Viaggio nel Firriato di Villafranca alla scoperta della Palermo Liberty

Nell’area tra il Politeama e piazza Croci, dopo l’Esposizione nazionale nel 1892, sorsero villette e palazzine in parte sopravvissute agli anni del sacco. Architetture raffinate tra decorazioni floreali ed eleganti prospetti eclettici: dai palazzi Dato, Di Pisa e Failla Zito alla casa del pittore Salvatore Gregorietti

di Emanuele Drago

29 Maggio 2023

Tra il novembre del 1891 e giugno 1892, a Palermo, su un’area di forma rettangolare di 130mila metri quadrati, di cui quasi la metà coperti, oltre un milione di persone assistette alla quarta Esposizione nazionale. La fine della grande kermesse, inaugurata dal sindaco Antonio Starabba di Rudinì e a cui parteciparono come ospiti anche il re Umberto e la regina Margherita, consacrò quest’area, una felice enclave che da piazza Castelnuovo giungeva fino a piazza Croci.

 width=

Decorazioni di Palazzo Utveggio

Alla fine dell’Esposizione, così come prevedeva l’accordo tra l’amministrazione comunale e chi deteneva il firriato di Villafranca, il principe di Radaly, i padiglioni vennero dismessi e al posto dei prefabbricati, facendo tesoro della ripartizione a scacchiera, vennero edificate diverse villette e palazzine in stile liberty. Ancora oggi, magari in una silenziosa domenica mattina, è possibile muoversi andando alla scoperta di ciò che ancora rimane di quella originaria bellezza.
 width=

Palazzo Dato

Così, a distanza di oltre un secolo, è possibile cogliere dalle finestre di palazzo Agnello Briuccia (sorto ad angolo tra via Libertà e Dante, in sostituzione dell’imponente ingresso monumentale in stile neo-moresco) i soffitti con le eleganti decorazioni floreali. Un po’ più oltre, tra le vie XX Settembre e XII Gennaio, si scorge l’eclettica facciata del palazzo Dato, un edificio in stile neorinascimentale fatto erigere all’inizio del Novecento dall’architetto Vincenzo Alagna (ve ne abbiamo parlato qui). I colori e fantasiose bugne che decorano gli angoli e le finestre dell’edificio ricordano in qualche modo i prospetti realizzati da Hector Guimard, architetto francese a cui l’Alagna attinse.
 width=

Palazzo Failla

Ma quella di palazzo Dato è una rara eccezione, giacché le caratteristiche dei palazzi liberty di Palermo pongono l’accento, più che sul colore, sulle decorazioni floreali. Un chiaro esempio ne sono il palazzo Failla Zito, posto quasi ad angolo tra la via XII Gennaio e la via Villafranca; si tratta di un vero e proprio gioco di decorazioni floreali (notevole è la bellezza del portale) arricchite da eleganti teste muliebri.
 width=

Palazzo Di PIsa

Ma il viaggio in quello che agli inizi del Settecento era ancora il primo giardino recintato della città, sebbene ancora di proprietà di don Giuseppe Alliata e Colonna, principe di Villafranca, prosegue su via Garzilli, dove al numero civico 26 è possibile ammirare l’eclettica facciata di palazzo Di Pisa, il cui finto bugnato e le ghiere attorno alle finestre, via sempre più ricche man mano si sale ai piani superiori, ne costituiscono il riconoscibile segno. Il palazzo venne realizzato dell’architetto Antonio Zanca, noto anche per aver progettato il palazzo municipale di Messina.
 width=

Scala interna della palazzina Gregorietti

Un po’ più oltre, al numero civico 30, si erge invece l’abitazione con elegante loggia angolare che agli inizi del Ventesimo secolo fu l’abitazione del pittore e vetratista Salvatore Gregorietti. Dopo aver scorto in via XX Settembre, al numero 62, il palazzo dell’imprenditore Michele Utveggio, prototipo basiliano di tutte le successive case di pigione del quartiere Libertà, è ad angolo tra la via Siracusa e via Villafranca che gli occhi dei passanti sembrano sgranarsi davanti a un particolarissimo edificio costruito su tre piani, riccamente impreziositi da tipici motivi floreali. Non solo per l’insolito colore dei prospetti (un bianco che ricorda le abitazioni del Magreb) ma anche per la raffinata bellezza dei balconi in ferro battuto. Ci troviamo ovviamente dinnanzi al villino in cui Ernesto Basile visse insieme alla moglie Ida e che oggi è sede della biblioteca della Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo.
 width=

Villino Ida

Il viaggio dentro le dimore di quello che fu l’ex firriato si conclude con altri due importanti edifici: il palazzo Landolina di Torrebruna, sito di via Agrigento, e la casa dell’ingegnere Mazzarella in via Caltanissetta 2. La prima dimora, progettata dall’architetto Tamburello, si presenta all’esterno in stile neo-medievale, anche se, una volta oltrepassato il portone d’ingresso, già l’androne e le scale che conducono agli appartamenti interni ne rivelano l’impronta chiaramente liberty. Molto suggestive sono le pitture che arricchiscono le pareti delle scale, pitture che vennero eseguite da Onofrio Tomaselli, l’autore de “I carusi”, l’emozionante tela che oggi si trova alla Gam di Palermo.
 width=

Palazzo in via Mazzini

L’altro edificio, invece, presenta cinque elevazioni la cui facciata è arricchita da lunette con motivi floreali. Una parte di questa bellezza liberty, ai più celata, è possibile osservarla all’interno dei locali di un noto negozio di arredamento che si affaccia su via Libertà. Ma se il firriato fu l’epicentro il cui ebbe luogo la quarta Esposizione nel 1891, dopo quell’evento vi fu anche un’altra Palermo liberty che iniziò ad estendersi oltre questa felice enclave. E non solo sul versante opposto del firriato (di cui tra i diversi palazzi meritano una particolare attenzione il palazzo Jaforte, un altro elegante edificio posto ad angolo con via Mazzini e Casa Lo Bue Lemos, in via Quintino Sella, all’interno di un noto istituto bancario) ma anche sui successivi tratti della via Libertà, sulla via Dante e sulla via Notarbartolo. Strade che, nonostante la terribile ecatombe edilizia che si abbatté sulle numerose ville e palazzine liberty negli anni del “sacco”, custodiscono ancora alcune preziose perle che attendono solo di essere riscoperte.*Docente e scrittore