tracciando un bilancio di questo primo anno di lavoro, siamo soddisfatti per tutto quello che riguarda la nostra ricerca e la risposta che abbiamo avuto in termini di partner del nostro progetto”, spiega a Le Vie dei Tesori, Carlo Roccafiorita, 32enne manager di Risacca e fondatore dell’associazione Periferica, che dal 2013 promuove iniziative di rigenerazione urbana a Mazara. “In questi mesi abbiamo raccolto diversi feedback grazie ai quali adesso stiamo lavorando su nuovi prodotti – prosegue – . Dopo una prima fase dedicata al riuso delle reti, con cui abbiamo realizzato un centinaio di sacche, ci stiamo dedicando adesso al riciclo del materiale”.

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I tre giovani creativi si sono interrogati su come questi scarti di reti potessero essere trasformati per diventare altro. Un complesso meccanismo di rigenerazione a cui viene sottoposto il materiale recuperato, che può presentare diversi livelli di usura. “Parliamo di reti costituite principalmente da nylon, quindi riciclabili all’infinito – aggiunge Roccafiorita – . Attraverso una particolare lavorazione del materiale, che viene triturato, pressato e fuso, abbiamo disegnato e realizzato una nuova linea di prodotti, che vanno dalle tovaglie, agli orologi da parete, e ancora cover per smartphone, piatti, stoviglie e altri oggetti di uso comune che possono trovare spazio in case, negozi o ristoranti”.

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Un lavoro che inizia ancor prima che la rete diventi scarto vero e proprio, intercettata nei magazzini dei sarcitori. “Le reti si buttano via perché logorate o rotte durante la pesca – spiega l’imprenditore – . Ove possibile, la parte danneggiata va sostituita e poi gettata, e noi interveniamo proprio in questa fase, recuperando questi pezzi che diversamente andrebbero smaltiti. La rete viene raccolta e catalogata in base al livello di usura. Se troppo danneggiata la trituriamo, altrimenti la riutilizziamo, ritessendola con i nostri sarti. Abbiamo calcolato che possiamo riutilizzare il 70 per cento della rete che raccogliamo, il 20 per cento lo ricicliamo. Alla fine rimane una percentuale molto bassa di scarto, circa il 5-10 per cento, che è inutilizzabile”.

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Un progetto plasmato sull’anima di Mazara, città storicamente legata all’industria ittica, da diversi anni in piena crisi tra disoccupazione, calo dell’indotto e mancato ricambio generazionale. “Il rapporto con la comunità di pescatori e sarcitori mazaresi è alla base del nostro lavoro – aggiunge l’imprenditore – . Ci siamo posti sin dall’inizio l’obiettivo di realizzare prodotti di comunità, coinvolgendo le maestranze e senza i sarcitori non avremmo potuto dare vita a questo progetto. Abbiamo mappato tutti i magazzini del porto che potevano essere interessati a collaborare con noi, così loro ci forniscono le reti e noi le lavoriamo”.

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Ma sono poche le maestranze, soprattutto dai 70 anni in su, a portare avanti questa attività. Così, il team di Risacca, con il supporto di Federpesca, sta immaginando un percorso educativo e formativo per fare nascere nuovi sarcitori e tramandare questa tecnica anche alle giovani generazioni. Parallelamente, è partita anche la raccolta fondi, supportata da Banca Etica per realizzare a Mazara un centro di raccolta e riciclo delle reti da pesca e della plastica recuperata dal mare, oltre che una sartoria sociale che potrebbe creare occupazione.

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Fino al 13 febbraio sarà possibile donare sulla piattaforma Produzionidalbasso.com (questo il link) e ricevere in cambio prodotti artigianali, servizi e persino vacanze studio per i donatori più generosi. Fino a quando scriviamo sono stati raccolti quasi 4mila euro, con un obiettivo prefissato di 26.250 euro. “Sono fondi che servirebbero per comprare i macchinari di lavorazione della plastica e realizzare il Risacca Lab nel parco dell’associazione Periferica – conclude Roccafiorita – . ma la nostra visione è di replicarlo in ogni porto italiano. Vediamo Mazara come un primo test per rispondere a un bisogno diffuso in molte città e comunità nate intorno al mare”.