Una terrazza sullo Ionio: Villa Belvedere tra ninfe e cafè chantant
Con il suo splendido panorama che spazia dall’Etna a Taormina, è uno dei luoghi più importanti di Acireale. Custodisce sculture e tesori botanici
di Livio Grasso
31 Luglio 2021
È uno dei luoghi simbolo di Acireale e dalla sua terrazza si gode uno splendido panorama che spazia sul mar Ionio. Amata dagli acesi, Villa Belvedere, prende il nome proprio dalla spettacolare vista che regala dalla balconata principale: da un lato, si possono ammirare Taormina e persino la Calabria; alle spalle, invece, incombe l’Etna, mentre, in basso, la cosiddetta Timpa, promontorio lavico a ridosso della costa prevalentemente caratterizzato da una fitta vegetazione.
Le fonti storiche riferiscono che la villa sia stata realizzata nel 1848 ed intitolata al re Vittorio Emanuele III. Sappiamo, inoltre, che nel 1870 l’area fu notevolmente ampliata attraverso l’acquisto di alcuni terreni confinanti, trasformandola in un giardino tipicamente all’inglese. Luogo di svago e relax per tutti gli abitanti, custodisce un patrimonio artistico e botanico di grande fascino, ed è diventata una delle mete più gettonate anche dai turisti. Saltano all’occhio la fontana in marmo, proveniente dalla chiesa di San Rocco, e l’“ingrottamento lavico”, dotato di una vasca naturale che contiene dei pesci rossi.Di grande impatto anche i due busti scultorei collocati all’ingresso del giardino pubblico, che raffigurano i volti degli illustri acesi vissuti a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. Gode di particolare fascino pure il gruppo marmoreo di Aci e Galatea, tratto da un gesso conservato nella biblioteca e pinacoteca comunale Zelantea di Acireale. Oltre ad essere un’opera di grande pregio artistico, rappresenta una delle leggende più accattivanti del territorio.La tradizione mitologica narra che Aci, giovane e avvenente pastorello, si sia invaghito perdutamente di Galatea, ricordata tra le cinquanta ninfe dei mari, conosciute anche come nereidi. Si dice, pure, che la bella nereide abbia ricambiato il suo amore suscitando l’ira del ciclope Polifemo, a sua volta innamorato e stregato dalla travolgente bellezza dell’amata. Una sera, però, al chiarore della luna, il ciclope vide Galatea baciarsi in riva al mare con Aci. Non appena la ninfa si gettò in acqua, il gigante Polifemo, divorato dalla gelosia, sollevò da terra un enorme masso di lava e lo scagliò contro il povero giovane, schiacciandolo.Il mito prosegue con gli dei che, impietositi dal dolore di Galatea per la perdita dell’amato, trasformarono il sangue del pastorello in un fiume che nasce dall’Etna e, pian piano, sfocia nella spiaggia dove i due innamorati erano soliti incontrarsi. Gli antichi greci battezzarono questo luogo col nome di Akis, tuttora prefisso comune a tutte le nove “Aci” limitrofe.Rimangono i ruderi di quello che un tempo fu lo storico “cafè chantant” e, subito dopo, teatro Eden, edificio in stile moresco un tempo adibito alla rappresentazione di concerti e operette. Qui, nel 1905, venne inaugurata la prima proiezione cinematografica della storia di Acireale. Tuttora, durante l’estate, il complesso edilizio viene predisposto per l’allestimento del cinema all’aperto. Ad arricchire l’immenso valore monumentale della villa sono, inoltre, una gran varietà di piante ed alberi che donano solarità all’ambiente, regalando al visitatore un delizioso scenario a metà tra arte e natura.