◉ PALERMO

Affiora una finestra trecentesca dal restauro di Palazzo Sammartino

Scoperta una bifora quasi del tutto integra, con la colonna tortile in marmo di Carrara, durante i lavori in corso all’edificio settecentesco della Kalsa. L’intenzione dei progettisti è adesso di valorizzarla, restituendola nel suo aspetto originario. Al termine dei lavori, quello che attualmente è un rudere, si trasformerà in un complesso di tremila metri quadrati con 17 unità immobiliari, che diventerà anche un luogo aperto alla città

di Giulio Giallombardo

7 Novembre 2024

Un gigante che ha attraversato i secoli mostra i segni del suo passato. Riaffiora una bifora trecentesca quasi del tutto integra, con tanto di colonnina tortile intatta, dal cantiere di restauro del settecentesco Palazzo Sammartino di via Lungarini, uno dei più imponenti edifici della Kalsa, nel centro storico di Palermo. Non era per nulla scontato che si trovassero ancora porzioni di architettura così antica, soprattutto dopo la ricostruzione settecentesca che aveva quasi del tutto cancellato tracce del passato, accorpando tutto in un unico edificio.

Particolare della colonnina tortile (foto Giulio Giallombardo)

“È una scoperta importante perché nel Settecento molte di questi bifore, ma anche trifore e monofore, furono murate e chiuse per aprire finestre di tipo più classico e per avere una parete d’appoggio in più – spiega Giuseppe Gelardi, architetto progettista dello studio Ovrll, che sta curando il restauro del palazzo – . La scelta progettuale, che stiamo ancora studiano insieme alla Soprintendenza, sarà quella di restituire questa bifora nella sua originaria morfologia. Stiamo pensando a un restauro conservativo, valutando se ricostruire la parte della bifora mancante”.

Visite al cantiere di Palazzo Sammartino (foto Igor Petyx)

La finestra, con la colonnina di scuola toscana, in marmo di Carrara, si apre sullo stretto vicolo Di Blasi, attualmente chiuso, ma che – secondo quanto previsto dal progetto – dopo il restauro sarà finalmente aperto, diventando un percorso pedonale, che collegherà via Lungarini a via Alloro. “Rispetto a quello che avevamo immaginato inizialmente, – spiega l’architetto Maria Gabriella Tumminelli di Ovrll – ovvero che quel corpo di fabbrica fosse di epoca normanna, databile intorno al Duecento, ci siamo accorti che in realtà è più tarda, trecentesca, forse anche chiaromontana, coeva allo Steri. È possibile che facesse parte di tutto quel sistema di palazzi edificati attorno all’edificio principale dei Chiaromonte”.

Palazzo Sammartino, stucchi dipinti (foto Giulio Giallombardo)

La bifora trecentesca, dunque, è una delle sorprese del cantiere di restauro, aperto per la prima volta alle visite durante la diciottesima edizione del festival Le Vie dei Tesori, appena terminata. Un intervento di riqualificazione che va avanti a passo spedito, arrivato dopo anni di abbandono del palazzo, che il Comune ha venduto a una cordata di 18 persone, dopo diverse aste andate a vuoto. I lavori, iniziati lo scorso gennaio e che dovrebbero terminare all’inizio del 2027, in questa fase si stanno concentrando sugli interventi strutturali di fondazione e consolidamento delle parti murarie.

Ingresso al cantiere di Palazzo Sammartino (foto Igor Petyx)

Il progetto di restauro – curato dallo Studio associato Ovrll e realizzato dagli architetti Giuseppe Gelardi, Maria Costanza Gelardi, Maria Gabriella Tumminelli e dall’ingegnere Riccardo Pane – prevede un lavoro di recupero degli elementi di pregio ancora esistenti e di ricostruzione delle parti distrutte dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, sempre nel rispetto dei materiali tradizionali e delle cromie originarie. Lavora al cantiere un Raggruppamento temporaneo d’imprese composto dalla Icored srl, Almeida Costruzioni srl e Scancarello srl.

Visite al cantiere di Palazzo Sammartino (foto Igor Petyx)

Al termine dei lavori, che ammontano a circa 4 milioni di euro, quello che attualmente è un rudere, si trasformerà in un palazzo di tremila metri quadrati con 17 unità immobiliari, che diventerà anche un luogo aperto alla città, con uno spazio museale interno, al pianterreno, dedicato alle tradizioni popolari siciliane e un’area esterna destinata a ospitare opere d’arte contemporanea.