Quella miniera dove il sale diventa arte

Torna la biennale del Macss. La galleria nel sito di contrada Raffo, si arricchisce di nuove opere di scultori provenienti da tutto il mondo

di Giulio Giallombardo

10 Luglio 2019

Una galleria d’arte e salgemma nel ventre delle Madonie. Otto anni sono passati da quando un tunnel dismesso della miniera di contrada Raffo, a Petralia Soprana, si è trasformato in un piccolo museo di sculture di sale. Sono stati tanti gli artisti provenienti da tutto il mondo che, nel corso di quattro biennali, hanno sfidato enormi blocchi di sale, materia complessa da scolpire, trasformandoli in opere d’arte permanenti che, via via, hanno arricchito la galleria. Un percorso ciclico lungo il quale macigni pesanti migliaia di chili, estratti dalla miniera, dopo pochi giorni sono tornati con una forma nuova, lì dove giacevano da sei milioni di anni.

Uno spazio dinamico lungo 500 metri che negli anni cambia volto e dove attualmente sono esposte una trentina di sculture di artisti come Domenico Pellegrino, Giuseppe Agnello, Oki Izumi, Daniele Nitti Sotres, Philippe Berson, Giacomo Rizzo, Momò Calascibetta e Laboratorio Saccardi, solo per citarne alcuni. Adesso, la galleria del Macss, Museo di arte contemporanea delle sculture di salgemma, sta per arricchirsi di nuove opere, in vista della quinta biennale che si svolgerà dal 26 luglio al 5 agosto, promossa dall’associazione Sottosale ed Arte e memoria del territorio, con la direzione artistica di Alba Romano Pace.

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Il tema di questa edizione si ispira ad una frase di André Breton, tratta dalla raccolta di poemi Chiaro di terra del 1923: “Libertà colore dell’uomo”. La nuova biennale – fanno sapere dall’associazione – è dedicata “alla celebrazione della libertà come essenza dell’essere umano, alla libertà intesa come i diritti di ogni individuo di vivere ed esprimersi apertamente, al riconoscimento delle minoranze, alla protezione dei più fragili, ai diritti tra cui quelli dell’infanzia, delle donne e dei lavoratori, infine all’inconscio luogo della libertà assoluta”. Un tema quanto mai trasversale e ampio che permetterà agli artisti, anche quest’anno provenienti da diversi angoli del mondo, di spaziare nella loro ricerca, lavorando fianco a fianco a Villa Sgadari, sede della biennale insieme alla miniera gestita dall’Italkali. La direzione artistica sta completando il programma di quest’anno che sarà presentato il 26 luglio nella miniera e che prevede il consueto format di mostre, performance, convegni e allestimenti originali.

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“Ogni due anni chiediamo ad artisti di tutto il mondo di cimentarsi con un materiale per loro nuovo – spiega a Le Vie dei Tesori News, Carlo Li Puma, presidente dell’associazione Sottosale – nello stesso blocco di sale possono trovare parti più dure e delle parti più friabili, così l’artista non ha mai la certezza di vedere completata la sua opera, se non prima di aver dato un ultimo colpo di scalpello. La sfida che gli artisti accettano è proprio questa, lavorare una materia sconosciuta, mettendosi continuamente in discussione. In passato c’è stato anche chi, giunto quasi alla fine dell’opera, l’ha vista disgregarsi davanti ai propri occhi”.

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Così, la sfida tra uomo e natura si rinnova, in un gioco di scatole cinesi. Un gioiello geologico ramificato lungo ottanta gallerie scavate nella montagna, su dodici livelli che sprofondano per 400 metri, custodisce al suo interno un piccolo scrigno di sculture uniche al mondo. Un’opera d’arte che ne contiene altre, cullandole nel suo grembo.

È possibile visitare il museo, aperto solo il sabato, contattando l’associazione Sottosale al numero 3663878751.