Palermo e il futuro della costa sud: dal mare negato alla rinascita
Piste ciclabili, aree verdi, valorizzazione delle ex fabbriche storiche, ristoranti, una piscina galleggiante e perfino una metro marittima. Sono tanti i progetti in ballo per la riqualificazione dei quartieri del litorale, da Sant’Erasmo a Acqua dei Corsari. Interventi da 58 milioni di euro con fondi del Pnrr
di Antonio Schembri
23 Maggio 2023
Quei sette chilometri di costa sul versante sudorientale di Palermo erano tra i lungomare più ameni del Belpaese. Le terse spiagge sabbiose che vi si susseguivano, quelle di Romagnolo, della Bandita e di Acqua dei Corsari, care al patriziato palermitano, unica cerchia che si poteva permettere di raggiungerle in tram o in treno, sulla linea a scartamento ridotto che dalla stazione di Sant’Erasmo faceva tre fermate a poca distanza da ciascun arenile prima di incunearsi nell’entroterra, erano punteggiate da una dozzina di stabilimenti balneari. Per citarne solo alcuni, il “Risorgimento Italiano”, il primo che si incontrava andando in direzione di Messina e che accoglieva solo donne o coniugi; poi, di seguito, i blasonati Bagni Trieste-Virzì, lo “Stabilimento Idroterapico” dei Fratelli Pandolfo, dove zampillava un’acqua purgativa, i “Bagni della Salute”, nel quartiere Sperone e, proseguendo nei decenni, il “Lido Olimpo” e i “Bagni Italia”, gli ultimi a nascere, poco più di 70 anni fa e rimasti tra i più celebri.
Luoghi storici del relax a cui si aggiungevano eleganti locali di ritrovo che videro sfilare la Belle Époque, poi sostituita dall’avanzante borghesia urbana: dalla tavernetta del tiro al piccione, in stile liberty, progettata per i Florio da Ernesto Basile (oggi ritornata a nuova vita come Stand Florio) a ristoranti apprezzati dalla “gente di cappello”. Come il super panoramico “da Spanò”, con le sue palafitte a mare e la terrazza col pergolato affacciata sul golfo di Palermo, dirimpetto allo sperone del Monte Pellegrino e il margine occidentale della Conca d’Oro.Uno scenario da fiaba mitica, ancora ricordato con malinconia e rabbia da tanti palermitani. Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 del Novecento, la protervia e l’ignoranza di una classe politico-amministrativa commista alla mafia, lo sfruttò come discarica degli sfabbricidi derivanti dalla demolizione, avvenuta in alcuni casi nottetempo, di decine di splendide ville d’epoca. Si doveva far spazio alla nuova espansione edilizia, farla dilagare con i suoi palazzoni specialmente nel quadrante nord della città. Bellezza negletta e tramutata nel suo peggiore contrario. Con la progressiva marginalizzazione dei suoi quartieri, nei decenni successivi, la costa più lunga di Palermo, dal porticciolo di Sant’Erasmo al cosiddetto “mammellone” di Acqua dei Corsari, è diventata discarica di ogni genere di rifiuti e di fatto consegnata a criminalità.Pagina umiliante e non ancora chiusa di un danno immane. Sulla quale adesso Comune e Regione Siciliana sembrano pronti a realizzare un nuovo paesaggio con una proporzionale, quindi mastodontica, progettualità di recupero e di successiva riqualificazione. I presupposti, almeno quelli finanziari, adesso ci sono. Mediante il Pnrr sono previsti 58 milioni di euro a sostegno di una progettualità, che dovrà però partire necessariamente dalla bonifica e dal consolidamento della costa, ancora esposta a un importante processo d’erosione. Solo successivamente si potrà dare il via ai lavori per realizzare gli scenari concepiti dagli architetti. Nei giorni scorsi, al convegno “Costa Sud”, organizzato dal centro studi Ernesto Basile all’hotel San Paolo Palace, i rendering elaborati dal team Artemide, diretto da Salvatore Saladino e illustrati davanti a una platea di autorità politiche, pubblici amministratori, operatori del settore turistico e centinaia di studenti di scuole di ogni ordine e grado della zona, indicano l’idea di un nuovo pezzo di città votato alla qualità della vita.Un viaggio virtuale, quello mostrato al convegno, attraverso vaste aree verdi, il porticciolo della Bandita, oggi massimale emblema di degrado, riqualificato in chiave turistica con 100 posti barca, un sistema ciclopedonale parallelo al mare, punti di bike e car-sharing; e, ancora, con tanto altro, zone sulle quali sorgeranno luoghi di ritrovo e ristoranti costruiti con materiali a basso impatto. Si interverrà in particolare sull’avvilente viabilità della via Messina Marine, che, secondo il piano Costa Sud, verrà raddoppiata a quattro carreggiate.Le risorse andranno spese presto, entro il 30 giugno del 2026, scadenza entro la quale dovranno essere completati progetti idonei: “Senza quelli non si potrà andare da nessuna parte – ha sottolineato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – . Faremo leva sull’ottimo rapporto che intercorre tra Regione e Invitalia, per velocizzare gli appalti e fare in modo che l’agenzia governativa per l’attrazione degli investimenti diventi sia committente e soggetto attuatore delle procedure, sia stazione appaltante”. Questo progetto tecnico – un insieme di idee che ha un retroterra di almeno 20 anni – “potrà avviare un processo di valorizzazione di immobili storici e ex fabbricati industriali, a cominciare da quelli delle fabbriche di mattoni che hanno costituito un’importante realtà artigiana della zona”, dice l’architetto Saladino, che richiama anche altri aspetti del piano, legati anche a una mobilità via mare per snellire il traffico urbano: “Una metro marittima, soluzione per connetterebbe, da una parte Cefalù e, dall’altra, l’aeroporto di Palermo al waterfront del capoluogo e alle sue attrezzature”. Tra le quali centrali saranno anche quelle ludico-sportive: “Per esempio, una grande piscina galleggiante a fianco del porto della Bandita”. Spazi per il tempo libero, vitali, che potranno essere vissuti dalla mattina alla notte. “Attenzione, però, ai progetti elefantiaci – avverte Silvano Riggio, noto professore universitario di ecologia – . La costa sud orientale di Palermo è estremamente labile, essendo composta da argilla, massi e immondizie decomposte. L’unico progetto sensato è adibirla a oasi marina, come fecero gli Arabi con i palmeti piantumati lungo la fascia del fiume Oreto da Maredolce alla battigia. E si tratterà di scegliere in maniera oculata le piante, visti gli attacchi del punteruolo rosso alle palme da dattero che, malgrado tutto, restano comunque, per la loro resistenza, le più adatte a questo genere di foresta costiera”.Riguardo alle bonifiche delle zone inquinate, condizione essenziale delle opere future, sono da tempo in corso analisi preliminari per strutturare questi interventi. Operazioni né semplici né immediate. “Nel 1994 un’indagine disposta sulla costa sud dalla Procura di Palermo fece luce su almeno 40 scarichi abusivi di ogni dimensione, tutti ormai collettati ai depuratori – ricorda Vincenzo Infantino, direttore generale di Arpa Sicilia -. Rimane invece il drammatico problema del fiume Oreto, nel quale i comuni di Monreale e Altofonte, mai dotatisi di impianti di depurazione, scaricano i loro rifiuti”. Fronte complicato, quello del bacino idrografico del fiume palermitano, la cui portata d’acqua ne consentì per secoli la navigazione e che le moderne cementificazioni hanno fortemente ridotto. C’è intanto l’impegno da parte del Comune della somma di 65mila euro messa a disposizione dal Fai per gli interventi di tutela lungo l’ultima parte del fiume fino alla foce: “Un risultato che premia la sensibilità di tanti palermitani, che nel 2018 hanno sostenuto questa iniziativa con oltre 83mila voti nel censimento de ‘I Luoghi del Cuore’ – dice Concetta Amella, consigliere della Terza commissione a Palazzo delle Aquile – . Queste prime azioni consentiranno di avviare il percorso delle bonifiche previste dal ‘Contratto di Fiume’ siglato nel 2018 tra Autorità di bacino, Regione Siciliana, i comuni di Altofonte, Monreale e Palermo e vari stakeholders locali. L’auspicio è che il progetto culturale di rinaturalizzazione dell’Oreto diventi finalmente realtà, adesso che sono stati assegnati quasi sette milioni di euro dal Pnrr”. L’aggiudicazione dei lavori è prevista entro il prossimo luglio. Il loro completamento entro la prima metà del 2026.