Lentini sulle orme di Jacopo, tra poesie e banchetti
6 Settembre 2019
Un corteo itinerante che arriva al castello federiciano passando tra vicoli, locande e botteghe, con musiche e danze per celebrare il poeta
di Alessia FrancoQuando parlano di lui, lo chiamano semplicemente Jacopo: perché, per loro, quel “da Lentini” che connota il “notaro” della Scuola poetica siciliana è in qualche modo superfluo. “Jacopo è uno di noi: ha le nostre stesse radici e continua a incantarci con la sua poesia. In un certo senso, è come se fossimo suoi figli”: lo dice Corinne Valenti, storica dell’arte e docente che per insegnare è dovuta andare lontano dal suo amatissimo paese. E come lei anche altri due prof: Cristina Stuto, architetto, e Christian Vecchio, graphic designer: sono loro (insieme a Giovanni Bonfiglio, che però è insegnante in pensione e vive a Lentini), gli ideatori della manifestazione “Meravigliosamente… Jacopo”, che sabato 7 e domenica 8 settembre invaderà per la terza edizione il centro storico della cittadina, fino ad arrivare al castellaccio.
“Abbiamo voluto riprendere il titolo della canzone in cui il letterato dichiara inequivocabilmente la propria terra natale (Lo vostro amor, ch’è caro, donatelo al Notaro ch’è nato da Lentino) – dice Corinne Valenti – e allo stesso tempo richiamare l’idea di meraviglioso nella sua accezione medievale: in grado di destare stupore”. La manifestazione è pensata come un corteo itinerante che arriva al castello federiciano passando tra vicoli, locande e botteghe, tra musiche e danze che improvvisamente si interrompono per dare spazio alla lettura dei componimenti di Jacopo da Lentini. “È stato l’inventore del sonetto, una figura di primo piano nella scuola poetica siciliana e ha ricevuto la consacrazione da Dante, nel suo De vulgari eloquentia – dice la studiosa – ma per noi è tutto questo e molto altro ancora. Volevamo fare uscire la sua figura dalle scuole, e riempire un vuoto nella nostra città, nella sua città, in cui non era ricordato”.Tra gli appuntamenti della due giorni, una conferenza su Jacopo e il suo tempo e l’istituzione del premio nazionale di poesia “sonetto d’argento”, ma soprattutto un tuffo nel Medioevo coinvolgendo tutti i sensi. Anche il gusto: i piatti del banchetto medievale e quelli che si troveranno nelle locande sono tratti dal Liber de coquina (da alcuni attribuito a Federico II). Tra questi, un raviolo fritto a base di carne e spezie (ma ovviamente senza pomodoro, ancora sconosciuto sulle nostre tavole) e… i “cavoli dell’imperatore”.“Era uno dei piatti preferiti del sovrano, che per i tempi era piuttosto attento all’alimentazione – conclude Corinne – e questa ricetta, probabilmente scritta da lui stesso, lo dimostra. I cavoli sono infatti soffritti con il finocchio, che ha il compito di ‘togliere l’aria’ che questo vegetale provoca allo stomaco, e con la mela. E poi c’è lo zafferano, spezia regina dei tempi”. Per organizzare questa e altre iniziative, Corinne, Cristina e Christian rinunciano alle ferie estive e macinano chilometri su chilometri facendo la spola tra un lavoro (troppo) distante e Lentini. Casa loro: casa di Jacopo.