Quel baglio del Cinquecento dimenticato tra cemento e clacson
4 Dicembre 2020
Sulla circonvallazione di Palermo, in via Scorzadenaro, c’è un’antica villa che versa da tempo in condizioni di abbandono. Diversi gli appelli per la riqualificazione
di Antonio SchembriUna vicenda di abbandono e poi di recupero che nel giro di pochi anni diventa di nuovo una storia di degrado e di oblìo. Ciò che oggi resta del Baglio Scorzadenaro, gioiello palermitano del tardo Cinquecento a due passi dal carcere di Pagliarelli e quasi sfiorato dal cavalcavia che incrocia viale della Regione Siciliana, è un esempio di bellezza architettonica negletta. Ridotta pressoché all’invisibilità da una modernità avanzata in funzione della rapidità dei collegamenti di una città diventata policentrica; ma che, come in molti casi, non ha tenuto conto delle testimonianze che connettono Palermo a periodi storici contrassegnati dalla diffusione di grande bellezza architettonica nel suo tessuto topografico. Pezzi pregiati di patrimonio immobiliare, in questo caso dimenticati nella frenesia e nel frastuono di autoveicoli in transito continuo.
Proprio a cavallo tra la fine del ‘500 e il ‘600 il capoluogo siciliano accolse infatti importanti operazioni urbanistiche, accompagnate, nelle aree periferiche, dalla costruzione di sontuose residenze di campagna circondate da vasti giardini coltivati. Il Baglio Scorzadenaro fu una di queste. Il movimento terra per la costruzione della nuova casa circondariale nei primi anni ’80 del secolo scorso ha risparmiato solo il palazzetto nobiliare in stile liberty, ottenuto, nel primo scorcio del Novecento, dalla ristrutturazione dell’antica vaccheria secondo la volontà degli ultimi proprietari privati, i Giuffrè, che utilizzarono questa porzione di residenza per lo più a scopo di villeggiatura. Nessuna traccia, pare, dei discendenti di questa famiglia nobiliare. Così come del resto del grande agglomerato agricolo, attorno al cui cortile si trovavano anche costruzioni settecentesche, inclusa una chiesetta dedicata a Sant’Anna, ubicato appunto alla fine della via Scorzadenaro, antica strada legata al mercato di bestiame, chiamata così perché – si tramanda – i compratori ingenui venivano fregati (scorzati) con prezzi gonfiati oppure con animali scadenti.“Per sottrarre questo bene al degrado l’unica via è restituirlo ai cittadini. Se no, ci metterà poco a perdersi definitivamente come è successo per tanti altri antichi immobili palermitani dal dopoguerra a oggi”. Lo affermano Concetta Amella e Mirko Dentici, rispettivamente consigliere comunale e consigliere della Quarta Circoscrizione per il Movimento 5 Stelle, che hanno di recente richiamato l’attenzione di prefettura e amministrazione comunale per individuare un percorso di valorizzazione di questo plesso, oggi di proprietà del Comune.Abbiamo fatto un sopralluogo nei due livelli dell’immobile. Appena sufficienti le torce dei telefoni, dato che in alcuni ambienti (soprattutto i saloni del piano terra) si procede nel buio pesto. Per accedere al piano superiore, dove passa qualche spiraglio di luce da finestre danneggiate è stato invece necessario arrampicarsi, in quanto la parte più bassa della scala è stata eliminata su provvedimento della prefettura per scoraggiare squatters e tossici che hanno frequentato la struttura per periodi più o meno lunghi.- Affreschi sulle pareti
- Infissi distrutti
- Sala al primo piano
- Affreschi sulle pareti
- Baglio Scorzadenaro
- Baglio Scorzadenaro
- Interni della villa
- Interni della villa
- Porte finestre del piano superiore
- Scala che conduce al piano superiore
- Vista dai balconi sulla circonvallazione
- Un Tir attraversa il cavalcavia e sembra sfiorare l’antico immobile