Uno stormo di uccelli colorati in volo su Palermo. Sono migratori di diverse specie che volteggiano sotto lo stesso cielo azzurro. Sembrano voler dire che l’integrazione è una festa che va vissuta con leggerezza, guardando al futuro senza paura. È l’idea dello street artist palermitano Marco Mirabile, in arte Tutto e niente, pensata per la riqualificazione della piccola chiesa di Santa Sofia dei Tavernieri, cinquecentesco gioiello abbandonato, nascosto in un cortile tra corso Vittorio Emauele e la Vucciria. L’edificio all’interno è pressoché un rudere, messo in sicurezza dalla Soprintendenza dei Beni culturali e coperto con un tavolato in legno di 130 metri quadri.

La facciata di Santa Sofia dei Tavernieri
Adesso su quelle tavole anonime è spuntato il colore. Il progetto, che ha visto collaborare insieme l’
Accademia di Belle Arti di Palermo e la Soprintendenza, è stato ideato e realizzato in tre settimane da Mirabile, che ha guidato un gruppo di studenti dei corsi di decorazione e pittura, sotto la supervisione del direttore dell’Accademia,
Mario Zito, e della docente di storia dell’arte,
Giulia Ingarao, entrambi parte attiva del progetto. Così, la chiesetta, fondata dalla congregazione dei Tavernieri lombardi intorno al 1590, e attualmente di proprietà del Fondo edifici di culto del Ministero dell’Interno, è stata adesso almeno parzialmente salvata dal degrado a cui sembrava condannata, anche in vista della riqualificazione del vicolo Vannucci adiacente alla chiesa.L’intervento decorativo, finanziato dalla banca Mediolanum, attraverso Centodieci, per Palermo Capitale italiana della cultura 2018, si è limitato alla sola copertura in legno e alla porta di ferro, non toccando la parte storica dell’edificio. Nel portale in ferro, è stata dipinta
Santa Sofia protettrice dei Tavernieri, ritratta insieme alle tre figlie Pistis, Elpis e Agape (Fede, Speranza e Carità). Il ritratto “pop” della santa, uno degli archetipi di donna-madonna tipici dell’artista, è attraversato da raggi di luce che nei colori richiamano quelli degli uccelli dipinti sopra il portale e sulla fiancata della chiesa. Sulla facciata, poi, sono stati ridipinti a tinte piatte, elementi architettonici della chiesa non più esistenti, come volute, colonne, capitelli, sulla base della documentazione fotografica.

L’opera sulla fiancata della chiesa
Ma l’effetto è quello più di
un tempio greco che di un edificio cinquecentesco, quasi a voler rimarcare il significato primitivo di Sofia, come conoscenza. Non a caso, le tre bambine ritratte sotto la santa, nella rilettura dell’artista, diventano
scoperta, consapevolezza e curiosità: quella più piccola scopre, la più grande indica e fa da guida, mentre la terza, si sporge curiosa per vedere meglio.
“L’idea degli uccelli è strettamente legata al tema della conoscenza – spiega Mirabile a
Le Vie dei Tesori News – , questi rimandano all’aria che a sua volta dà il senso dell’infinito, dunque la conoscenza non ha confini e non si può limitare. Tutto questo passa necessariamente attraverso il concetto d’integrazione, perché non esiste conoscenza senza apertura alle diverse culture”.Il lavoro di Mirabile, artista che ha già ravvivato con le sue opere il quartiere di Danisinni, parte dalla street art, diventando in questo caso pittura urbana di respiro istituzionale. “Abbiamo puntato su un progetto artistico di
pubblic art più che di street art – ha sottolineato
il direttore dell’Accademia di Belle arti, Mario Zito – si tratta di un lavoro che come tutte le opere d’arte può piacere o meno, ma che ha avuto una commissione ben precisa, dunque lontano dai canoni della clandestinità tipici della street art. La nostra grande sfida è stata anche la collaborazione con la Soprintendenza, dando vita ad un’installazione non invasiva, che potrà essere rimossa quando, come ci auguriamo, si avvieranno i lavori di ristrutturazione architettonica della chiesa”.