Rischiavano di essere distrutte durante i lavori di ristrutturazione di un albergo, ma furono salvate in tempo e oggi sono custodite lì dove erano state trovate. Due tombe, o meglio due segnacoli funerari di epoca ellenistica, sono adagiate in un piccolo spazio esterno dell’Hotel Artemis di Cefalù. Sono testimonianze della necropoli che si estendeva a sud-ovest della cittadina normanna. Gli epitymbia (questo il loro nome greco) furono scoperti dodici anni fa, in corrispondenza dell’area dove si stava scavando la tromba dell’ascensore dell’albergo, un tempo Villa Miceli. Subito furono fermati i lavori e grazie al supporto del proprietario dell’hotel, Giuseppe Calabrese, la Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo, avviò una ricerca nella zona, affidando la direzione scientifica all’archeologo Amedeo Tullio, che già da anni studiava la necropoli dell’antica Kephaloidion.

Gli epitymbia dell’Hotel Artemis di Cefalù
Dunque, quelle che
sembrano due piccole piramidi, sono in realtà segnacoli monumentali che sormontavano le sepolture. Gli
epitymbia trovati a Cefalù, risalenti alla fine del IV secolo avanti Cristo,
furono smontati pezzo per pezzo e riassemblati dove si trovano adesso, nella stessa posizione relativa e con lo stesso orientamento a pochi metri di distanza. Adesso, l’area dell’hotel dove si trovano gli epitymbia è stata valorizzata ed
arricchita da pannelli esplicativi. Pochi giorni fa l’inaugurazione dello spazio, liberamente fruibile a cittadini e turisti.“Si tratta di una tipologia di tombe completamente ignorata in Sicilia fino a pochi anni fa – spiega a
Le Vie dei Tesori News, Amedeo Tullio, già professore di metodologia e tecniche della ricerca archeologica all’Università di Palermo – , spesso venivano scambiate per muretti o altre strutture, in realtà, ho potuto verificare che siamo davanti a monumenti funerari.
In Sicilia se ne contano circa 300 di cui oltre la metà sono nella necropoli di Cefalù. Per fortuna abbiamo potuto salvare questi reperti che si trovavano sotto la tromba dell’ascensore, dove lo scavo era previsto più in profondità”. Inoltre, all’interno dell’attuale garage dell’albergo,
è custodito anche un recinto funerario rettangolare dove all’interno furono trovati resti del corredo funebre ed anche il cranio di un bovide, probabilmente usato per un sacrificio.

Il recinto funerario (foto: Armando Geraci su Facebook)
“Sono stati indagati vari livelli di stratificazione – prosegue Tullio – dai più recenti, ai primi impiantati sulla scogliera naturale.
Abbiamo scoperto vari tipi di seppellimenti, da quelli in piena terra degli strati più antichi, a quelli, che si sono rivelati una caratteristica di questa necropoli, a semplici fosse ad incinerazione, sormontate, appunto, da segnacoli monumentali. Questi ultimi sono documentati in una ricca e articolata tipologia, dai più semplici costituiti da un blocco di calcare, a quelli con più o meno evidenti intenti figurativi”.Gli studi e gli scavi nella necropoli di Cefalù, tutti realizzati tra il 1976 e il 2008 ad est dell’attuale via Roma, sotto un’area ormai urbanizzata della cittadina, hanno consentito di
esplorare complessivamente poco meno di 800 sepolture. Alcuni dei reperti recuperati sono adesso custoditi nel Museo Mandralisca, all’antiquarium di Himera e nel Bastione Marchiafava, in attesa di essere esposti al pubblico.