La Santuzza sul carro dei sogni più vicina ai palermitani, arriva il Festino 2023

Tutto pronto per la 399esima edizione delle celebrazioni per la santa patrona, quest’anno nel segno di Pino Puglisi e Biagio Conte. La statua di Rosalia non guarderà il corteo dall’alto, ma sarà più a contatto con la gente. Una scelta di inclusività che accompagna anche la nascita del Musar, il primo museo diffuso dedicato alla protettrice della città realizzato dall’Accademia di Belle Arti

di Antonio Schembri

8 Luglio 2023

Sarà un’edizione “onirica” quella dell’imminente Festino di Santa Rosalia che partirà lunedì 10 luglio con l’apertura delle porte del Palazzo Arcivescovile di Palermo e culminerà, dopo cinque fitti giorni di celebrazioni e spettacoli, nei due eventi a più intensa partecipazione popolare: il corteo trionfale del carro della Santuzza e la solenne processione cittadina dell’urna contenente le sue reliquie, rispettivamente la sera del 14 luglio, con i tradizionali giochi pirotecnici in nottata davanti al golfo di Palermo e nel tardo pomeriggio del giorno successivo, con il messaggio finale dell’arcivescovo ai palermitani.

Il modellino del carro trionfale

Sarà infatti il sogno il codice narrativo di questa 399esima edizione della manifestazione religiosa e di folklore più celebre del capoluogo siciliano. Il Festino, quest’anno definito il “numero 400 meno uno”, in riferimento all’edizione dell’anno prossimo che celebrerà il quarto centenario della miracolosa liberazione di Palermo dalla terribile epidemia di peste, di cui fa cenno anche il Manzoni ne I promessi Sposi, attribuita alla giovane Rosalia Sinibaldi, vissuta cinque secoli prima in città fino all’età di 12 anni, prima di fuggire nel 1152 dal matrimonio impostole dal padre e trascorrere oltre un decennio all’eremo della Quisquina, nel cuore dei Monti Sicani. Luogo da cui poi ritorna a Palermo per continuare il suo eremitaggio nella grotta di Monte Pellegrino, dove muore a 40 anni nel 1170, fa infatti perno sul sogno fatto da un’anziana inferma, Geronima La Gattuta.Secondo la donna avrebbe incontrato in visione Rosalia nel 1623 nelle sembianze di una fanciulla in abito monacale, che la incarica di ritrovare le sue ossa nella spelonca del promontorio palermitano. Il 399esimo Festino lo rievocherà con la scelta iconografica della Luna simbolo arcaico di diverse culture, legato all’immagine femminile nonché simbolo di luce dentro l’ombra, che costituirà l’elemento più grande a campeggiare sopra il carro trionfale.

Il bozzetto del carro realizzato da Fabrizio Lupo

Il sogno che oggi però il Festino vuole evocare è contemporaneo, inclusivo e di matrice francescana. È quello che ha animato l’intera esistenza di due eroi palermitani della spiritualità e dell’impegno verso gli ultimi: padre Pino Puglisi, che ha combattuto la mafia con le armi del Vangelo e del sorriso; e Biagio Conte, il viandante e missionario dei poveri scomparso all’inizio di quest’anno. “Fu proprio fratel Biagio, in un incontro l’anno scorso a pochi mesi dalla sua morte a metterci quasi in crisi, quando osservò che la Santuzza non dovesse stare sulla parte alta del carro, a dieci metri d’altezza, bensì il più possibile a contatto della gente”, racconta lo scenografo Fabrizio Lupo, autore del tema del sogno del Festino in arrivo.“Abbiamo quindi deciso di abbassare la posizione della statua della santa patrona di Palermo, praticamente ad a altezza uomo – prosegue lo scenografo – e rendere ancora più visibile la visione di Biagio Conte di unire la gente sotto qualcosa che è al di sopra di tutto, una fede che appartiene al fedele e all’ateo, al sacro e al profano; e che accoglie e unifica, così lui accettava tutti, chiamandoli ‘accolti’, nella comunità che ha animato per decenni. A cominciare dagli emarginati”.

Il sindaco Roberto Lagalla e l’arcivescovo Corrado Lorefice con il modellino del carro

Al momento proprio nella piazza su cui si affaccia la Missione di Speranza e Carità di Biagio Conte, scenografi, fabbri e falegnami stanno lavorando fianco a fianco per ultimare il carro che porterà in giro il fercolo della santa patrona di Palermo con il sogno di unione popolare animato dal frate laico.La matrice inclusiva di questo Festino edizione “400 meno uno” è anche lo spirito che accompagna la nascita del Musar, il primo Museo diffuso di Santa Rosalia. Un progetto dell’Accademia di Belle Arti, non ubicato su un solo luogo, ma in tutti quelli del mondo in cui sono presenti testimonianze e esperienze legate al culto di Santa Rosalia e di San Benedetto il Moro, altro importante protettore di Palermo dalla storia straordinaria, segnata dall’essere stato figlio di schiavi africani barattati da mercanti senza scrupoli.

Un momento della conferenza stampa

Il centro operativo del museo diffuso sarà la Bottega 7, all’interno dei Cantieri Culturali alla Zisa. Sia in questo piccolo laboratorio che in altri spazi sparsi altrove – per esempio Rosalia è venerata anche a Vienna e nel borgo di Torre Ambra, in Catalogna – oltre a immagini riprodotte del culto della Santuzza, alla narrazione e alla documentazione della sua storia e del suo significato sacro e popolare, di ricerca e culto della bellezza, si potrà accedere grazie a dei QR Code”.“Un festino importante anche perché quest’anno ricorre il trentesimo anniversario dell’uccisione di Padre Puglisi per mani mafiosa – ha detto questa mattina il sindaco Roberto Lagalla durante la presentazione del prossimo Festino – . La sua testimonianza morale è un patrimonio fondamentale che insieme con quello di fratel Biagio, non può essere disperso. Per questo il Comune ha voluto istituire il premio ‘Genio di Palermo’, che verrà conferito ai palermitani che si saranno distinti per il lustro dato al capoluogo. Alla Santuzza rivolgiamo le nostre speranze consapevoli che per dare a Palermo il cambiamento che chiede e merita è fondamentale il coinvolgimento e la responsabilità di tutti i cittadini”.

L’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice

Messaggio enfatizzato anche dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice: “Rosalia scenderà dal monte nella città finché ci sarà uno solo uomo o donna che soffre e come lei lo hanno fatto padre Puglisi e Biagio Conte, per liberare la città dal male. In particolare quello che si struttura in forme di potere. Il messaggio è di costruire la città: significa averne cura, servirla, non depredarla. E i primi suoi destinatari sono coloro che si assumono il compito di amministrarla”.