Riapre il parco archeologico di Solunto dopo quattro mesi

L'antica città ellenistica è di nuovo fruibile, dopo la chiusura disposta lo scorso novembre per rischio di frana sulla strada d'accesso alle rovine

di Marco Russo

5 Aprile 2019

Torna fruibile l’area archeologica di Solunto. Dopo quattro mesi di chiusura, le rovine dell’antica città ellenistica su Monte Catalfano, nel territorio di Santa Flavia, a due passi da Palermo, saranno nuovamente visitabili a partire da domani. Il sito era stato chiuso lo scorso novembre per rischio di frana sulla strada d’accesso, la provinciale 56, adesso i lavori di consolidamento sono terminati e l’area può finalmente riaprire al pubblico. Dunque, cancelli aperti a Solunto, dal lunedì al sabato, dalle 9,30 alle 19, la domenica e i festivi fino alle 14, con ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.

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Panorama di Solunto

Era da tempo che si aspettava la riapertura del sito, entrato recentemente nel sistema dei parchi archeologici voluto dal compianto assessore regionale ai Beni culturali, Sebastiano Tusa. Quello di Solunto è stato però accorpato, nell’unico parco della provincia di Palermo che comprende anche i siti di Himera e Monte Jato. Una “fusione” che ha interessato anche altri parchi archeologici sparsi per la Sicilia, che rispetto ai 20 previsti sono adesso complessivamente 14, compresi quelli già istituti. Un accorpamento formalizzato dal governatore Nello Musumeci, che ha assunto l’interim ai Beni culturali, dopo la morte di Tusa, sulla scia di una correzione che lo stesso assessore aveva paventato, per ragioni economiche.
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Altare sacro con vasca

Così da domani, cittadini e turisti potranno nuovamente ammirare i tesori della più antica tra le aree di proprietà demaniale direttamente gestite dalla Soprintendenza di Palermo. Solunto, il cui antico nome deriverebbe da quello del brigante Solus, ucciso da Eracle, fu una delle tre colonie fenicie fondate nella Sicilia occidentale, insieme a Mozia e Palermo. Sono pochissime le notizie dell’origine del sito. Secondo Tucidide, il luogo sarebbe stato occupato dai fenici, al momento della prima colonizzazione greca. Dell’originario abitato punico sul promontorio di Solanto, rimangono oggi poche tracce a causa della recente crescita edilizia. Dopo essere stata saccheggiata e distrutta, insieme ad altre città fedeli ai cartaginesi, la nuova Solunto ellenistica viene ricostruita, dopo il 368 avanti Cristo, sul Monte Catalfano, dove rimase la sua sede definitiva. Nel 254, durante la prima guerra punica, la città, come tante altre, passò ai Romani. La notizia più tarda si ricava dall’unica iscrizione latina scoperta a Solunto, una dedica della res publica Soluntinorum a Fulvia Plautilla, moglie di Caracalla. A giudicare dai materiali archeologici sembra che il sito, semideserto e in decadenza già dal I secolo, sia stato definitivamente abbandonato poco più tardi.
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Mosaico nella Casa di Leda

Oggi le rovine dell’antica città sono ben conservate. Attraversando un percorso su un impianto regolare, le vie si diramano ai lati di una larga strada principale lastricata che attraversa tutta l’area, giungendo all’agorà e alla zona pubblica. L’architettura domestica si presenta di notevole interesse con case organizzate su più piani e ambienti distribuiti intorno a peristili. Tra le abitazioni, spicca la Casa di Leda, per la sua ampiezza e per i pavimenti in opus signinum e mosaico. L’agorà, invece, è delimitata da una cisterna pubblica di fronte alla quale è posizionato un complesso termale con pavimenti a mosaico. Dalla piazza poi è possibile accedere direttamente alle rovine del teatro, un tempo decorato con cariatidi e che poteva contare su una capienza di 1200 spettatori.Infine nell’Antiquarium è possibile visionare la maggior parte dei reperti, nel padiglione A vengono presentati i temi connessi all’urbanistica e all’architettura pubblica e domestica, mentre nel padiglione B è presente tutta la documentazione prodotta dai nuovi scavi e quella relativa alla cultura materiale della città, dal periodo punico sino all’epoca romano-imperiale.