Gela delle meraviglie, una strada diventerà museo
Sarà visibile a cittadini e turisti la necropoli con le tombe di bambini, scoperta durante i lavori per la realizzazione della rete in fibra ottica
di Giulio Giallombardo
6 Maggio 2020
Passeggiare sopra un museo archeologico. Tra le squadrate vie di Gela si nascondono tesori sepolti, come alcuni lembi di necropoli che continuano a regalare sorprese. È il caso dello scavo di via Di Bartolo, nel quartiere Borgo, dove lo scorso inverno, durante i lavori per la realizzazione della rete in fibra ottica, sono affiorate una decina di tombe di bambini (ve ne abbiamo parlato qui). Adesso quel tratto di strada sarà musealizzato grazie a un finanziamento di Open Fiber, azienda che si sta occupando della banda ultra larga in città. Dunque, ciò che è stato scoperto non ritornerà sottoterra, come spesso accade in questi casi, ma resterà visibile a tutti, a testimoniare la ricchezza di un territorio unico in Sicilia.
Il progetto è quasi pronto, mancano solo gli ultimi dettagli. L’azienda in questi giorni sta definendo qualche passaggio con l’amministrazione comunale, mentre la Soprintendenza dei Beni Culturali di Caltanissetta si occuperà di monitorare i lavori che saranno realizzati da Open Fiber e che costeranno circa 140mila euro. Attraverso un vetro posto sul piano stradale, con un’adeguata illuminazione e pannelli informativi, si potranno ammirare, così, le sepolture risalenti al periodo immediatamente successivo alla nascita della colonia rodio-cretese di Gela, cioè dopo il 688 avanti Cristo. “È un risultato importantissimo per un progetto a cui lavoriamo da mesi – ha detto a Le Vie dei Tesori News, la soprintendente Daniela Vullo – . Avremo modo così di valorizzare quella che riteniamo una scoperta eccezionale, pressoché unica in Sicilia. Vogliamo adeguatamente proteggere lo scavo con lastre di vetro, corredarlo di apparati didattici e installare impianti di illuminazione e areazione”.La via Di Bartolo, così, cambierà volto, trasformandosi in un piccolo museo a cielo aperto, dove poter ammirare, dopo 2500 anni, una porzione del cimitero utilizzato dalla generazione dei fondatori della città. Gli scavi – condotti da un team di archeologi composto da Gianluca Calà, Marina Congiu, Angelo Mondo, Leda Pace e Sebastiano Muratore – hanno riportato alla luce dieci sepolture che documentano differenti usi e rituali funerari. Le tombe dei bimbi sono definite ad enchytrismòs, cioè un tipo di tomba che consisteva nel deporre il corpo del bambino all’interno di un vaso in terracotta in posizione rannicchiata, talvolta insieme a qualche vasetto o oggetto di uso comune.“Le tombe, specie quelle della fase d’uso più antica, si affastellavano e si addossavano l’una all’altra in un ristretto spazio del quale ogni centimetro sembra essere stato impegnato – fa sapere Carla Guzzone, dirigente della Soprintendenza – . Tuttavia, a ridosso di ogni tomba identificata, è stato possibile individuare i resti, spesso frammentari, ma ben riconoscibili, del corredo funerario e delle deposizioni rituali, insieme ai segni tangibili dei riti che era usanza celebrare attraverso libagioni, o in qualche caso tramite il consumo rituale di carni, al momento del seppellimento. In tal senso è possibile spiegare la presenza dei resti ossei di un erbivoro di grandi dimensioni correlati con l’enchytrismòs apparentemente più antico del complesso, che una bella coppetta integra inquadrabile nel protocorinzio pone intorno al 675-650 avanti Cristo”.Dunque, dopo l’interruzione dei lavori a causa della pandemia, il progetto adesso può ripartire. “Ci auguriamo – conclude la soprintendente Vullo – che questo possa essere utile anche per un rilancio turistico e culturale di Gela. Magari un primo intervento di musealizzazione a cui potrebbero seguirne altri. Ma è importante che, oltre i turisti, possano goderne soprattutto i gelesi, così da tornare a innamorarsi del loro patrimonio”.