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La nuova vita di ulivi e carrubi salvati dai cantieri stradali

Lungo il tracciato della statale Ragusa-Catania, grazie alla collaborazione tra istituzioni e imprese, oltre 1500 alberi sono stati reimpiantati in un terreno confiscato alla mafia. Un progetto corale che ha visto lavorare fianco a fianco Anas, Regione Siciliana, Soprintendenza e Comuni per trasformare un’opera pubblica in un’occasione di rinascita per il territorio

di Redazione

17 Luglio 2025

Un intervento che coniuga tutela ambientale, infrastrutture moderne e rigenerazione sociale sta prendendo forma lungo la strada statale Ragusa-Catania, uno dei cantieri più strategici del Sud Italia. Tra chilometri di asfalto e piloni in cemento, sono stati salvati oltre 1500 ulivi,  carrubi e specie autoctone che stanno rifiorendo nei terreni confiscati alla criminalità organizzata, oggi simbolo di rinascita e legalità.

Lavori di impianto degli ulivi

Il progetto nasce da un’intuizione avuta già nel 2017, durante la fase di approvazione dell’intervento di ammodernamento della statale. La Soprintendenza ai Beni culturali di Ragusa, in sinergia con l’allora Servizio 17 – oggi Servizio 15 – del Dipartimento regionale dello Sviluppo Rurale, ha voluto evitare che l’ampliamento dell’infrastruttura si traducesse nell’abbattimento indiscriminato della vegetazione. Da qui, l’idea: espiantare gli alberi di pregio lungo il tracciato e reimpiantarli in un luogo che avesse un significato profondo.

Quel luogo è la “Fattoria della Legalità”, un bene sottratto alle mafie e affidato alla Regione Siciliana dall’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione dei Beni Confiscati. Il terreno, oggi gestito dal Dipartimento dello Sviluppo Rurale e Territoriale, è diventato la nuova casa degli alberi, piantati e curati con attenzione, fino a garantire il pieno attecchimento di ogni esemplare.

Ulivi impiantati

A coordinare le operazioni è stato l’ingegnere Luigi Mupo per Anas, insieme ai direttori dei quattro lotti in costruzione. Ma è sul campo che il progetto ha preso vita, con le squadre del Servizio 15 di Ragusa guidate dal dirigente provinciale Tullio Serges: un lavoro paziente, fatto di espianti, trasporti, irrigazione, monitoraggi. Ogni albero è stato schedato, identificato e trasferito nei tempi e nei modi migliori, seguendo criteri botanici e paesaggistici. A supervisionare l’intero processo il dirigente generale del Dipartimento, ingegnere Alberto Pulizzi.

Alcuni degli ulivi min attesa di essere reimpiantati

Il Comune di Chiaramonte Gulfi, uno dei territori più coinvolti, ha promosso fin dall’inizio una conferenza dei servizi alla Soprintendenza di Ragusa, per condividere il progetto con la cittadinanza e garantire la massima trasparenza. L’operazione si è svolta nel pieno rispetto del cronoprogramma dell’opera infrastrutturale, ma anche dei cicli naturali delle piante. Il risultato è un intervento che viene oggi riconosciuto come esempio virtuoso, un modello di buone pratiche istituzionali, dove l’attenzione al territorio non si è fermata alla sola compatibilità ambientale, ma si è spinta oltre, trasformando una criticità potenziale in un’occasione di riscatto civile.

Il presidente della Regione e commissario straordinario dell’opera, Renato Schifani, insieme al vicecommissario Raffaele Celia (ingegnere dell’Anas), può oggi rivendicare un tassello di modernizzazione che non calpesta, ma valorizza il patrimonio naturale e simbolico della Sicilia. Un cantiere, dunque, che non costruisce solo strade, ma anche consapevolezza: quella di un territorio che può cambiare volto partendo dalla terra.