Parchi archeologici, tutti i rebus della ripartenza

Slitterà di qualche giorno la data del 18 maggio, torneranno fruibili i siti all'aperto e i teatri antichi, ma ancora tante le incognite

di Guido Fiorito

9 Maggio 2020

Corsa contro il tempo per riaprire i parchi archeologici siciliani. Dopo oltre due mesi di stop, non è certa nemmeno una data. Quella nazionale del 18 maggio dovrebbe slittare. “Se non sarà il 18 potrebbe essere il 20”, ha dichiarato Sergio Alessandro, direttore generale del Dipartimento regionale dei Beni culturali, nel corso di un incontro live telematico promosso da “La strada degli scrittori” e moderato dal presidente Felice Cavallaro. “Siamo nella fase di acquisizione di uno studio specialistico”, ha detto Giuseppe Parello, coordinatore dei Parchi archeologici siciliani. “Sicuramente non apriranno tutti i siti – ha spiegato Alessandro – ma solo quelli dove sarà possibile garantire il rispetto dei protocolli di sicurezza, con la distanza necessaria per visitatori e lavoratori. Quindi siti all’aperto e teatri di pietra”. Tempi più lunghi, dunque, per i musei.

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Il teatro antico di Segesta

Come nel campo del turismo, strettamente collegato, l’incertezza è grande. Un punto certo è che il turismo internazionale sarà fermo ancora a lungo. “Prevediamo quest’anno un calo di visitatori dell’85 per cento – dice Letizia Casuccio, agrigentina, direttore generale di CoopCulture, impegnata in Sicilia tra Palermo e Agrigento con un centinaio di lavoratori oggi in cassa integrazione -. La ripresa non avverrà prima della fine del 2021. Quindi non resta che favorire la domanda interna. Sarebbe utile per esempio un bonus cultura per i residenti siciliani”.
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Agrigento, il Tempio della Concordia

In due parole, con qualche debito al criptico burocratichese, si parla inizialmente di puntare sul “turismo di prossimità”, ovvero di chi si sposta all’interno dell’Isola. Ma come fare per attirare questi visitatori nei parchi archeologici piuttosto che al mare o in altri luoghi? Roberto Sciarratta, direttore del Parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, per esempio, vuol proporre visite in immobili di pregio legati all’enogastronomia, coinvolgendo tutta la provincia. Si sta valutando un’offerta di spettacoli nei teatri antichi, da Taormina a Siracusa, da Segesta a Tindari, e all’interno nei parchi, per i quali, però, esistono due ordini di problemi: organizzativi e finanziari. Perché il pubblico andrà ridotto e quindi si venderanno meno biglietti: numeri come i 120.000 visitatori che portavano a Siracusa gli spettacoli dell’Inda sono lontanissimi.
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Il Tempio C di Selinunte

Le somme stanziate in finanziaria regionale, come ha chiarito Alessandro, andranno in tre direzioni: aiuti per i pacchetti turistici, siti Unesco, beni demaniali regionali. Per quanto riguarda i protocolli di sicurezza allo studio, un punto delicato è quello degli ingressi: impossibili le code, quindi biglietti da fare online; più punti d’accesso; orari di visita più lunghi per aumentare il numero di ingressi giornalieri. “Stiamo studiando percorsi differenziati – ha detto Bernardo Agrò, direttore del parco archeologico di Selinunte – che arrivino in parti meno utilizzate in passato in modo da allargare l’area di visita e avere un maggior controllo sui flussi”. Infatti, c’è anche il problema del personale che andrà impegnato nei controlli anti assembramenti.