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Rifiorisce il Parco del Castello di Donnafugata

Tra i primi interventi con fondi del Pnrr a essere ultimati, i lavori di riqualificazione hanno restituito lo storico giardino ragusano a cittadini e turisti. Realizzata una nuova illuminazione e tornato a risplendere il tempietto, insieme al sistema delle grotte e delle fontane. Si è intervenuto, inoltre, per il ripristino filologico dell’intero apparato vegetativo che godrà di un nuovo sistema di irrigazione

di Ruggero Altavilla

3 Gennaio 2024

È una sinfonia di forme e colori, tra viali alberati, siepi ornamentali e fontane scolpite. Nascosto tra le colline della Sicilia orientale, il Parco del Castello di Donnafugata è un’oasi di tranquillità e bellezza, che custodisce circa 1500 specie vegetali e alcuni alberi monumentali. Un giardino storico oggi restituito alla comunità ragusana e ai tanti turisti, dopo il completamento del restauro concluso nei giorni scorsi.

Una parte del Parco del Castello di Donnafugata

L’intervento ha compreso – fa sapere l’assessore ai lavori Pubblici del Comune di Ragusa, Gianni Giuffrida – la realizzazione di un sistema di illuminazione parziale, che prima era assente. È stato restaurato anche il tempietto, insieme al sistema delle grotte e delle fontane, oltre a quelle già oggetto di intervento in precedenti interventi. Si è intervenuto, inoltre, per il ripristino filologico dell’intero apparato vegetativo – oltre che della storica serra – che gode di un nuovo sistema di irrigazione e tutte le specie vegetali sono state inserite in un database utile per la loro manutenzione.

Statua di leone all’entrata (foto Madmax72, licenza CC BY-SA 4.0)

È stata anche completata la manutenzione della pavimentazione e degli arredi, attivata la copertura wi-fi per l’accesso a internet e installata una segnaletica informatizzata che indicherà diversi i percorsi tematici e potrà essere letta e ascoltata in diverse lingue. “Oltre al mare, alle tradizioni culinarie, al barocco, alle vallate e alle latomie, noi ragusani abbiamo la fortuna di avere ereditato un castello dichiara il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì – . Anzi più che un castello perché Donnafugata è anche il suo parco, che di per sé è un gioiello e un’attrazione straordinaria e che rivive oggi uno splendore che non si vedeva da molti decenni”.

Il Castello di Donnafugata (foto Mboesch, licenza CC BY-SA 3.0)

Dopo l’apertura al pubblico di cortili e torre quadrata; il rifacimento di tetti e infissi; il restauro del parterre geometrico e l’apertura del Museo del Costume, di bookshop e caffetteria, Donnafugata continua ad accrescere il proprio valore. “Nell’ambito del Pnrr – aggiunge l’assessore Giuffrida – solo 23 progetti di questo tipo sono stati finanziati e il nostro ha beneficiato del massimo contributo possibile: 2 milioni di euro. Una dimostrazione dell’efficienza dei nostri uffici e dei nostri tecnici, che ringraziamo, la quale trova ulteriore conferma nel fatto che quelli al Parco sono tra i primi interventi del Pnrr in assoluto ad essere completati”.

Vista del parco (foto Okkiproject, licenza CC BY-SA 3.0)

Esteso su una superficie di circa 8 ettari, il Parco del Castello di Donnafugata si mostra in tre differenti tipologie: il giardino all’inglese (informale), il giardino alla francese (formale) e un’area “rustica”, ovvero un ampio orto-frutteto destinato un tempo alla coltivazione di piante aromatiche e all’apicoltura. Il parco ha una storia altrettanto ricca quanto quella del castello stesso. Fondato nel 19esimo secolo, il giardino fu progettato dagli stessi proprietari del castello, la famiglia Arezzo de Spuches. La loro visione era quella di creare un luogo che unisse la bellezza paesaggistica con l’eleganza architettonica, e il risultato è un’opera d’arte verde che incanta i visitatori ancora oggi. Tra le rose profumate del roseto e i suggestivi labirinti di siepi, ci si perde tra una varietà di piante esotiche e locali che contribuiscono a creare uno scenario fiabesco.

Particolare del labirinto in pietra (foto Mboesch, licenza CC BY-SA 3.0)

Ma oltre ai tesori botanici, il parco è arricchito anche da alcune “distrazioni” volute dal barone Corrado Arezzo, eclettico discendente della famiglia, per allietare i suoi ospiti. Come il tempietto circolare, la coffee house, alcune “grotte” artificiali dotate di finte stalattiti o il particolare labirinto in pietra costruito nella tipica muratura a secco del ragusano. Sorvegliato da un soldato di pietra, il labirinto riproduceva la forma trapezoidale di quello inglese di Hampton Court, vicino a Londra, che probabilmente il barone aveva visto durante uno dei suoi vari viaggi.

Il parco, inoltre, era disseminato di “scherzi” ideati dal barone: come l’irrigatore posizionato su un sedile che entrava in funzione quando un ospite ci si sedeva sopra, o il monaco di pezza che saltava fuori da una cappella spaventando i visitatori.