Quella bellezza a portata di mano tutta da riscoprire

L'art director e architetto Alessandro Fiore spiega la campagna di comunicazione della 13esima edizione del festival Le Vie dei Tesori, all'insegna della sintesi tra elemento umano e artistico

di Ruggero Altavilla

17 Ottobre 2019

Volti e corpi fusi insieme a sculture, affreschi e architetture. Una corrispondenza di amorosi sensi nel segno della bellezza. Come in un gioco di specchi, l’opera d’arte si dona a chi la osserva, che a sua volta si riempie della sua bellezza. Così, un profilo di donna avvolge una statua neoclassica, oppure due bimbi corrono in un prato di decorazioni liberty, mentre un’altra donna con lo sguardo rivolto al cielo, diventa un tutt’uno con una cupola arabo-normanna. width=Sono le suggestioni della campagna di comunicazione della 13esima edizione de Le Vie dei Tesori, ideata dall’art director e architetto, Alessando Fiore che, con la sua società Expagina, ha lavorato sulla sintesi tra elemento umano e artistico, nel segno della condivisione del patrimonio che è la cifra distintiva del festival. Una campagna che ha suscitato tanta curiosità e di cui si è molto parlato sui social.“Scopri la bellezza che ti appartiene” –  lo slogan di quest’anno – si riferisce a una bellezza universale, per una manifestazione autofinanziata (le risorse arrivano prevalentemente dai visitatori con i loro contributi per le visite e gli sponsor privati), che non si pone steccati di campanile e che dall’anno scorso è uscita fuori dalla Sicilia, coinvolgendo anche Milano e Mantova. La bellezza, poi, è quella che appartiene ai circa 400mila che l’anno scorso hanno visitato i luoghi e ai tanti che lo stanno facendo anche quest’anno, con 115mila visitatori negli ultimi due weekend a Palermo, Catania, Ragusa, Modica e Scicli, che si sommano agli 80mila dei tre fine settimana di settembre in altre dieci città siciliane. width=“Quando ho iniziato a lavorare a questa campagna, ho pensato al tipo di sentimento che un festival come Le Vie dei Tesori suscita nella gente – spiega Alessandro Fiore – , una manifestazione che ha una qualità straordinaria, ovvero ridare entusiasmo soprattutto ai palermitani o comunque a tutti i cittadini dei centri dove il festival si svolge. È come se rinascesse un nuovo orgoglio condiviso, una rinnovata consapevolezza della bellezza della propria città”.La scultura che raffigura il Ratto di Proserpina (ispirata alla nota opera del Bernini), che campeggia sui tanti manifesti in giro per la città, si trova in una sala di Palazzo Petyx a Palermo, edificio che ospitava l’opificio Dagnino, poi acquistato dalla famiglia Petyx, e che adesso è sede della Banca Popolare Sant’Angelo. “Rispetto alla scultura originale, nel quale è enfatizzata magistralmente la sofferenza della fanciulla rapita – spiega l’art director – in questa statua viene esaltata la bellezza ascetica del volto. Per questo è stata scelta questa immagine. Perché intende rappresentare un ideale estetico universale e iconico. I volti delle due donne si fondono idealmente in un abbraccio che avvolge il corpo di una e il collo dell’altra, in una rappresentazione visiva di chi ‘scopre la bellezza che gli appartiene’, come recita lo slogan di quest’anno”. width=Allo stesso modo, in un’altra immagine della campagna (le foto dei monumenti sono tutte di Igor Petyx), la Piccola Cuba appare in trasparenza sotto il volto di una donna, e in un’altra ancora, le sagome scure di due bambini corrono sullo sfondo di una decorazione liberty del palermitano Palazzo Utveggio. Tre rappresentazioni diverse di un unico concetto: la bellezza è a portata di mano, basta solo saperla guardare con occhi nuovi.