◉ PALERMO
Tunnel, pozzi e cisterne: il mondo sotterraneo della Favorita ancora da scoprire
Proseguono i sopralluoghi per studiare i manufatti idrici nascosti nel parco. Il geologo Pietro Todaro ha esplorato il dammuso borbonico e percorso un cunicolo di circa cinquanta metri collegato all’area dei campi Malvagno. Un sistema complesso che potrebbe avere origini ancora più antiche
di Giulio Giallombardo
27 Marzo 2024
Un cunicolo scavato nella roccia, lungo circa cinquanta metri, che sembra un qanat, ma non lo è. Un’enorme cisterna dalla forma di dammuso, collegata al tunnel, ma di cui si sa ancora pochissimo. C’è tutto un mondo sotterraneo ancora da esplorare tra i sentieri del parco della Favorita di Palermo. Proseguono in questi giorni i sopralluoghi di esperti naturalisti, geologi e botanici, coordinati da Giovanni Provinzano, direttore della Riserva di Monte Pellegrino, coinvolto nel gruppo di lavoro interdisciplinare istituito dal sindaco Roberto Lagalla e presieduto dall’agronomo Giuseppe Barbera.
È di pochi giorni fa la prima esplorazione di Pietro Todaro, geologo tra i maggiori esperti del sottosuolo di Palermo, nella cisterna borbonica che si nasconde a pochi metri dall’ulivo millenario della Favorita (ve ne abbiamo parlato qui). Una grande vasca sotterranea che faceva parte dell’antico sistema d’irrigazione borbonico, ma che potrebbe avere origini ancora più antiche.
“Si è trattato di un sopralluogo preliminare che necessita di ulteriori studi – racconta Todaro a Le Vie dei Tesori – . Ho trovato traccia del sito nella Carta topografica del Reale sito dei Colli del 1816, dove la cisterna è indicata come ‘conserva di acqua’, ma tutto lascia pensare che siamo davanti a un sistema idrico ben più complesso. Le mappe ci dicono che dovrebbe esserci almeno un’altra cisterna nascosta da qualche altra parte e l’area può riservare ancora molte sorprese”.
Todaro, armato di casco e metro, ha esplorato la cisterna e un tratto nel cunicolo che si dipana fino ai campi Malvagno. Un canale in trincea a lastroni trapezoidali di copertura alto poco più di tre metri e lungo circa cinquanta. “In attesa dei rilievi e studi – spiega Todaro – possiamo ipotizzare che la struttura è una conserva d’acqua rurale, del tipo detto ‘stagnuni’, ovvero un serbatoio irriguo rurale, alimentato da un acquedotto che può essere collegato a un pozzo, che era utile sia a irrigare i campi che ad abbeverare il bestiame. Ma il rapporto tra questo ‘stagnone’ e il cunicolo ancora non è chiaro. Sappiamo solo che il canale è in pendenza, per cui potrebbe verosimilmente trattarsi di un condotto che trasportava acqua”.
Da approfondire è anche l’età del manufatto che, secondo il geologo, potrebbe essere anche precedente alla creazione del parco da parte dei Borbone. “Tra i terreni acquistati da Ferdinando c’erano le importanti tenute agricole della principessa di Malvagna. Nulla di strano che – ipotizza Todaro – queste strutture potessero essere già presenti quando ancora la Favorita non esisteva”.