Affreschi, mostre e un teatro decò: inaugurato il polo culturale dell’Esercito

14 Luglio 2021

Presentati i lavori di restauro nell’ex convento di San Francesco di Paola, sede della caserma Ruggero Settimo di Palermo

di Guido FioritoIl convento dei frati minimi di San Francesco di Paola di Palermo ritrova e mostra alcuni dei suoi tesori. Nell’atrio, usato fino a poco tempo fa come parcheggio, sono state liberate dai muri con porte-persiane, quattro campate del chiostro. Sotto l’intonaco sono comparsi preziosi affreschi. Il refettorio era stato trasformato cento anni fa in una sala teatro che è stata liberata e restaurata, mostrando il suo aspetto originario in stile decó.

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Gli affreschi nella sala teatro

Dopo il 1866, con la confisca dei beni ecclesiastici, il complesso era stato abbandonato dai frati. Durante la prima guerra mondiale usato come deposito di grano, poi trasformato in una caserma di fanteria e in parte stravolto. Gli affreschi distrutti o coperti. Negli ultimi anni, l’esercito ha iniziato una serie di opere di recupero nelle caserme in Sicilia e ha firmato a tal proposito convenzioni con la Regione proprietaria dei locali.
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Cerimonia inaugurale

In questo quadro, nel 2016, durante i lavori di recupero del convento, all’interno dunque della caserma Ruggero Settimo, nel piano di Sant’Oliva, s’intravedono delle macchie sotto l’intonaco: vengono chiamati i tecnici della Soprintendenza ai Beni culturali che con bisturi e pennelli iniziano a liberare una serie di affreschi. Risalgono poco dopo la costruzione del complesso, all’inizio del Seicento. Si tratta di storie della vita del santo: San Francesco guarisce un mercante di Tours, San Francesco in estasi non riceve il re di Francia, San Francesco in udienza dal Papa. “Dopo aver effettuato il restauro – dice oggi la soprintendente ai Beni Culturali di Palermo, Selima Giuliano – possiamo attribuire gli affreschi allo Zoppo di Gangi e a Giuseppe Alvino”. Alvino detto il Sozzo era uno dei pittori più rinomati dell’epoca.  I lavori sono stati effettuati con un finanziamento di 25.000 euro attraverso l’Art Bonus. Non sarebbero bastati per cui è stata utilizzata manodopera dell’esercito guidata da tecnici, restauratori e studiosi della Soprintendenza: Carolina Griffo, Johnny Errera, Serena Tusa, Anna Tschinke, Cetta Lotá, Sergio Ingoglia, Valeria Bivona. Una cerimonia ha salutato la presentazione pubblica del risultato finale. Un velo è caduto mostrando ai presenti l’angolo del chiostro recuperato con gli affreschi in occasione dell’inaugurazione di quello che è il nuovo Polo informativo, espositivo e culturale dell’Esercito.
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San Francesco in estasi non riceve il re di Francia

“Perché – ha spiegato il generale Angelo Scardino, comandante militare dell’Esercito in Sicilia – quello che abbiamo voluto è non solo il recupero di questo patrimonio architettonico, storico e culturale ma che possa essere fruibile da parte dei cittadini”. Il Polo comprende anche tre sale dedicate a cimeli del Risorgimento e delle due guerre mondiali, sale per esposizioni e l’ex refettorio. Quest’ultimo ampio salone era stato trasformato in teatro un secolo fa, poi in cinema della casa del soldato nel 1956, infine magazzino. Adesso potrà essere usato per eventi e convegni. Tutto ciò sarà aperto alla città. Anche qui nella parete di fondo sono stati rinvenuti sotto diversi strati di vernice, l’ultima di colore giallo, delle pitture con tecnica mista su episodi della vita di Gesù, risalenti alla seconda metà del Seicento e che devono essere ancora restaurati.
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Pozzo medievale

L’ultima sorpresa di queste mura risale ad appena due settimane fa. Nelle salette adiacenti all’ex refettorio, sono stati rinvenuti sotto la vernice altri tre affreschi e, per simmetria, si immagina che un quarto sia ancora coperto dall’intonaco. Sembra che anche questi affreschi siano di ottima fattura ma si potrà sapere di più quando sarà ultimato il lavoro di recupero. Infine, è stato ripulito e studiato un pozzo medievale esistente nell’atrio. È collegato con una cisterna, ancora integra, e pesca direttamente sulla falda acquifera, una decina di metri più sotto.