A Enna il museo che non c’è: un tesoro chiuso da 15 anni

In attesa di una più volte annunciata riapertura, il Museo Alessi custodisce pezzi pregiati provenienti da diverse collezioni, tra dipinti e arredi sacri

di Antonio Messina

17 Giugno 2021

Le migliori guide turistiche della Sicilia segnalano un’importante tappa nell’itinerario proposto per la città di Enna: il Museo Alessi. Sintetiche e dettagliate descrizioni inducono il visitatore a recarsi vicino al Duomo della città, alla ricerca della sede museale, ma in realtà sono passati quindici anni da quando il museo nel 2006 ha chiuso le porte al pubblico, per difficoltà di natura economica. Da quel momento in poi nulla, o veramente poco, si è saputo sul vasto patrimonio contenuto nelle sale espositive, organizzate su più piani e in diverse sezioni.

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Forziere del Duomo

Il Museo Alessi, infatti, era ospitato in un fabbricato degli anni ’40 del secolo scorso, edificato dall’amministrazione comunale di Enna dietro l’abside della Chiesa Madre e poi ceduto alla Fabbriceria del Duomo: fu inaugurato solo nel 1987 e gestito dalla Cooperativa Demetra, dopo una serie di trattative tra l’ente ecclesiastico e le istituzioni locali, queste ultime da sempre interessate a “facilitare il funzionamento del Tesoro e del Museo”.
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Busto reliquiario

Dopo la chiusura, nel 2011la Soprintendenza di Enna fu costretta ad intervenire per segnalare infiltrazioni d’acqua nella struttura museale, tali da poter compromettere l’integrità dei beni mobili. Qualche anno dopo, alcune associazioni e comitati locali segnalarono la necessità di porre in sicurezza le collezioni del museo e di renderle nuovamente fruibili alla città e ai turisti, ma senza ottenere alcun risultato. Ancora una volta nel 2014, la Soprintendenza di Enna confermava l’esigenza di interventi nella struttura ospitante il Museo Alessi, riguardanti soprattutto il tetto e la struttura generale.
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Bracci reliquiari

Solo dodici anni dopo, nel 2018, nella cancellata d’ingresso del Museo fu affisso un grande cartello, dove campeggiava la notizia di “lavori di manutenzione straordinaria e di adeguamento alle barriere architettoniche dell’edificio”. I lavori dovevano essere avviati il 29 giugno 2018 e ultimati il 26 dicembre dello stesso anno, con appalto affidato dalla Cei, tramite la Diocesi di Piazza Armerina e con un finanziamento proveniente dall’8xmille. Ma gli interventi furono avviati soltanto nel 2020, dopo che sul finire del 2019 monsignor Rosario Gisana, vescovo della Diocesi, annunciò in un’omelia l’imminente inizio dei lavori. Nonostante tutto, nel mese di gennaio dell’anno corrente, a conclusione dei lavori è stata rimossa l’insegna storica del Museo Alessi, lasciando sgomenti cittadini e istituzioni.
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Sposalizio Mistico di Santa Caterina

Ad oggi, infatti, nessuna notizia trapela circa la riapertura di uno dei musei più importanti della Sicilia centrale. Al contrario, cresce il timore che il “magnifico museo” non possa più essere fruibile, nella sua integrità, ai cittadini e ai turisti che quotidianamente attraversano le strade del capoluogo più alto d’Italia, alla ricerca di un patrimonio nascosto e sottratto alla pubblica fruizione: sul sito relativo alla destinazione dell’8xmille, infatti, si evince che la chiesa parrocchiale del Duomo di Enna, nel 2018 ha ricevuto la somma di 114.557 euro per “consolidamento e restauro intero edificio in stato di degrado statico e manutentivo, risanamento elementi in calcestruzzo armato, revisione o sostituzione infissi esterni, adeguamento impianto elettrico, consolidamento e restauro locali per la pastorale”. La descrizione degli interventi potrebbe lasciare presagire la conversione in uso degli storici locali del Museo Alessi che, se confermato, non potrebbero più aprire le porte alle preziose collezioni e al Tesoro della Chiesa Madre.LA COLLEZIONENei suoi diciannove anni di apertura, il museo ha sempre rappresentato un notevole centro culturale per Enna e per il turismo dell’entroterra siciliano, capace di raccontare la storia del collezionismo antiquario dell’Isola, ma anche l’opulenza che nei secoli scorsi raggiunse la Chiesa Madre della città. La prima esposizione al pubblico, tuttavia, risaliva al 1862, quando la collezione del priore Vincenzo Petroso, donata alla Chiesa Madre nel 1815, e la collezione del Canonico Giuseppe Alessi, acquistata dalla Fabbriceria del Duomo nel 1860, furono collocate in una camera della Casa Canonica. A queste collezioni si aggiunsero le donazioni di alcune famiglie ennesi, i beni provenienti da edifici ecclesiastici della città e il Tesoro della Chiesa Madre, che portarono all’istituzione museale intitolata al canonico Giuseppe Alessi, autorevole cittadino ennese dai poliedrici interessi, nonché collezionista di antichità ed esponente intellettuale.
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Tavoletta bizantina raffigurante Maria Santissima con Gesù Bambino

La sezione storico-artistica vanta pregevoli tavolette bizantine, nonché la Pietà con i simboli della passione di ignoto autore spagnolo del 15esimo secolo e due tavole raffiguranti San Giovanni Evangelista e San Giovanni Battista attribuite ad Antonello Crescenzo. Si annoverano numerosi oli su tela di autori ignoti e di mirabili artisti attivi in Sicilia dal 16esimo al 19esimo secolo, ma anche opere di autori ennesi dell’Ottocento, come Saverio Marchese e Paolo Vetri, e una raccolta di stampe di rame ad opera degli incisori Pietro Aquila, Egidio Sadeler, Stefano Della Bella e Jaques Callot.
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Tavoletta dipinta

Il tesoro della Chiesa Madre merita particolare attenzione, comprendendo pezzi di valore inestimabile e di alta qualità artistica. Gli arredi sacri e le suppellettili liturgiche ne costituiscono una cospicua parte, per la presenza di calici in rame battuto del 13esimo secolo e in argento del 1400, oltre a busti e bracci reliquiari. opera di argentieri palermitani, tra i quali Scipione Di Blasi. Infine, la sezione archeologica raccoglie, tra l’altro, la collezione numismatica tra le più importanti di Sicilia, con circa 4.000 esemplari di monete greco-sicule, romane e bizantine.(Per le foto di repertorio si ringraziano il fotografo Guido Caceci e Federico Emma)