Chiude il museo di Berlino con gli argenti di Paternò: un appello per farli tornare in Sicilia
Dopo l’avvio dei lavori di ristrutturazione al Pergamonmuseum, la sezione locale dell’Archeoclub d’Italia torna a chiedere la restituzione dei reperti, una delle più preziose testimonianze di argenteria greca del Mediterraneo
di Marco Russo
7 Aprile 2023
Resterà chiuso per quattordici anni il Pergamonmuseum di Berlino. Uno dei musei archeologici più importanti del mondo, famoso per il colossale altare di Pergamo scoperto nel 1886 nell’odierna Turchia, sarà interessato da lavori di ristrutturazione e tornerà pienamente fruibile solo tra molti anni.
L’annuncio della chiusura riaccende il dibatto sulle restituzioni e il ritorno in patria di alcuni reperti da tempo custoditi nel museo tedesco e che non potranno essere fruibili nei prossimi anni. Tra questi, c’è anche un tesoro siciliano conteso: gli argenti di Paternò, sette pezzi pregiati ritrovati nella cittadina catanese agli inizi del Novecento, che rappresentano una delle più preziose testimonianze di argenteria greca del Mediterraneo.Lontani dalla Sicilia già dal 1909, dopo una rocambolesca storia di ricettazione e passaggi di mano, gli argenti siciliani diventano tedeschi, tornando a casa soltanto tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006, in occasione di una mostra temporanea tra Ragusa e Paternò. Da tempo, in tanti chiedono che il tesoro di Paternò, come gli argenti di Morgantina, possano tornare a casa, anche in via definitiva.Torna a lanciare un appello per la restituzione dei reperti, almeno a titolo provvisorio, la sezione Hybla Major (antico nome di Paternò) dell’Archeoclub d’Italia, che tempo fa aveva costituito un comitato provvisorio. “Sarebbe utile che il Pergamonmuseum concedesse la possibilità di esporre questi reperti nella città di provenienza, l’antica Hybla Major, oggi Paternò, magari sulla sua acropoli – ha affermato il consigliere e membro della direzione nazionale dell’Archeoclub d’Italia, Francesco Finocchiaro – . Credo che sia necessario per territorializzate il patrimonio archeologico disperso nel mondo, oggi più che mai che il prestigioso museo berlinese resterà parzialmente chiuso per molti anni”.Trovati per caso da una contadina nel 1909, vicino alla rocca normanna sull’acropoli di Paternò, e poi venduti per poche lire a due ricettatori catanesi, gli argenti, realizzati probabilmente a Taranto tra il 400 e il 300 avanti Cristo, prima di approdare in Germania hanno viaggiato a lungo. Parte del tesoro, smembrato dai ricettatori, finì a Napoli, dove fu acquistato da due commercianti parigini che sottoposero gli argenti a un restauro. Successivamente, nel 1911, il primo dei sette pezzi fu venduto a Robert Zahn, conservatore dell’Antiquarium dei Musei Reali di Berlino, che poi, tra il 1913 e il 1914, entrò in possesso degli altri sei argenti. Il tesoro, però, doveva essere ben più grande dei sette reperti oggi custoditi al Pergamonmusem. Una collezione che consiste in una pisside a rocchetto, una pisside a conchiglia, una olpe o bicchiere con baccellature, tre kylix e una phiale chrysomphalos.Restaurati alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, gli argenti di Paternò, tornarono in Sicilia nel 2005 in seguito a un episodio che ha come protagonista un socio dell’Archeoclub d’Italia, il medico Domenico Arcoria. A Berlino per un convegno, Arcoria – racconta Finocchiaro – viene sorpreso a fotografare senza autorizzazione gli argenti esposti al Pergamonmusem. Dopo un colloquio chiarificatore con il direttore del museo, ottiene la promessa di una mostra in Sicilia, “solo che per un errore, i tedeschi – spiega ancora Finocchiaro – hanno organizzato la mostra a Ragusa, la sola Ibla nota in Sicilia”. Chiarito l’equivoco, gli argenti dopo la tappa a Ragusa, arrivarono finalmente a Hybla Major, ovvero a Paternò, senza più farvi ritorno in futuro. Adesso, con la chiusura del museo berlinese, le speranze si sono riaccese.