Da Palermo a Segesta, la Sicilia soffoca tra le fiamme: scene da un disastro annunciato
Bruciano le colline attorno al capoluogo e in diverse zone della Sicilia, con i roghi che minacciano anche il tempio dorico del Trapanese, distruggendo il Parco archeologico. Coldiretti parla di “una catastrofe senza precedenti con un danno ambientale incalcolabile”, mentre per l’agronomo Giuseppe Barbera “era tutto prevedibile”
di Giulio Giallombardo
25 Luglio 2023
Un devastante abbraccio di fuoco soffoca Palermo e distrugge il Parco archeologico di Segesta. Fiamme alte bruciano tutte le colline attorno al capoluogo, mandando in fumo ettari di vegetazione, coltivazioni, aree protette e minacciando le abitazioni. Sono 1500 i palermitani che hanno dovuto lasciare le loro case, mentre la Protezione civile invita i cittadini a non uscire dalle proprie abitazioni per la diossina nell’aria che arriva dalla discarica di Bellolampo, dove i roghi hanno colpito la quarta vasca. L’aeroporto di Punta Raisi, già trasformato in un girone dantesco dopo il rogo nello scalo catanese di Fontarossa, è rimasto chiuso perché le fiamme si sono avvicinate pericolosamente al perimetro dello scalo, con diversi voli cancellati.
Ma le fiamme sono scese anche da Capo Gallo, distruggendo la riserva naturale, arrivando fin quasi nella borgata di Mondello. Il fuoco ha minacciato l’ospedale Cervello, mentre a San Martino delle Scale, una donna è morta perché l’ambulanza non è riuscita ad arrivare in tempo a causa delle fiamme. Scene infernali in autostrada, tra Isola delle Femmine e Capaci, con le corsie avvolte dal fumo nero che si è alzato da una concessionaria d’auto andata in fiamme. Intanto – come ha fatto sapere il governatore siciliano Renato Schifani – sono in arrivo in Sicilia squadre di vigili del fuoco provenienti da altre regioni, dal momento che quelle in servizio nell’Isola sono già tutte impegnate nei vari fronti di fuoco. Un bollettino di guerra che sembra destinato ad aumentare, con le temperatura roventi di questi ultimi due giorni, destinate ad entrare negli annali della meteorologia. Una vampata di fuoco africano che sta alimentando incendi anche in altre zone della Sicilia, soprattutto tra le province di Palermo, Messina e Trapani, dove le fiamme nella notte hanno lambito anche il tempio di Segesta e il teatro greco. “Il Parco archeologico di Segesta con la sua magnifica valle della Fusa, il Santuario di Mango, gran parte della Pispisa e Margana, il punto di ristoro e i bagni sono totalmente distrutti dal fuoco. Poche le aree risparmiate”, fa sapere Francesco Gruppuso, sindaco di Calatafimi Segesta.“Era tutto prevedibile. Bisognava da anni preparare i boschi agli incendi che i cambiamenti climatici avrebbero comportato – osserva Giuseppe Barbera, agronomo palermitano da sempre impegnato nella tutela dell’ambiente e del paesaggio – . Servivano piani di gestione che li rendessero resilienti. Opere di prevenzione, diradamenti nei rimboschimenti di conifere, controlli assidui contro i criminali incendiari, pene più severe e certe, interventi di pulizia nelle aree di contatto con le periferie urbane e le aree abbandonate dall’agricoltura. Serviva più selvicoltura e invece nemmeno uno dei laureati in scienze forestali (circa 700!) ha trovato posto nei ranghi regionali. Serviva attenzione politica, dirigenti capaci, tecnici e addetti forestali motivati, una opinione pubblica più attenta e informata. Il fuoco è alimentato da incompetenza e indifferenza”. Una storia che si ripete ogni estate, ma questa volta con un tempismo più feroce, ispirato dalle temperature record inflitte dalla nuova fiammata africana. “Una catastrofe senza precedenti con un danno ambientale incalcolabile. Non è più possibile affrontare la criminalità, condizioni meteorologiche estreme, e la destrutturazione del sistema antincendio in questo modo. A ciò si associa un’evidente follia dei piromani che minaccia tutti”. È il grido d’allarme di Coldiretti Sicilia che sta monitorando lo stato dei roghi in tutta l’Isola.Un danno – osservano i coltivatori – che “già ammonta a vari milioni di euro, ma che di fatto non è quantificabile anche per le evidenti conseguenze che tutta la Regione avrà. Ogni anno è sempre peggio perché evidentemente manca un piano strategico che salvaguardi l’Isola. Vanno migliorate le relazioni tra le istituzioni, il rimboschimento con un controllo continuo dei boschi, la riattivazione dei bacini di montagna, la riabilitazione delle strutture di vedetta che ormai sono abbandonate, il potenziamento di uomini e mezzi non solo dei vigili del fuoco ma anche della Protezione civile e di tutte le forze dell’ordine anche in zone periferiche sono degli interventi necessari insieme all’inasprimento delle pene per chi, approfittando del caldo eccessivo, dà fuoco”. Ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi bruciati con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo – sottolinea Coldiretti Sicilia – con effetti devastanti dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversità.Già nelle prossime ore l’afa sarà spazzata via dai venti di maestrale, restituendo all’estate il suo calore mediterraneo. Ma le ferite inflitte dai piromani e da questa ondata sahariana continueranno a bruciare ancora per molto.