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Agrigento oltre i templi: un viaggio insolito tra storia e architettura

Un itinerario tra palazzi, viali e monumenti del Novecento svela un volto inaspettato della città, eletta Capitale italiana della cultura. Lontano dai percorsi turistici tradizionali, tra scorci sul Mediterraneo e testimonianze del passato, la grande eredità greca convive con le tracce del razionalismo e della crescita urbana del secolo passato

di Redazione

6 Marzo 2025

Nell’anno di Agrigento Capitale italiana della cultura, oltre la Valle dei Templi c’è una città tutta da scoprire: dalla passeggiata del viale della Vittoria, dove lo sguardo si perde su più di trenta chilometri di mare africano, agli affascinanti edifici razionalisti del centro, fuori dai circuiti turistici. Ad esempio, l’itinerario tra le architetture realizzate durante il regime fascista può essere un interessante tour alternativo della città: c’è il palazzo dell’Agenzia delle Entrate, un tempo albergo, le Scuole Lauricella, la Banca d’Italia, la stazione centrale e le Poste.

Stazione centrale

A raccontarlo è Roberto Bruccoleri, operatore culturale agrigentino e profondo conoscitore della città, che propone un viaggio attraverso un’Agrigento insolita e segreta. La sua passeggiata inizia nei pressi di piazza Cavour, dove osserva i palazzi nobiliari con richiami al neoclassico, che in realtà erano le case del ceto medio durante il periodo fascista. “Tutto lascia presagire che siano appartenute a un’aristocrazia gattopardesca oggi decaduta – commenta Bruccoleri – invece erano le case dei commercianti e dei professionisti dell’epoca”.

Panorama dalla terrazza dell’Agenzia dell’Entrate

Il viale della Vittoria, il vero salotto della città, è il prossimo punto di interesse. Un tempo chiamato semplicemente la Passeggiata, era il luogo dove i nobili si esibivano sulle proprie carrozze e il popolo si mostrava nei giorni di festa con il proprio abito migliore. Antonio Russello, nel suo libro La grande sete, lo ha definito la passeggiata più bella del mondo. “Può sembrare esagerato un complimento del genere in un’epoca in cui gli skyline delle grandi metropoli sono considerati icone di bellezza inarrivabile – riflette Bruccoleri – . Ma a un’osservazione più attenta del panorama, si ripensa alle parole del grande scrittore favarese”. Lo sguardo si perde su più di trenta chilometri di mare africano, da Punta Bianca a Monte Russello, una vista che esalta la magnificenza dei templi sparsi lungo il perimetro della valle.

Banca d’Italia

Agrigento non è solo figlia dei Greci, sottolinea l’operatore culturale: “Abbiamo uno dei centri storici più belli del Mediterraneo e una città novecentesca ricca e stimolante, figlia del razionalismo prima e, sì, anche della speculazione edilizia del secondo dopoguerra”. Per lui, l’architettura fascista di Agrigento merita di essere apprezzata senza timore di sembrare nostalgici. “Dobbiamo monumentalizzare, non rimpiangere. Dobbiamo analizzare, non rievocare”, afferma.

Palazzo dell’Agenzia dell’Entrate

L’itinerario prosegue con il palazzo dell’Agenzia delle Entrate, un tempo Grand Hotel Et Agrigentum, costruito nel 1926. “Offriva ai villeggianti una terrazza con una vista magnifica e camere lussuose”, racconta Bruccoleri. Oggi, l’edificio è un tempio della modernità, con una terrazza da cui si ammira uno splendido panorama sulla città. “È un vero tempio della modernità – dice – e la sera, quando è illuminato, il suo riflesso si espande su tutta Agrigento”.

Scuole Lauricella

Le Scuole Lauricella, le prime pubbliche e laiche della città, sono un altro punto di interesse. “Scuole che scatenarono le ire sia del Clero, che vedeva nel maestro elementare un potenziale elemento sovversivo, sia dei latifondisti e proprietari di miniere”, spiega Bruccoleri. La Banca d’Italia, con le sue colonne maestose e i bucrani, simbolo di prosperità, e la Stazione centrale, recentemente rinfrescata, arricchiscono il quadro delle architetture razionaliste.

Palazzo delle Poste

Il tour arriva in piazza Vittorio, dove emergono due strutture imponenti: il Palazzo delle Poste di Angiolo Mazzoni e la Casa del Balilla, opera di Eugenio Del Debbio. “Il Palazzo delle Poste è ancora l’edificio più bello e funzionale della città moderna”, afferma Bruccoleri. All’interno, nascosti dalle colonne, ci sono elementi poco conosciuti, come il monumento ai caduti della Grande Guerra e il mosaico verticale dell’artista futurista Matilde Piacentini. La Casa del Balilla, oggi trasformata in un parcheggio, era un tempo un luogo di attività sportive e culturali. “Ogni Casa del Balilla doveva avere quattro poli: uno sportivo, uno amministrativo, uno assistenziale e uno politico-culturale”, ricorda Bruccoleri. Oggi, l’edificio ospita una farmacia, un bar e il cinema Astor, mentre la parte posteriore è diventata la stazione dei bus della città.

Il complesso dell’ex Casa del Balilla

“Da segnalare – conclude l’operatore culturale – anche il gommista Barone, che negli anni Cinquanta ha costruito la sua officina in un angolo dell’edificio. Un mio amico scherza dicendo che Barone è molto riconoscente al Del Debbio: ‘Parla sempre di lui, ha anche un suo ritratto appeso tra le pile di gomme e lo indica sempre ai suoi clienti’”.

(Foto: Roberto Bruccoleri)