◉ ARCHEOLOGIA

Riemerge il cuore sacro dell’antica Selinunte

Scoperto il deposito votivo del Tempio R con oltre 300 reperti. Tra punte di lancia e ceramiche raffinate, la città svela i suoi riti più profondi. Riaffiora un anello d’argento deposto una donna di alto rango come offerta alla divinità

di Redazione

3 Luglio 2025

Nel cuore dell’acropoli di Selinunte, sotto le pietre del più antico tempio della città, riemerge un frammento di storia custodito per quasi tremila anni: un anello d’argento, deposto intorno al 570 avanti Cristo da una donna, probabilmente di alto rango, come offerta votiva a una divinità femminile. Un gesto solenne, rituale, carico di significati che parlano ancora oggi della profonda spiritualità della comunità greca che fondò la città sul mare nel VII secolo avanti Cristo e che riconosceva in Demetra e Kore le protettrici del proprio destino.

Il deposito votivo sotto il tempio più antico

Oggetti votivi recuperati durante gli scavi

Il ritrovamento è avvenuto nel cuore del Tempio R, il più antico edificio sacro in pietra di Selinunte, edificato tra il 580 e il 570 avanti Cristo. Qui, sotto il pavimento originario del santuario, gli archeologi hanno scoperto un deposito votivo straordinario, collocato nel naos, in fondo al tempio, in corrispondenza dell’adyton, lo spazio più sacro e inviolabile del luogo di culto. Un deposito perfettamente conservato che in origine conteneva almeno trecento oggetti: 27 punte di lancia, pesi da telaio, ceramiche raffinate e altri manufatti preziosi, simboli di una ritualità complessa, profondamente intrecciata alla vita civile e religiosa della polis.

Gesti rituali, offerte e simbologie antiche

Le punte di lancia, alcune conficcate nel terreno, sono indizi potenti di pratiche votive arcaiche legate al mondo maschile e guerriero, mentre i pesi da telaio e l’anello d’argento rimandano al culto femminile, alla vita domestica, alla fertilità e alla protezione della comunità. Le offerte, accuratamente sepolte sotto il pavimento del santuario, rappresentano un gesto di consacrazione del luogo, testimoniando il forte radicamento spirituale del culto fin dalla fondazione della città, datata attorno al 628 avanti Cristo.

Lo spazio sacro riservato alle donne

L’adyton del Tempio R di Selinunte

L’adyton del Tempio R, secondo gli archeologi, era protetto da una transenna che impediva l’ingresso diretto ma permetteva alle fedeli di accostarsi, offrire doni e pregare rimanendo all’esterno. Un dettaglio architettonico che rivela non solo la sacralità del luogo, ma anche la natura partecipata del culto, probabilmente dedicato a Demetra e Kore, divinità dell’agricoltura e della rinascita, al centro di riti misterici e comunitari.

Una città nata attorno a un santuario

La nuova campagna di scavi, condotta dall’Institute of Fine Arts della New York University e dall’Università Statale di Milano, in collaborazione con il Parco archeologico di Selinunte, è diretta dall’archeologo Clemente Marconi e ha permesso di confermare il ruolo centrale di questo spazio sacro nello sviluppo della città antica. Il santuario urbano, già al centro delle indagini dello studioso tedesco Dieter Mertens, si conferma come il cuore pulsante attorno al quale si organizzò fin da subito la vita della polis.

Alcuni dei reperti provenienti dall’adyton del Tempio R

Le indagini si sono concentrate anche nell’angolo nord-ovest del santuario, dove è emerso un accesso monumentale risalente al V secolo avanti Cristo. Qui, la sequenza stratigrafica, praticamente intatta dalla fase pre-greca fino al medioevo, ha restituito nuovi reperti e informazioni cruciali sulla lunga frequentazione del sito. Tra i ritrovamenti più suggestivi, la cuspide di una lancia infissa nel terreno, emblema di una ritualità che fonde guerra, protezione e sacralità.

“Riemerge l’anima più antica di Selinunte”

“Sta tornando alla luce la Selinunte più antica – ha dichiarato l’assessore ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato –. Prima la porta e le mura, ora il santuario: tutti ritrovamenti eccezionali che ci permettono di leggere le origini della città”. Anche il direttore del Parco archeologico di Selinunte, Felice Crescente, sottolinea la portata simbolica delle scoperte: “Stiamo portando alla luce l’anima più antica di Selinunte, quello spazio attorno cui fu costruita la prima comunità”.