I 23 rostri della Battaglia delle Egadi in un database digitale
I reperti in bronzo sono stati al centro di una campagna di documentazione e presto saranno visionabili online grazie al lavoro della Soprintendenza del Mare e della statunitense Rpm Foundation
di Redazione
13 Giugno 2022
Sono i grandi “becchi” in bronzo con cui si armavano le antiche navi, usati anche durante la storica battaglia delle Egadi, vinta nel 241 avanti Cristo dalla flotta romana contro i cartaginesi. I 23 rostri recuperati nei fondali di Levanzo sono stati oggetti di studio di una campagna di documentazione e presto saranno visionabili online attraverso un database al quale stanno lavorando la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e la statunitense Rpm Foundation.
Un team composto da archeologi, tecnici e fotografi, ha lavorato per tre settimane, catalogando tutti i preziosi reperti in bronzo ritrovati e recuperati nello specchio di mare a nord-ovest di Levanzo, nelle Isole Egadi, nel corso delle numerose campagne di ricerca effettuate negli ultimi anni, grazie all’accordo stipulato tra la Regione e la prestigiosa fondazione americana. In particolare, – fanno sapere dalla Regione – sono state realizzate le scansioni laser dei rostri e la documentazione fotografica, nonché il rilievo di tutti i manufatti. Scopo dell’attività, è quello di approfondire lo studio dei rostri punici e romani mentre la prossima pubblicazione di un volume che racconterà la Battaglia delle Egadi.Insieme ai 23 rostri, sono stati recuperati oltre 30 elmi del tipo Montefortino, due spade, alcune monete e un grande numero di anfore: insieme sono il frutto di una grande campagna di ricerca effettuata fin di primi anni 2000. Un lavoro che si è ripetuto ogni anno con l’ausilio della nave oceanografica Hercules, dotata delle più sofisticate tecnologie nel campo della ricerca marina ad alta profondità. Da alcuni anni, alla ricerca puramente strumentale, è stata affiancata l’opera di un gruppo di subacquei altofondalisti che operano in sinergia con i tecnici della Rpm e della Soprintendenza, rappresentando un valore aggiunto sia in termini di efficacia che di snellimento dei tempi.I rilievi sono stati effettuati nelle sedi della Soprintendenza del Mare dove sono custoditi i rostri, e cioè, all’interno dell’ex Istituto Roosevelt, all’Arsenale della Marina Regia di Palermo, nell’ex Stabilimento Florio di Favignana, al Castello di Punta Troia a Marettimo e al Museo regionale Agostino Pepoli di Trapani. “La buona collaborazione nelle ricerche dà ottimi frutti. Le informazioni di dettaglio acquisite sulla Battaglia delle Egadi, grazie alla ricerca congiunta tra la Soprintendenza del Mare e la Rpm Foundation – sottolinea l’assessore regionale ai Beni Culturali, Alberto Samonà – forniscono importanti elementi per definire con maggior chiarezza gli avvenimenti che, nel 241 avanti Cristo, cambiarono il corso della storia. Il database che a breve sarà consultabile è uno strumento di conoscenza approfondito che consentirà a tutti gli studiosi di operare sulla base di informazioni scientifiche inequivocabili”.“Continua – dichiara il soprintendente del Mare, Ferdinando Maurici – lo studio della Battaglia che, grazie all’intuizione di Sebastiano Tusa, ha consentito di arricchire la storia di un evento che ha cambiato le sorti del Mediterraneo. La stretta collaborazione con la Rpm Nautical Foundation e la Sdss, The Society for Documentation of Submerged Sites, che ci fornisce un prezioso supporto con i suoi subacquei, ci permette di proseguire le ricerche che da circa 20 anni vengono svolte nello specchio acqueo delle Egadi. È ancora una volta la prova che la perfetta sinergia tra istituzioni scientifiche, rappresenta la chiave vincente per le ricerche archeologiche in mare”.I rostri della Battaglia delle Egadi sono attualmente in mostra all’Arsenale della Marina Regia di Palermo, all’interno della mostra “Sebastiano Tusa una vita per la cultura”, a Favignana nella sala museale della Battaglia all’interno dell’ex Stabilimento Florio, al Castello di Punta Troia a Marettimo e al Museo Agostino Pepoli di Trapani.