Rinasce l’abbazia di San Giorgio, tra scavi e restauro
Ripartiti i lavori e le indagini archeologiche a Gratteri, scoperte alcune sepolture, elementi decorativi, graffiti e parte dell'antico convento
di Giulio Giallombardo
24 Giugno 2020
Una storia antica, ancora quasi tutta da decifrare. Circondata dai boschi di Gratteri, sulle Madonie, l’abbazia di San Giorgio è uno di quei luoghi in cui ogni angolo racconta leggende e misteri. Al fascino di suggestioni che affiorano attraverso i secoli, si affianca la ricerca storica, che in questi mesi sta scrivendo un nuovo capitolo. Sono ripartiti i lavori di restauro e indagine archeologica nel sito, iniziati poche settimane prima della pandemia e rimasti fermi durante i mesi di quarantena.
Oggi l’area dove resistono le mura dell’abbazia, appena sotto il centro abitato di Gratteri, è un cantiere aperto e così sarà almeno fino alla fine dell’anno, quando terminerà la campagna di scavi voluta dal Comune, finanziata con fondi del Cipe e a cui stanno lavorando gli archeologi della Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo. I lavori, che ammontano a circa 600mila euro, serviranno a fare nuova luce sull’abbazia dove, in epoca normanna, vissero i monaci premostratensi, agostiniani riformati provenienti dalla Normandia, che ne fecero il loro unico monastero in Sicilia e uno dei tre in Europa (ve ne abbiamo parlato qui).Sono in corso interventi di consolidamento e restauro dei muri perimetrali e delle superfici delle pareti, a cui si aggiungono indagini archeologiche che stanno rivelando non poche sorprese. “Si tratta di un’architettura davvero interessante, come poche in Sicilia – spiega a Le Vie dei Tesori News, la soprintendente Lina Bellanca – . Durante questa prima fase di scavi, sono venuti fuori alcuni materiali lapidei davvero notevoli, come capitelli decorati o archi ricurvi che facevano parte della struttura interna della chiesa. Tutti elementi che andranno ad arricchire il museo allestito dall’amministrazione comunale di Gratteri, con la qualche si è creata una bella sinergia. All’interno della chiesa, poi, stiamo smontando parzialmente una struttura di epoca più tarda per rileggere meglio la spazialità originaria comprendendo il diaconico”.Tra le nuove scoperte, poi, sono state rinvenute alcune sepolture in prossimità dell’abside e sono stati ritrovati ambienti del vicino convento di cui si erano completamente perse le tracce. “Aspettiamo di conoscere i risultati delle analisi sulle ossa per datare con esattezza gli scheletri che abbiamo trovato”, spiega l’archeologa della Soprindentenza, Rosa Maria Cucco, che sta lavorando agli scavi insieme a Lucina Galdolfo, Vincenzo Maltese e Antonio Di Maggio. “In base ai dati stratigrafici – prosegue l’archeologa – riteniamo possano riferirsi agli ecclesiastici che abitavano il convento. Siamo certamente in età medievale, ma è una cronologia non ben definita che oscilla tra la metà del dodicesimo secolo, periodo di fondazione dell’abbazia, fino almeno al tredicesimo secolo. Altri dati interessanti verranno fuori dagli scavi nell’area del convento, dove stiamo rimettendo in luce una serie di vani, cercando di isolare le strutture più antiche”.All’interno delle mura perimetrali della chiesa, inoltre, su una delle pareti di quella che probabilmente fu una cappella in uso nelle fase più tarda dell’edificio, sono stati scoperti anche dei graffiti. “Si tratta di disegni forse realizzati con un cartoncino, alcuni poco leggibili, – chiarisce l’archeologa – ma quello più chiaro ritrae chiaramente una nave, disegno insolito per una chiesa. Queste decorazioni si aggiungono a quelle più antiche di età normanna che erano già note e che sono state interpretate come graffiti preparatori per le decorazioni della chiesa. Infine, sono stati scoperti anche resti sporadici più antichi, risalenti all’età bizantina, si tratta di tegole di copertura frammiste al terreno agricolo, segno che l’area era frequentata anche in epoca precedente a quella normanna”.Anche in prospettiva di un rilancio turistico dell’area, gli scavi saranno completati dalla riqualificazione della strada d’accesso all’abbazia e da un cancello che impedirà l’accesso all’interno della struttura. “Quando tutto sarà più chiaro – conclude la soprintendente Bellanca – speriamo di poter realizzare anche una ricostruzione virtuale di questa chiesa, un’architettura unica in Sicilia, che un tempo doveva essere davvero splendida”.