Ambelia, viaggio a cavallo tra natura e storia

È tutto pronto per la Fiera Mediterranea nella storica tenuta che ospiterà decine di razze equine, ma anche una mostra archeologica

di Marco Russo

8 Maggio 2019

Un’antica tenuta nelle campagne catanesi, fuori dai grandi circuiti turistici della Sicilia, per tre giorni diventa vetrina del variegato mondo equestre. È tutto pronto per la Fiera Mediterranea del Cavallo, che si svolgerà dal 10 al 12 maggio nella Tenuta Ambelia, a una trentina di chilometri da Catania. Una manifestazione che ospiterà decine di razze equine, in un suggestivo contesto di natura e arte.

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Le campagne di Ambelia

Un evento che non ha precedenti nell’Italia meridionale e che si propone, essenzialmente, di raggiungere due obiettivi: rilanciare le razze degli equidi autoctone italiane e dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo; promuovere il territorio dell’Isola, soprattutto nei suoi itinerari “minori”, cioè quelli al di fuori delle guide ufficiali. L’iniziativa è della Regione Siciliana, che ha mobilitato gli assessorati per l’Agricoltura, il Turismo, le Attività produttive, i Beni culturali, dopo aver rimesso a nuovo l’antica Tenuta, che in età feudale apparteneva ai nobili del luogo, prima i Barresi e poi i Branciforte. Ambelia è stata sin dall’Unità d’Italia una Stazione di monta dello Stato attraverso il ministero della Guerra. Oggi è gestita dall’Istituto di incremento ippico, ente controllato dalla Regione e preposto alla tutela delle razze autoctone che in Sicilia sono essenzialmente quattro: il Cavallo orientale, il Cavallo sanfratellano, l’asino ragusano e l’asino di Pantelleria.
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Acroterio di Camarina

La manifestazione si articolerà in iniziative di carattere sportivo, ludico e culturale. Ad Ambelia, raggiungibile da Catania anche a bordo di un treno storico del 1910, sarà possibile visitare anche una ricca esposizione archeologica che ripercorre il rapporto tra l’uomo e gli equidi attraverso sculture, pitture, raffigurazioni, graffiti, bassorilievi, monete e mosaici. Organizzata secondo un criterio cronologico, la mostra – curata dalla Soprintendenza ai Beni culturali di Catania, guidata da Rosalba Panvini – illustra l’iconografia del cavallo presente nelle testimonianze archeologiche della Sicilia, dalla preistoria all’età romana.
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Testa di cavallo trovata a Gela

Un excursus storico, che inizia dalle raffigurazioni di equidi incise nelle grotte della Sicilia, risalenti al Paleolitico Superiore (12mila anni fa), e si sofferma sulla straordinaria documentazione archeologica relativa alla colonizzazione dei greci e alla successiva conquista romana dell’Isola. In esposizione opere ritrovate nelle necropoli di Siracusa e connesse ai riti funerari (Cavallino bronzeo e Cratere con cavallo dalla necropoli del Fusco, VIII-VII secolo avanti Cristo), o rinvenute negli abitati e destinate all’infanzia (Cavallino giocattolo da Butera, VII secolo avanti Cristo). In mostra anche reperti archeologici scoperti nei santuari delle città, come le sculture che ornavano i templi (Acroterio con cavaliere da Camarina, VI secolo avanti cristo, Metopa con quadriga, Demetra e Kore da Selinunte, 560-550 avanti Cristo, teste fittili di Cavalli da Gela, V secolo avanti Cristo) e come i piccoli altari in terracotta (Arula in terracotta da Selinunte, 560-550 avanti Cristo).Una delle scoperte archeologiche più recenti e significative, è costituita dal ritrovamento delle sepolture di cavalli e cavalieri, caduti nella battaglia di Himera del 480 avanti Cristo, che vide la vittoria dei Greci di Sicilia sui Cartaginesi e di cui si espone un cranio di cavallo con il morso in bronzo. Le testimonianze archeologiche più straordinarie provengono però dai mosaici delle Ville Romane del Casale di Piazza Armerina e del Tellaro di Noto, risalenti al IV secolo dopo Cristo, dove i cavalli vengono rappresentati con ricche bardature in scene di gare equestri al Circo Massimo di Roma e in grandiose scene di caccia.