◉ BENI CULTURALI
Il relitto romano di Marausa esposto a Marsala durante il restauro
A tre mesi dal recupero, i resti della seconda nave rinvenuta davanti alle coste di Misiliscemi, nel Trapanese, è in mostra al museo archeologico regionale Lilibeo di Marsala. Si tratta della “gemella” di una prima imbarcazione scoperta nel 1999 nello stesso luogo
di Marco Russo
26 Gennaio 2024
Sono passati tre mesi dalla fine delle operazioni di recupero del relitto di epoca romana iniziate lo giugno sulle coste trapanesi e i resti della nave sono già esposti al museo archeologico regionale Lilibeo di Marsala. Una mostra a restauro in corso per il relitto scoperto davanti alla costa di Misiliscemi, ribattezzato Marausa II, perché “gemello” di quello già scoperto nel 1999 nello stesso luogo.
Individuata nel 202o da Francesco Brascia, dipendente del 37mo Stormo dell’Aeronautica, la nave è stata recuperata e documentata nel periodo che va da giugno a ottobre 2023. Il relitto, trasportato via mare grazie a una struttura metallica sorretta da galleggianti che ha consentito di mantenere la forma originaria dell’imbarcazione, si trova adesso in una grande vasca, lunga 15 metri e larga 6, dove è in fase avanzata il processo di desalinizzazione del legno.
Grazie alla scelta di tecniche di restauro all’avanguardia – spiegano dalla Regione – sarà quindi possibile esporre il relitto a circa un anno dal suo recupero. Sono intanto iniziate anche le fasi di consolidamento e restauro dei materiali recuperati durante lo scavo subacqueo come anfore, lucerne, chiodi, ceste in vimini, àncore e materiali di bordo, contenitori metallici e monete. Nella prossima primavera inizieranno le fasi di consolidamento e ripristino dell’imbarcazione che, dopo un periodo di circa 6 mesi, consentiranno di avviare le fasi di musealizzazione.
Tutto è iniziato dalla segnalazione della presenza di frammenti d’anfora e di resti lignei da parte di un sub, che consentì di localizzare a meno di 100 metri dalla battigia e a circa 2 metri di profondità, la presenza del relitto. Dopo un primo sondaggio che aveva consentito di comprendere l’importanza del ritrovamento, la Soprintendenza del Mare aveva provveduto a mettere in sicurezza il sito coprendolo con oltre 100 sacchi riempiti di sabbia. Poi l’avvio dei lavori di recupero dello scafo, molto simile a quello già scoperto nel 1999 nello stesso luogo e ora esposto al Baglio Anselmi.
Dalle indagini eseguite, il “Marausa II”, potrebbe essere una nave oneraria (adibita al trasporto di merci), del Quarto secolo dopo Cristo di grande interesse scientifico, soprattutto per le tecniche costruttive navali di questo particolare periodo storico. “Un fiore all’occhiello per la nostra Regione”, lo ha definito l’assessore ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, in occasione del sopralluogo effettuato per constatare l’avanzamento dei lavori di restauro dell’imbarcazione. “Basti pensare – ha aggiunto – che, ad oggi, sono stati oltre 800 gli studenti che hanno potuto ammirare il relitto in fase di restauro alla presenza di un team di archeologi specializzati, all’opera senza sosta per il completamento dei lavori”.