◉ CULTURA
Gli affreschi ritrovati della Martorana: per il Genio di Palermo visite al cantiere di restauro dell’ex convento
Parzialmente liberati da secoli di intonaco, gli affreschi del Quattrocento tornano visibili nell'ex Facoltà di Architettura in via Maqueda. Mentre gli scavi cercano tracce delle mura antiche e i restauri riportano in vita decorazioni perdute, l'Università lavora a riqualificare l'edificio trasformandolo in un campus innovativo con spazi museali. Si potrà entrare durante i due weekend del Festival organizzato dalla Fondazione Le Vie dei Tesori, insieme con l'Ateneo, dal 17 al 25 maggio
di Guido Fiorito
12 Maggio 2025
Il restauro dell’ex convento della Martorana restituisce alla città uno spazio affascinante nel cuore del centro di Palermo. Il cantiere è uno spettacolo in divenire. Sotto l’intonaco compaiono antichi e perduti affreschi, soffitti e controsoffitti liberati rivelano preziose decorazioni. Scavi cercano di far luce su altri misteri. Nascosto tra piazza Bellini e via Maqueda, nasce come monastero alla fine del mille e cento in onore di San Simone, ma, come la vicina chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, prende il nome dai fondatori, i coniugi Goffredo e Aloisya (Adelicia) de Marturano. È il convento dove nascono i frutti di martorana e già questo basterebbe a metterlo al centro della storia della città.
Come in molti monumenti del centro, connesso anche alla chiesa di San Cataldo, porta i segni di stratificazioni culturali che si sono succedute nei secoli. Il monastero fu seriamente danneggiato dal terremoto del 1539 e dall’inondazione del vicino fiume Kemonia pochi anni dopo. Il che diede inizio a una serie di trasformazioni, compresa la demolizione di una parte e la riconfigurazione del prospetto per realizzare via Maqueda.
Dopo l’Unità d’Italia, ha ospitato la Scuola di applicazione per ingegneri e architetti, dove insegnava Giovan Battista Filippo Basile, il progettista del Teatro Massimo, ma anche la scuola di Belle Arti e un gabinetto di chimica. Poi è stata utilizzata dalla facoltà di ingegneria e dal 1965 da quella di architettura. Infine, era sede della scuola di specializzazione per le professioni legali “Gioacchino Scaduto”, chiusa nel 2017.
“Nella sala che ospitava in origine il refettorio – dice l’ingegnere Antonio Sorce, dirigente area edilizia dell’Università di Palermo, che si occupa del recupero e della valorizzazione del patrimonio edilizio – è crollata una parte di muratura e i successivi piccoli saggi hanno rilevato l’esistenza degli affreschi”. Dopo un secolo e mezzo, liberati dall’intonaco e da una volta che li aveva coperti, sono ricomparsi e sono stati ripuliti: c’è al centro un Cristo crocifisso, dove appare un pellicano simbolo dell’eucarestia, ai lati Visione di Santa Brigida (sinistra) e due santi con pastorale (destra, probabilmente San Barnaba e San Frediano). Togliendo i controsoffitti sono riapparse preziose decorazioni.
“Gli affreschi del refettorio sono stati liberati da una serie di ridipinture ottocentesche – dice Costanza Conti, responsabile del settore restauri dell’Università – e messi in sicurezza. Sono di fine Quattrocento, inizio Cinquecento. Nell’ex sala del capitolo, sotto l’intonaco, si è trovata una Madonna con il bambino ottocentesca. Lo strato sottostante, mostrato dalle indagini scientifiche, svela un altro dipinto che deve essere ancora riportato alla luce ed è coevo a quello del refettorio. Nel chiostro, stiamo facendo, d’accordo con la Soprintendenza, uno scavo per cercare i vecchi bastioni della città e comunque per scoprire cosa fosse sotto il convento, che ha già rilevato una volta a botte”. Nell’ex parlatorio sono state ritrovate tavole dipinte che costituivano il soffitto dell’ex portico.
L’emozione di queste scoperte e ricerche in corso, in un palazzo caro a centinaia di architetti palermitani, saranno aperte ai cittadini per i prossimi due weekend di maggio all’interno della quarta edizione del Genio di Palermo, organizzata dalla Fondazione le Vie dei Tesori in collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo (qui per prenotare).
L’Università ha trovato un finanziamento di quasi 19 milioni di euro per riqualificare e recuperare l’edificio: la prima fase dei lavori (capogruppo R.T.Ge.Di.Group) deve essere completata entro il novembre 2027 (ma si spera di anticipare a giugno, in modo da aprire una prima porzione d’edificio), il completamento entro il novembre 2028. “Sarà destinato ad attività universitarie, con aule, spazi per studenti e docenti e un aula meeting all’aperto – dice l’ingegnere Sorce – ma vi sarà anche un percorso museale che prevede il recupero del già esistente collegamento diretto alla chiesa della Martorana”. Il chiostro, con al centro una fontana con colonne probabilmente del tempo dei normanni, sarà visibile da ampie vetrate.
“L’apertura al pubblico dei cantieri di restauro dell’ex convento della Martorana e dell’ex convento di Sant’Antonio da Padova – dice il rettore Massimo Midiri – permette a cittadini e studenti di conoscere da vicino le fasi di lavoro, promuovendo consapevolezza, partecipazione e senso di responsabilità collettiva verso i beni culturali, aiutando a rafforzare il senso di comunità e l’orgoglio delle proprie radici. La trasparenza, la condivisione e il trasferimento di conoscenza sono strumenti essenziali per costruire un futuro in cui il patrimonio diventa motore di crescita, identità e innovazione”.
(Foto: Igor Petyx – video: Rosaura Bonfardino)