I leggendari Sicani di Kokalos rivivono a Sant’Angelo Muxaro
Nuovo allestimento al museo archeologico del borgo agrigentino. In mostra copie di due anelli e altrettanti sigilli d’oro identici agli originali trovati nella zona e quattro sculture contemporanee che rievocano il mito di Dedalo
di Guido Fiorito
30 Maggio 2022
I misteri dei sicani, della città di Kamikos (Camico) e del suo re Kokalos (Cocalo) affascinano ancora. Le leggende legate al mito di Minosse e di Dedalo si legano alla realtà di oggetti preziosi trovati dagli archeologi nei terreni attorno al fiume Platani. Al Musam, il museo archeologico di Sant’Angelo Muxaro, nuovi allestimenti e una mostra di sculture invitano alla visita. In sei sale, il mito si specchia negli oggetti ritrovati. Una contiene una copia, realizzata dal British Museum a metà degli anni Ottanta, della bellissima patera conservata dall’istituzione londinese. Una coppa d’oro decorata a rilievo con una fila di sei buoi e una mezza luna. L’originale fu comprato dall’ambasciatore britannico sir William Hamilton (che poi la regalò al museo), dal vescovo di Agrigento, Andrea Lucchesi Palli. Altri tre patere d’oro, appartenenti a quell’epoca alla collezione del prelato, una decorata e due lisce, si sono perse nel nulla.
Con il nuovo allestimento la stessa sala offre altre due copie: si tratta dei sigilli d’oro ritrovati dall’archeologo Paolo Orsi e conservati al museo archeologico di Siracusa. Sono state realizzate dall’orafo Giovanni Ferrito: non si tratta di calchi ma di oggetti eguali agli originali, realizzati sulla base delle misure. Raffigurano un lupo dalle lunghe unghia e una mucca con vitellino. Altre due copie riguardano anelli della necropoli di Ribera identici a quelli che Orsi aveva trovato in queste zone, anch’essi dispersi. Il Musam è ospitato al settecentesco Palazzo Arnone, acquisito dal comune negli anni Novanta, poi ristrutturato per aprire i battenti nel dicembre del 2015 in concomitanza con il prestito temporaneo alla Sicilia della patera del British. Ospita materiali dal XII al VI secolo avanti Cristo. Il mito di Dedalo rivive in quattro sculture realizzate dall’artista Vincenzo Muratore. “Alla chiusura della mostra, il 5 giugno – dice il sindaco Angelo Tirrito – faranno parte del nostro progetto di museo a cielo aperto e quindi esposte in luoghi particolari del nostro borgo”. Molto interessante è la sala degli ori di Monte Castello. Particolare un anello d’oro con pietre preziose lavorato con la tecnica della granitura a grappoli d’uva. E poi una fascia decorativa ancora d’oro, con le estremità a forma di serpente, così come una borchietta. Infine una gemma molto piccola sul cassone di un anello con raffigurato un satiro in miniatura ma di fattura così raffinata che si possono distinguere i peli delle gambe animali. “I sicani di Kamikos sono un popolo leggendario – continua il sindaco, che è anche uno studioso della storia di Sant’Angelo – sembra non avessero una loro scrittura, ma erano evoluti per molti altri aspetti. Per esempio la conoscenza dei metalli. L’oro veniva importato e poi lavorato. Oro a 24 carati che dopo tanti secoli conserva una lucentezza impressionante”. Una occasione per visitare Sant’Angelo Muxaro, 1200 abitanti, che fa parte del circuito dei Borghi dei Tesori. Guardando la cittadina, arroccata su una collina alta oltre trecento metri, che domina la valle del Platani, si rivive la leggenda della fuga in Sicilia di Dedalo, l’inventore del labirinto, alla corte del re Kokalos a Kamikos su una rocca inespugnabile. Poi l’arrivo dei cretesi a caccia di Dedalo e l’uccisione con l’inganno del re Minosse. Dietro questo mito s’intravedono reali rapporti nell’età del bronzo tra i sicani e il mondo egeo. E gli oggetti d’oro rinvenuti nel suo territorio evocano questo mondo fantastico al principio della storia.