◉ PALERMO
Nuova luce per l’allestimento di Carlo Scarpa a Palazzo Abatellis
È stato recentemente completato il ripristino del colore originario dei pannelli che fanno da sfondo alle sculture della sala del Laurana. I supporti e le basi in legno e in pietra sono stati catalogati ed è in programma il restauro in vista dei settant’anni dall’apertura della galleria. Ad operare sono state le stesse maestranze che erano già intervenute negli anni Ottanta
di Carola Arrivas Bajardi
15 Dicembre 2023
Il Palazzo Abatellis di Palermo, con il suo allestimento museale progettato negli anni Cinquanta dall’architetto Carlo Scarpa, è diventato ormai anche museo di sé stesso. Proprio per questo motivo ogni singolo intervento è pensato e progettato con cura.
L’anno prossimo saranno celebrati i settant’anni dall’apertura della galleria allestita nel ‘54. Dal punto di vista museografico, il progetto di Scarpa fu allora del tutto rivoluzionario. In particolare, ha fatto scuola la sistemazione delle opere scultoree su supporti metallici o lignei pensati appositamente per ogni singola opera e la collocazione su fondi colorati, come nel caso dell’Eleonora d’Aragona del Laurana.
Anche in vista della ricorrenza dell’anno prossimo, è stato recentemente completato il ripristino del colore originario dei pannelli che fanno da sfondo alle sculture della sala del Laurana (la sala IV) ed è attualmente in preparazione un video del regista Salvo Cuccia che ha documentato l’intervento. Inoltre, i supporti e le basi in legno e in pietra sono stati catalogati e per essi è in programma un intervento di restauro.
Alla sala IV si arriva entrando dal portone centrale che si apre sul cortile di Palazzo Abatellis. Guardando a sinistra si nota subito l’enfilade di sculture incorniciate dalle porte, procedendo in quella direzione le aperture laterali scandiscono il percorso con la luce e si scorge lo splendido busto di Eleonora d’Aragona che risalta sul suo fondo verde. Le altre due sculture, appartenenti “all’ambito del Laurana”, rispettivamente la testa di gentildonna e il busto di giovinetto, sono su fondo cobalto e su fondo verde.
I lavori di ripristino sono stati avviati dopo che l’ultimo strato, risalente ai primi anni del Duemila, si stava distaccando: non aveva aderito bene al supporto perché era stato realizzato con una tecnica totalmente diversa da quella originaria.
Stavolta, invece, attraverso la riapplicazione della stessa tecnica veneziana voluta da Scarpa, sono state ripristinate le cromie originali. La finitura applicata è costituita da tre strati con una mano finale opaca e leggermente spugnata, che dona un delicato effetto nuvolato ai pannelli. La mescola è composta da “colla di coniglio, olio, gesso di Bologna e coloranti” come precisano le restauratrici, secondo cui questa tecnica, che si tramanda da secoli, può essere rintracciata sin dal Cinquecento in mescole simili sia nello stucco veneziano che nella preparazione pittorica delle tele.
Le cromie e i pigmenti, individuati attraverso dei saggi stratigrafici, fanno dunque parte della materia stessa del supporto. Il risultato è un colore non piatto, ma con una vibrazione diversa, più intensa, che dà quasi l’impressione di un velluto. È noto che Carlo Scarpa lavorasse con artigiani e maestranze venete. Possiamo ricordare Venini per le bocce delle illuminazioni, la falegnameria di Saverio Anfodillo e la ditta De Luigi.
A differenza dell’ultimo intervento, stavolta è stata incaricata la ditta veneziana De Luigi, che aveva eseguito il lavoro sui pannelli già alla fine degli anni Ottanta. È in questo modo che si è riusciti a recuperare l’antica tecnica tradizionale ottenendo lo stesso effetto cromatico e materico. All’Abatellis sono addirittura tornate gli stessi professionisti che negli anni Ottanta avevano realizzato il secondo intervento di ripristino, allora erano ragazzi, oggi sono vicini alla pensione e questo è stato probabilmente il loro ultimo incarico.
Ed ecco finalmente rinati i colori originari dei pannelli di panforte della sala IV: il verde e il cobalto, come annotato dallo stesso Scarpa in uno schizzo della pianta del piano terra in “L’architettura cronache e storia”. Probabilmente il maestro scelse il blu cobalto per “ritagliare l’azzurro del cielo” (dal titolo di una delle sue lezioni), anche perché proprio dalla sala del Laurana vi è “l’uscita sull’azzurro del cielo siciliano”, come ci fa notare il professore Santo Giunta che insieme a Paola Barbera, Evelina De Castro, Maria Concetta Di Natale, Emanuela Garofalo, Matteo Iannello, Paolo Inglese, Marco Rosario Nobile ha fatto parte della commissione scientifica per la nuova esposizione permanente, recentemente inaugurata, realizzato dal Simua su progetto dell’architetto Maria Carla Lenzo e dedicato ad un altro importante restauro realizzato con il prezioso contributo del maestro Carlo Scarpa: la nascita del “nuovo” Steri.
Questa storia dimostra che le maestranze sono fondamentali ed è molto importante mantenere viva la tradizione artigianale se si vogliono davvero preservare i nostri tesori architettonici e artistici. Per chi volesse visitare la sala del Laurana a palazzo Abatellis, la luce migliore per apprezzarne i colori è quella naturale che al mattino entra dalle finestre laterali.