◉ PALERMO
Ritrovato a Porta dei Greci il Crocifisso di Navarrete, l’affresco che proteggeva viandanti e palermitani
Durante i lavori di restauro condotti da Ance Palermo sotto Palazzo Forcella De Seta, sono emerse tracce di un dipinto del tardo Cinquecento attribuito al pittore spagnolo. L’opera, legata al viceré Marco Antonio Colonna, era parte di una più ampia composizione, oggi quasi del tutto perduta, dal grande valore simbolico per la comunità
di Redazione
3 Luglio 2025
Un’opera di restauro certosina e la scoperta straordinaria di un affresco. Nel corso dei lavori per il recupero di uno dei locali interni a Porta dei Greci, sotto Palazzo Forcella De Seta, è venuto alla luce il Crocifisso di Bartolomeo Navarrete risalente alla fine del 1500.
A ricostruire la genesi dell’affresco, su incarico di Ance Palermo, l’Associazione nazionale costruttori edili, è stato il funzionario archivista dell’Archivio di Stato di Palermo Maurizio Vesco, che ha condotto una minuziosa e approfondita ricerca archivistica, avvalendosi anche di una fonte a stampa come il settecentesco Le porte della città di Palermo al presente descritte, dato alle stampe nel 1732 dal noto erudito palermitano Antonino Mongitore sotto lo pseudonimo di Lipario Triziano.
Nel libro viene descritto l’interno di porta dei Greci, così come si presentava a quel tempo e viene riportata “dipinta a fresco l’Immagine del SS. Crocifisso”. Ciò che rimane oggi sono solo alcuni tratti, ma il grande Cristo in croce era dipinto ad affresco a coprire quasi per intero la parete maggiore perimetrale del piccolo vano all’interno della Porta. “Se il crocifisso, un tempo racchiuso entro una cornice in stucco, certamente più tarda, si presenta purtroppo assai deteriorato e mutilo di moltissime parti, un po’ meglio conservato è il robusto telaio architettonico, composto da pilastri scanalati completi di capitelli e alte trabeazioni modanate con fregio a rosoni – spiega Vesco -. Si tratta di raffigurazioni di carattere apotropaico, volutamente realizzate in uno dei punti strategici di accesso alla città, finalizzate a garantire protezione tanto ai viandanti che alla comunità cittadina”.
Secondo quanto riferito da Mongitore nel suo libro, nella parte sottostante al Crocifisso era riportata una iscrizione della quale oggi non rimane traccia, così come, purtroppo, ugualmente perdute sono le altre due figure nelle quali in origine si articolava la composizione pittorica, Santa Cristina e Santa Eulalia che probabilmente erano state affrescate ai piedi della croce.
La storia del prezioso ritrovamento e la sua genesi sono raccontate da Vesco nel volume voluto da Ance Palermo ed edito da 40due edizioni dal titolo “Il tesoro nascosto di Porta dei Greci”. “L’affresco è, dunque, da datare all’anno 1580 – si legge nel libro – nel pieno del governo di uno dei più celebri fra i vicerè di Sicilia, il duca di Paliano e di Tagliacozzo Marco Antonio Colonna. Il legame tra l’opera e il condottiero-statista romano trova, in qualche modo, conferma ancora nella narrazione di Mongitore. L’importanza dell’intervento di recupero intrapreso dall’Ance non risiede tanto, o quanto meno non solo, nell’avere riportato alla luce e restaurato quanto rimane dell’affresco del Crocifisso di Bartolomeo Navarrete. Il merito di questo lavoro sta, invece, nell’avere riportato all’attenzione della città e della sua comunità un manufatto architettonico di speciale interesse quale la porta dei Greci, la cinquecentesca porta Africa o Vega, uno degli esempi più interessanti nell’Isola di porta rinascimentale giunta sino a noi nella sua complessità, e di tipologia e di linguaggio, seppur anch’essa in parte per frammenti, un oggetto d’arte e un ‘pezzo di città’ intriso di simbolismi, monumento della storia non solo siciliana, ma mediterranea – la mitica impresa d’Africa da parte di Juan de Vega che essa è chiamata celebrare nelle intenzioni del viceré-condottiero spagnolo – oggi purtroppo negletta e mortificata”.
“Il restauro di questi spazi all’interno di Porta dei Greci è un piccolo ulteriore passo avanti nell’ormai ultradecennale percorso di recupero di Palazzo Forcella De Seta – spiega il presidente di Ance Palermo Giuseppe Puccio -. Si tratta di uno spazio completamente dimenticato che al momento dell’acquisto del Palazzo da parte di Ance Palermo era addirittura murato. Oggi viene riportato alla luce e, sotto uno strato di fuliggine, rivela la sorpresa di un importante affresco. Abbiamo voluto collegare questi ambienti ristrutturati agli uffici di Ance Palermo, completando così il recupero, anche funzionale, della parte basamentale del bastione e del piano terra di Palazzo De Seta e ci fa piacere pensare che questo possa essere considerato come il nostro contributo per la riqualificazione del quartiere della Kalsa e, in generale, del centro storico – conclude Puccio -. Ci auguriamo ora che altri soggetti istituzionali intervengano per il restauro della Porta dei Greci, che versa in condizioni alquanto precarie e per il ripristino di condizioni di decoro dell’intera area circostante che, purtroppo, è ridotta a un accampamento e a un dormitorio all’aperto”.