◉ PALERMO
Un magico castello strappato all’oblio: torna a splendere la villa del principe Raniero
Comprata all’asta nel 2018 per 590mila euro da un imprenditore palermitano, dopo sei anni di restauro, Villa Alliata di Pietratagliata è pronta a ospitare eventi, mostre e un boutique hotel con nove suite e un centro benessere. Una volta al mese sarà aperta al pubblico per le visite
di Guido Fiorito
23 Febbraio 2024
Villa Alliata di Pietratagliata risplende dopo decenni di rovina. Un restauro durato quasi sei anni (uno e mezzo per il progetto, quattro anni per i lavori) ha recuperato la dimora e castello dove il principe Raniero Alliata di Pietratagliata si era chiuso, in un alone di mistero, dovuto ai suoi studi esoterici e sullo spiritismo. In effetti era un uomo di molteplici interessi, tra cui l’entomologia, con una collezione di 90mila insetti oggi a Palazzo d’Aumale a Terrasini. Alla morte a 82 anni del Principe Mago, così l’ha chiamato Bent Parodi in un suo noto libro, la villa pian piano lasciata a se stessa, ha conosciuto il disastro dei vandali e dei furti d’arte, dei crolli distruttivi e delle infiltrazioni d’acqua.
“Quando siamo entrati – dice l’architetto Filippo Dattolo, progettista del restauro con l’ingegnere Antonio Piccione – molti pavimenti erano sfondati, tetti crollati, la cappella diroccata, la vasca coperta di terra, l’erba del giardino altissima. Abbiamo cercato tra macerie e il resto tutto ciò che era possibile salvare. Per esempio, abbiamo ritrovato le fasce dipinte dei reggitrave con gli stemmi di famiglia del principe. Erano in una cesta pronta per essere portata via”.
La villa è stata comprata all’asta nel 2018 per 590mila euro dall’imprenditore Giovanni Sammaritano e la Regione Siciliana, rappresentata allora dall’assessore ai Beni culturali Sebastiano Tusa, decise di non esercitare il diritto di prelazione avviato dal predecessore Vittorio Sgarbi. Sammaritano ha mantenuto le promesse fatte a Soprintendenza e Regione compiendo la ristrutturazione e destinando un giorno al mese all’apertura al pubblico in modo che tanta bellezza possa essere condivisa.
Adesso l’edificio è pronto per ospitare eventi e mostre prestigiosi; nove suite e il centro benessere formano una residenza alberghiera di lusso. Tutto il restauro, delicato in ogni aspetto, realizzato da Progeco di Marineo e Kermes di Ragusa, ha ricevuto la supervisione della Soprintendenza ai Beni culturali di Palermo attraverso l’architetto Angiolina Ganazzoli. “Mi hanno dato del pazzo – dice Sammaritano – ma mi sono appassionato con l’obiettivo di restituire la villa alla città e al mio quartiere, perché sono nato a trecento metri da qui”.
Per volontà del principe Luigi Alliata, la villa settecentesca era stata totalmente ristrutturata in stile neo-gotico dall’architetto Francesco Paolo Palazzotto nel 1885. “Dell’impianto originale rimane solo la pianta del pianterreno”, dice l’architetto Dattolo. Il pronipote Pierfrancesco Palazzotto si è appassionato alla storia dell’arte guardando ragazzo i disegni del bisnonno. Oggi insegna questa materia all’Università di Palermo: “Un monumento che racconta la storia della Belle Époque palermitana – dice -, pensiamo al crocevia di personaggi che intervenivano ai ricevimenti come i Whitaker, i Florio…”. La festa d’inaugurazione durò due giorni e restò nella memoria di tutti.
Varcando l’ingresso di via Serradifalco, numero 113, ma quello principale era storicamente all’opposto da via Sirtori, la vista è dominata dalla facciata, con le torri, portali e finestre incorniciate da merletti, mentre a destra un gigantesco ficus macrophylla nasconde uno dei tanti palazzi di cemento, privi di bellezza, che circondano da due lati la villa, sorti nel Dopoguerra sui terreni che componevano il vasto parco.
Particolare cura è stata messa nel recupero dei soffitti a cassettone e nei pavimenti, in parte dispersi. Le formelle di legno dei soffitti delle camere, dipinte a tempera su legno, erano illeggibili e sono state recuperate quando era possibile. “Il soffitto di una stanza – dice Antonio Piccione – era dipinto con scene della Divina commedia ed è andato perduto, altre portano draghi, stemmi e le iniziali del nome del proprietario e siamo riusciti a recuperarle”.
Gli arredamenti sono stati messi all’asta trent’anni fa e dispersi. È stata recuperata la vasca da bagno del principe. “Per fortuna è di marmo pesante, circa 700 chili, per questo motivo i ladri non hanno potuto portarla via”, dice l’ingegnere Piccione. Era stata sfregiata da una scritta quasi completamente rimossa. Il sessanta per cento dei merli erano rovinati. “È stato un restauro impegnativo – dice l’architetto Dattolo – e abbiamo cercato di recuperare tutto ciò che era possibile. Altri pezzi sono stati ripristinati come alcuni pannelli di legno delle pareti per i quali è stata costruita un’apposita fresa per riprodurre la decorazione originale del legno. Abbiamo recuperato perfino il ferro degli infissi. La polvere dell’intonaco è stata riprodotta sulle analisi di quella originale fatta all’Università de L’Aquila. Molte cose, come il camino, sono state ricostruite in base alle fotografie”. Chissà cos’è avrebbe detto il Principe Mago di queste magie del restauro.