Il porto di Palermo cambia volto: inaugurato il nuovo terminal per le crociere
Dopo quattro anni di lavori e un investimento di 40 milioni, pronta l’infrastruttura che nasce dalla vecchia stazione marittima. Uno spazio ridisegnato con due bar, un ristorante, servizi e spazi dedicati al verde
di Antonio Schembri
4 Maggio 2022
Un nuovo significativo passo sul percorso di riavvicinamento di Palermo verso il proprio mare. Dopo quattro anni di lavori, un investimento di 40 milioni di euro e la messa in campo di capacità progettuali in un periodo emergenziale, il capoluogo siciliano, antico emblema della portualità nel bacino mediterraneo, ha finalmente un terminal crocieristico all’avanguardia. La struttura, inaugurata questa mattina, è stata realizzata sullo scheletro della stazione marittima sul molo Vittorio Veneto, costruita nel 1950. Un’opera di completa rifunzionalizzazione firmata dall’architetto Salvatore Caronia Roberti, che non ha modificato l’aspetto esteriore della stazione marittima ma la ha radicalmente riconfigurata negli spazi interni, in termini di consistenza, di funzioni, d’architettura e di collegamenti.
Il progetto si inserisce nel più ampio ridisegno del waterfront di Palermo che valorizza un porto di fatto parte del centro storico, grazie a un cruise terminal che funzionarà non solo come accogliente porta d’ingresso dal mare, ma anche come luogo vivibile e piacevole per gli stessi cittadini. L’obiettivo è quello di elevare la funzionalità del terminal crocieristico a un livello di standard contemporaneo, mediante spazi ridefiniti, servizi come l’accettazione, l’attesa, i controlli completamente riorganizzati e impianti tecnologici rinnovati e integrati. La struttura, su tre livelli, si presenta infatti con un aspetto più contemporaneo grazie al largo impiego di acciaio e vetro e ai circostanti spazi dedicati al verde. Particolare attenzione è stata riservata al controllo microclimatico ambientale e al risparmio energetico ad alta sostenibilità. Due i bar, uno a piano terra l’altro all’ultimo piano, mentre un grande ristorante, dalla forma sinuosa, si sviluppa sulla copertura della stazione marittima. Oltre alla banchina, anche tutta l’area attorno è stata completamente rivista e migliorata, assegnando una precisa collocazione a tutti i servizi utili a chi sbarca. “Ci siamo impegnati per restituire al porto una nuova anima legata al cuore della città, alla sua storia, alla sua cultura – ha detto Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità portuale della Sicilia occidentale, nel corso della presentazione alla quale erano presenti anche il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il presidente di Assioporti, Rodolfo Giampieri e, tra gli altri, Giovanni Onorato, chief executive officer di Msc Crociere, Mario Zanetti, direttore generale di Costa Crociere e la presidente di West Sicily Gate Francesca Isgrò. In collegamento web sono intervenuti anche, Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili e, con un video messaggio, Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione. “Si tratta di un investimento che può incrementare in modo significativo i flussi delle persone in un settore, quello crocieristico che conosceva prima della crisi pandemica uno sviluppo straordinario e che torna adesso a presentare segnali importanti – ha detto Giovannini – questo progetto è però parte di una visione più complessiva di potenziamento dei porti italiani, in particolare quelli del Mezzogiorno italiano: uno degli elementi cardine della strategia di ripresa che stiamo realizzando con il Pnrr. La portualità italiana per troppo tempo non è stata oggetto di investimenti adeguati: troppi i vincoli finanziari che l’hanno posta in una posizione non certo centrale, quale è invece quella che potrebbe e dovrebbe avere”. Gli aiuti del Pnrr alla portualità, il cui valore supera i 5 miliardi di euro, destinati non solo agli scali ma anche sulle aree retro-portuali, alle zone economiche speciali, nonché alla interconnessione ferroviaria del nostro sistema logistico, potrebbero davvero consentire alla portualità italiana un grande salto di qualità nei prossimi anni. La condizione però è proprio puntare con decisione sul Mezzogiorno: “Il riposizionamento dei movimenti di persone e di merci nella geopolitica globale causato dalla guerra scoppiata in Ucraina, dovrebbe adesso indurre l’Unione Europea a commerciare di più verso il Sud del Continente, cioè verso i Balcani e oltre verso l’Africa e il subcontinente indiano. In questo nuovo scenario il nostro paese potrebbe svolgere un ruolo strategico”. Quando nel 2017 si insediò la nuova governance presieduta da Pasqualino Monti, la stazione marittima di Palermo versava in condizioni fatiscenti. Del tutto abbandonata e peraltro sequestrata così come la banchina, che a sua volta era stata sottoposta alla medesima misura cautelare nel 2015 dalla Procura di Palermo per problemi di stabilità e con un contenzioso in atto con la ditta chiamata a eseguire i lavori. “Da questa condizione di partenza ha avuto inizio una mastodontica e complessa riqualificazione, realizzata tra mille difficoltà, non ultime quelle conseguenti alla pandemia – ha ricordato Monti – . Risolto il contenzioso e riaperto il cantiere a fine 2018, è stata messa in sicurezza e dissequestrata la banchina ed è stato ricostruito totalmente il terminal”. L’opera – sottolineano all’Autorità di Sistema Portuale – non è consistita solo nel recupero di un bell’edificio posizionato al centro del porto, ma anche e soprattutto nella realizzazione di infrastrutture essenziali: “Abbiamo dragato i fondali, salpato il molo sud, inserito il dolphin al Vittorio Veneto, rimosso finalmente i bacini da 19mila e 50 mila tonnellate che rendevano difficoltose le manovre dei colossi del mare. Abbiamo inoltre ricostruito il molo Sammuzzo, una banchina di circa 500 metri sulla quale non riusciva ad attraccare neanche un peschereccio e che oggi è un approdo sicuro per grandi navi da crociera e realizzato uno spazio verde con un attrezzato terminal aliscafi: il servizio pubblico per le isole minori è fondamentale che avvenga in un contesto qualificato”. Per quanto riguarda la riqualificazione del Molo Trapezoidale – continua Monti – “abbiamo intrapreso un’opera di demolizione di quasi 20mila metri quadrati di brutture. Siamo insomma rimasti fedeli al nostro motto ‘demolire per ricostruire’, perché il mercato richiedeva che i lavori venissero conclusi in tempi brevi e nel rispetto delle scadenze”.