Mimmo Cuticchio, il re dei pupari tra miti greci e “cunti” siciliani

Reduce dai festival La Macchina dei Sogni e Le Vie dei Tesori, l'attore e regista racconta il teatro al tempo del Covid, sognando un futuro migliore

di Maria Laura Crescimanno

9 Novembre 2020

Instancabile, anche ai tempi del Covid. Il suo motto è “se la nave naviga con difficoltà, il suo viaggio non deve fermarsi”. Per Mimmo Cuticchio, 72 anni, puparo, cuntista e attore, la cultura non è mai troppa, e se la pandemia ha ridotto le attività e il pubblico, si stanno cercando nuovi modi di fare spettacolo, di raccontarsi e raccontare, resistendo uniti. Nei giorni scorsi lo abbiamo visto a cavallo sul set di Giovanna Taviani che sta girando il film dedicato alla storia dei pupi “Cuntami Sicilia”.

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Cuticchio sul set di “Cuntami Sicilia” (foto: Maria Laura Crescimanno)

Il suo storico laboratorio di via Bara all’Olivella, nel cuore di Palermo, è stato aperto durante i weekend del festival Le Vie dei Tesori, da poco concluso. Poi, per La Macchina dei Sogni, il mese scorso, Cuticchio, si è trasformato in aedo greco. Ha raccontato, con una drammaturgia creata da lui e dagli artisti della sua compagnia, usando con la sua sapiente ironia il dialetto ed i ritmi del “cunto”, miti, guerre ed eroi ispirati all’Iliade ed all’Odissea. Attori, figuranti, arazzi, collage e testi hanno animato la trentasettesima edizione del festival, per l’occasione ambientata negli spazi all’aperto e nelle sale del Museo archeologico Salinas, trasformato nel “palazzo delle cento stanze” di Priamo. Un’edizione che ha fatto il tutto esaurito, con numeri ridotti e turni di visita. Le pietre antiche di Selinunte, l’acqua dei cortili, le statue possenti hanno trovato la loro voce, raccontando antiche leggende che ancora oggi ci parlano di noi, popoli mediterranei. Da Troia a Palermo.
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Mimmo Cuticchio al Salinas

La 37esima della della Macchina dei Sogni si è celebrata con il Covid, così come Le vie dei Tesori, ma avete registrato il tutto esaurito, è soddisfatto?“Entrambi i festival hanno visto pubblico molto ridotto, ma l’importante è stato non fermarsi. Questa Macchina dei Sogni pensata e realizzata in questo annus horribilis, ha per noi un significato doppio, da un lato è un appuntamento che ormai si aspetta – non dimentichiamoci che sono 37 edizioni e tanti bambini di ieri, oggi sono genitori di altri bambini. Vederli partecipare agli spettacoli con i propri figli è commovente – dall’altro noi crediamo che nei momenti più difficili, il teatro aiuta ad immaginare un futuro migliore, dunque non potevamo non esserci seppure con le limitazioni oggettive. Quest’anno, immaginando la difficoltà di accogliere il pubblico che ci segue, abbiamo pensato di usare la rete. Certo non c’è la stessa emozione se si guarda uno spettacolo in streaming, tuttavia è stata l’unica possibilità di far partecipare tutti e magari, chissà, conquistare altro pubblico”.
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Cuticchio nel suo laboratorio

Con la Macchina dei Sogni ha portato ancora una volta il suo teatro in un museo, poi con Le Vie dei Tesori, ha aperto le porte del suo laboratorio.“Sì, sono state due belle esperienze. In questi anni sono entrato nei musei con i mei pupi, è vero, ma il mio mondo è legato al mio teatrino di via Bara all’Olivella, che il festival Le vie dei Tesori con i suoi laboratori per piccoli gruppi, ha fatto conoscere sempre di più. I musei ed i teatri, anche se chiusi al pubblico, devono vivere e trovare nuove forme di racconto anche in tempi difficili come questi. Questo quartiere, l’Olivella, è il teatro dove io sono cresciuto. Poi, sin dai tempi del professor Vincenzo Tusa, ho sempre subito il fascino dell’archeologia e del Museo Salinas. Queste antichissime pietre mute, testimoni della nostra storia, dovevano trovare voce e raccontare i miti fondanti della nostra cultura. Così, parlandone con la direttrice del museo, Caterina Greco, è nata l’idea del palazzo delle Cento Stanze, il palazzo di Priamo, ed il progetto di racconto dei miti di Ulisse e della guerra di Troia”.
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Uno dei momenti della Macchina dei Sogni al Salinas

Qual è il suo mito classico preferito? C’è chi lo ha paragonato ad Ulisse, che è un uomo di astuzia e di grandi sfide.“Non scomoderei né Omero e né Ulisse, io sono un cantore di storie. Chi è venuto a sentirmi al museo Salinas, ha rivissuto le storie antiche dei miti, Pan e la nascita della musica, Proserpina negli inferi, la guerra di Troia, ha visto eroi, Achille con la sua ira. Hanno risuonato nelle sale del museo, le voci dei guerrieri che erano semidei, ma anche uomini, narrata in questo contesto dalla bellezza incredibile, tra metope e reperti. E poi il mito potente di Medusa, che abbiamo raffigurato con gli arazzi meravigliosi creati dall’artista Tania Giordano, la scoperta della mitica Troia e del tesoro di Priamo compiuta da Schliemann. Forse, tra le storie che racconto, il viaggio di Ulisse resta il mio preferito, somiglia al viaggio che negli anni ha compiuto la Macchina dei Sogni, che ha con le sue edizioni dato vita ad una città degradata, affrontato mille difficoltà, superato gli ostacoli con astuzia e fatica. E siccome una nave non si muove da sola, c’è voluta un’intera compagnia di artisti per ritornare oggi all’Olivella, nel palazzo di Priamo, la Compagnia figli d’arte Cuticchio, il nostro legame, sono stati la chiave per andare avanti”.