La Palermo degli anni Trenta rivive in una mostra
All’Albergo delle Povere un allestimento racconta la città di un secolo fa attraverso oggetti originali, filmati storici, pannelli esplicativi e ricostruzioni tridimensionali
di Antonio Schembri
25 Novembre 2022
Gli anni ’30. Quelli degli abomini imposti da dittature e politiche colonialiste, delle movenze scatenate del charleston e del tip tap appresso alle nuove sonorità delle jazz band che irrompono in Europa da Oltreoceano. E anche quelli delle grandi innovazioni in architettura, con le nuove espressioni del liberty, del futurismo e, soprattutto, dell’architettura razionalista del ventennio fascista, la più in linea con il funzionalismo, corrente secondo la quale ogni edificio deve rispecchiare già dal suo aspetto lo scopo per cui è costruito.
Anni di corsa frenetica, in cui anche Palermo vive un intenso, seppur transitorio, sviluppo industriale segnato anche dall’arrivo di famiglie capitaliste da diverse zone d’Europa; e nei quali, la vita urbana del capoluogo esprime uno dei suoi più rilevanti livelli di creatività e innovazione, non solo attraverso le forme imponenti e rigorose di edifici pubblici e privati ma anche di arredi, accessori e abiti che, in diversi casi ancora oggi, continuano a esservi custoditi.Da questo pomeriggio, alle 17, una mostra nel complesso dell’Albergo delle Povere, testimonia quell’epoca attraverso oggetti originali, filmati storici e in particolare, pannelli esplicativi e ricostruzioni tridimensionali affidati alle Università e alle istituzioni del territorio. Un complesso lavoro di ricerca quello che adesso viene espresso dal percorso espositivo de “La Città Aurea. Urbanistica e architettura a Palermo negli anni Trenta”, nel quale oltre alle Soprintendenze culturali siciliane, a partire da quella di Palermo che ne ha concepito il progetto, Poste Italiane ha svolto un ruolo centrale, partecipando con il proprio patrimonio artistico e architettonico proveniente dal suo storico palazzo razionalista di via Roma a Palermo, gioiello del futurismo.“Con grande soddisfazione – dichiara Arianna La Sala, building manager area Sicilia – Poste Italiane ha collaborato con la Soprintendenza ai Beni culturali per l’allestimento di questo splendido spazio espositivo. Grazie alla sinergia e allo sforzo di tutti, siamo orgogliosi di rendere fruibili ai cittadini che verranno a visitare la mostra alcuni dei tesori custoditi nel nostro palazzo storico di via Roma, un modo per confermare il legame indissolubile tra il patrimonio architettonico e artistico dell’azienda e la storia del Paese”. L’esposizione di Palermo si compone di due momenti: uno in cui la produzione architettonica locale si amplia con le espressioni più salienti provenienti dalle altre città; e un altro, totalmente nuovo, in cui vengono esposti preziosi elementi inediti, attinenti all’arredo, alla moda e al costume di quasi un secolo fa.Sono numerosi i beni storici e artistici che Poste Italiane ha messo a disposizione. Tra questi, alcuni arredi della rinomata ditta Ducrot, che produsse mobili liberty tra i più belli d’Europa, in gran parte disegnati da Ernesto Basile. Qui, spiccano poltrone, sedie e sgabelli in pelle provenienti dalla splendida Sala conferenze dell’imponente palazzo palermitano. Contribuiscono a ricreare l’ambientazione d’epoca le immagini delle tele dipinte da Benedetta Cappa Marinetti, che interpretano in stile futurista i temi della comunicazione e del trasporto. Inoltre, si possono ammirare un prezioso telegrafo, prestato dal collezionista Salvatore Calderone, una bici e una sacca di cuoio dell’epoca. Oggetti che raccontano un pezzo importante di una storia aziendale durata 160 anni.A magnetizzare l’attenzione è poi la ricostruzione – attraverso l’esposizione degli arredi – degli ambienti interni di Casa Savona, un’abitazione privata ubicata sulla via Roma, rappresentativa della fase di maggiore espansione del Déco, detto anche Stile 1925, come venne battezzato all’ Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes svoltasi quell’anno a Parigi. L’architetto Gino Morici ne cura non soltanto l’aspetto architettonico esterno, ma soprattutto i dettagli. Per esempio quelli delle maniglie di mobili e cassetti, così come il vetrocemento in alcune parti della cucina, come testimoniano le foto.“Questo prestigioso appartamento che racchiude in sé tutto lo stile di quel periodo, è paragonabile in Italia alla Villa Necchi Campiglio nel centro di Milano (bene donato al Fai nel 1995, ndr)- illustra Giorgia Selima Giuliano, soprintendente ai Beni culturali di Palermo – . Il progetto espositivo dei suoi arredi e delle sue decorazioni, curato da Gino Morici in modo da farli diventare un unicum, realizza un vincolo indissolubile tra architettura e design in tutti gli ambienti”. Per queste ragioni la casa, è stata dichiarata di interesse culturale nel 2018, come uno dei pochi esempi del Déco a Palermo.Due sale della mostra sono inoltre dedicate alla collezione di abiti e accessori di Raffaello Piraino: preziosi oggetti, anch’essi dichiarati di interesse culturale nel 2015, che raccontano uno spaccato della moda degli anni Trenta. Tra gli oggetti esposti una porta che decorava un interno del Circolo degli ufficiali dell’Enac (ex Villa Natoli) presso il primo aeroporto di Palermo a Boccadifalco e che richiama, nelle decorazioni a intarsio ligneo, il Palazzo delle Poste e Casa Savona.Tra gli anni ’20 ’30 del Novecento nel cuore di Palermo, dove permane la centralità commerciale e direzionale, si costruiscono il Provveditorato alle Opere pubbliche, la Caserma dei vigili del fuoco, la Casa del mutilato, il Palazzo delle Ferrovie, nonché il Palazzo delle Poste e telegrafi e le prestigiose nuove sedi della Banca d’Italia e del Banco di Sicilia. In dialogo costante con l’architettura è la presenza dell’arte figurativa, considerata essenziale nella realizzazione dell’edilizia ufficiale: affreschi, mosaici, bassorilievi, definiti “pittura murale” da Mario Sironi, negli edifici palermitani sono commissionati agli artisti Gino Morici, Alfonso Amorelli, Antonio Giuseppe Santagata, Antonio Ugo, Benedetto De Lisi, Archimede Campini, Nino Geraci, Domenico Li Muli, Giovanni Rosone, Filippo Sgarlata.Una mole di opere pubbliche che include anche numerosi edifici scolastici diffusi sia nei quartieri che nelle borgate, gli istituti universitari in via Archirafi, il nuovo macello comunale, lo stadio del Littorio nel parco della Favorita. E ancora il campo di aviazione di Boccadifalco, la sistemazione del porto con i nuovi pontili e la stazione marittima, e grandi strutture sanitarie come il Policlinico, l’Ospedale Civico, l’Ospedale di isolamento Guadagna e il sanatorio Ingrassia.“Con questo progetto di ampio respiro l’assessorato ha potuto esaminare a fondo un periodo particolarmente ricco di fermenti culturali e di interventi costruttivi realizzati in un’atmosfera di grande rinascita e di intensa produzione – ha sottolineato stamane la neo assessore regionale ai Beni culturali Elvira Amata, durante la preview della mostra con la stampa – . Il periodo tra le due guerre e particolarmente gli anni ’30 hanno rappresentato un’epoca di grandi trasformazioni nel tessuto urbanistico e architettonico della Sicilia, espresse da reti infrastrutturali moderne e nuove tipologie edilizie, sotto forma di stazioni ferroviarie, edifici governativi, scuole, edifici postali e, ancora, banche, impianti sportivi, abitazioni popolari e residenziali”.“Una testimonianza importante perché gli anni ’30 rappresentano l’ultima epoca in cui, indipendentemente da ciò che ha complessivamente rappresentato l’epoca fascista, definisce una tendenza culturale di grande gusto e innovazione – dice Calogero Franco Fazio, dirigente generale del dipartimento regionale Beni culturali. Tutto il Paese ne fu pervaso ma Palermo, insieme con diverse altre città siciliane, rappresenta uno dei più importanti contenitori di edifici di architettura razionalista e di oggettistica art decò”. Ultima testimonianza di grande architettura prima degli orrori del sacco edilizio.Amata non ha mancato di sottolineare l’urgenza di puntare con più forza sulla valorizzazione del patrimonio artistico siciliano: “È il vero motore dell’economia dell’Isola. Ma per farlo funzionare efficacemente è indispensabile mettere in connessione sovrintendenze e città metropolitane. Questa esposizione dimostra i risultati di queste sinergie, oltre a confermare che eventi di questo genere sviluppano la conoscenza dei territori, alimentando il turismo culturale, la risorsa più grande e potenziale di cui dispone la Sicilia”.