◉ TRAPANI
Mozia scopre la sua “giovinetta”, una statua greca riaffiora tra le ceramiche puniche
A 46 anni dal ritrovamento del celebre Giovinetto, rinvenuta sull’isola una scultura in marmo che ritrae una figura femminile in movimento, vestita con chitone e himation. Il frammento, risalente al V secolo avanti Cristo, è stato scoperto dalla missione archeologica dell’Università di Palermo e testimonia le fitte connessioni culturali tra il mondo greco e quello fenicio in Sicilia
di Redazione
18 Luglio 2025
Era nascosta in una delle più grandi officine ceramiche puniche del Mediterraneo centrale. Una figura femminile in posa dinamica, scolpita nell’atto di incedere, abbigliata con chitone e himation, tunica e mantello popolari al tempo dei Greci. È la statua in marmo emersa grazie agli scavi della missione archeologica dell’Università degli studi di Palermo impegnata sull’isola di Mozia, in provincia di Trapani, grazie a una convenzione stipulata con la Soprintendenza dei Beni culturali di Trapani.
“A quarantasei anni di distanza dal rinvenimento del celebre Giovinetto, la missione archeologica dell’Università di Palermo a Mozia celebra la fine della campagna con la scoperta di una nuova meraviglia: il penultimo giorno di scavo la terra, indagata dalle sapienti mani delle archeologhe, ha restituito un’altra statua marmorea di straordinaria fattura”, si legge in un post della missione universitaria a Mozia.
Si tratta di una statua greca alta 72 centimetri, incluso il piccolo piedistallo su cui poggia i piedi, a cui però manca la parte superiore del torso e della testa. La frattura non è accidentale, – fanno sapere dalla Regione – ma determinata tecnicamente dal taglio della pietra, poiché era assemblata da almeno due blocchi, come confermato dalla presenza di due fori con i resti di tenoni metallici sulla superficie del taglio.
L’opera è stata rinvenuta all’interno del “Ceramico” di Mozia (Area K): giaceva in posizione orizzontale sul margine di una vasca contenente l’argilla usata per la produzione di vasi e terrecotte figurate nel V secolo avanti Cristo, il periodo di massimo splendore e vigore produttivo della città. La dismissione della scultura e la sua deposizione sono attribuibili all’ultima fase d’uso dell’officina, probabilmente in concomitanza con l’inizio dell’assedio dionigiano del 397 avanti Cristo.
È inoltre possibile ipotizzare una sua collocazione originaria all’interno della stessa officina, in connessione con le nuove strutture murarie riportate alla luce nel corso della campagna. La statua conferma la presenza nella città fenicia di capolavori dell’arte greca e aiuta a ricostruire un quadro di strette connessioni culturali nella Sicilia grecopunica.
“Questo ritrovamento – dice l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato – conferma l’importanza del lavoro di ricerca e tutela che portiamo avanti ogni giorno. Una scoperta importante che testimonia, ancora una volta, quanto la Sicilia sia stata nei secoli un crocevia di civiltà, ma soprattutto quanto l’isola continui a restituirci testimonianze preziose che meritano di essere conosciute e condivise”.
“La ‘giovinetta’ ci parla ancora una volta di una Mozia multietnica e plurale – scrivono dalla missione archeologica – una città in cui altri Greci convivevano con i Fenici, condividendo non solo gli spazi materiali ma anche le tendenze del gusto e le espressioni culturali”.