Sotto la pala d’altare nascosto un dipinto fiammingo, restauro con sorpresa a Monreale

11 Novembre 2022

Nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù scoperta una preziosa pittura del Cinquecento celata sotto un’opera devozionale realizzata alla fine del Settecento. Ad accorgersene sono stati i tecnici della Soprintendenza di Palermo durante un intervento di recupero del bene

di Giulio GiallombardoDa oltre due secoli troneggiava sull’altare della chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Monreale. Un grande dipinto devozionale di fine Settecento con l’immagine di Cristo circondato dai raggi, venerato da Maria e San Giuseppe ai suoi piedi. Al centro il Sacro cuore a cui la chiesa gesuitica è intitolata. Ma adesso al suo posto c’è un dipinto fiammingo, ben più antico e prezioso, che raffigura la Visitazione di Maria e Elisabetta.

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Il dipinto scoperto sotto la pala d’altare

Sotto la pala d’altare era nascosta un’altra opera scoperta per caso durante il restauro commissionato dall’assessorato regionale ai Beni culturali. Ad accorgersene sono stati i tecnici della Soprintendenza di Palermo che avevano sollecitato interventi di “somma urgenza” per il recupero della pala, in più punti lesionata. I lavori, conclusi lo scorso ottobre, sono stati realizzati dall’impresa Loris Panzavecchia di Palermo sotto la direzione di Sandra Proto e Mauro Sebastianelli e la responsabilità del procedimento di Maria Serena Tusa della Soprintendenza, guidata da Selima Giorgia Giuliano.
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Il dipinto ottocentesco con i saggi di studio

Già da un primo esame sulla grande pala i restauratori si erano accorti che qualcosa non quadrava. Da un lato, l’immagine raffigurante il Sacro Cuore di Gesù mostrava elementi stilistici e tecnici riconducibili alla fine del Settecento; dall’altro le caratteristiche costruttive della tavola dipinta risultavano riferibili al Cinquecento, come dimostrato dalla tipologia di assemblaggio delle tavole e dalla presenza delle cosiddette “farfalle” tipiche del periodo.In un primo momento gli esperti pensavano potesse trattarsi di una grossolana ridipintura ottocentesca dello stesso soggetto. “Tuttavia, già in fase di elaborazione progettuale, l’evidente discrepanza tra la tavola lignea cinquecentesca e l’immagine raffigurata – fanno sapere dalla Soprintendenza – ha indotto a prevedere delle somme da destinare a specifici esami diagnostici, con riferimento particolare alle tecniche di imaging multispettrale e fluorescenza a raggi X e alle analisi chimiche”.
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Particolare del dipinto fiammingo durante il restauro

Così, già dalle prime indagini a infrarosso è stato notato un dipinto interamente nascosto sotto la pittura ottocentesca e completamente diverso sia nell’impostazione generale della scena sia nella resa dei personaggi, tra l’altro più numerosi rispetto all’immagine del Sacro Cuore di Gesù. “Si è deciso, quindi, di eseguire molteplici micro saggi di assottigliamento della pellicola pittorica – spiegano dalla Soprintendenza – sia per verificare la qualità tecnica dell’opera nascosta che le condizioni conservative e la reale estensione sulla tavola della pittura sottostante”.Ecco quindi spuntare sotto il Sacro Cuore l’immagine della Visitazione di Maria ad Elisabetta, riconducibile al Cinquecento e coerente con le tecniche di realizzazione della tavola. “Pertanto – sottolineano dalla Soprintendenza – si è optato per la scelta di rimuovere l’immagine ottocentesca dal carattere devozionale in favore di quella originale ancora integra e anche più significativa dal punto di vista qualitativo e conservativo”.
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Particolare del dipinto scoperto durante il restauro

Ma durante il restauro si è scoperto di più anche sul dipinto ottocentesco che lo copriva. Grazie all’aiuto di don Giuseppe Ruggirello, direttore della Biblioteca “Ludovico II De Torres” del Seminario Arcivescovile di Monreale, è anche stato confermato che il Sacro Cuore di Cristo fu realizzato da Pietro Licciardi, commissionato negli ultimi anni del Settecento.Così adesso, sopra l’altare della chiesa, campeggia il dipinto originale, probabilmente realizzato nella seconda metà del Cinquecento, i cui caratteri stilistici permettono di ipotizzare l’ambito della pittura fiamminga della seconda metà del Cinquecento e in particolare della scuola pittorica di Simone De Wobreck, pittore olandese attivo in Sicilia in quegli anni. Anche se – concludono dalla Soprintendenza – “stiamo proseguendo le ricerche per ricavare ulteriori dettagli e giungere ad una più definita ipotesi di attribuzione”.