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La Sicilia delle contraddizioni tra visioni, arte e incompiute
Nel vivo la prima quadriennale “Abbiamo Tutto Manca il Resto” organizzata da Farm Cultural Park. Una manifestazione diffusa, tra Favara, Catania, Gela, Aragona, Mazzarino, che affronta temi come lo spopolamento dell’Isola e la riqualificazione degli spazi abbandonati. In programma mostre, installazioni, incontri e proiezioni
di Marco Russo
21 Giugno 2024
Una piattaforma per esplorare le contraddizioni della Sicilia attraverso l’arte contemporanea, e farne un faro di cambiamento. Una mostra diffusa che coinvolge artisti, fotografi, architetti, designer, scenografi, videomaker, imprenditori sociali e, persino, fisici quantistici e giuristi creativi di diverse generazioni. È entrata nel vivo la prima edizione di “Abbiamo Tutto Manca il Resto”, un nuovo progetto quadriennale di Farm Cultural Park con il supporto di Dolciaria Di Stefano, due realtà siciliane che nel corso di questi anni, in modi differenti, hanno cercato di raccontare la Sicilia contemporanea, lasciando da parte i luoghi comuni e gli stereotipi.
La quadriennale si è inaugurata ieri nella sede di Isola a Catania, hub di innovazione e formazione nel cuore della città, con un confronto pubblico sul tema dell’inclusione, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. Nel pomeriggio, invece, è stata presentata la prima edizione della manifestazione e la sera si sono festeggiati compleanni di Isola e di Farm Cultural Park.
Oggi, a mezzogiorno, l’appuntamento è ad Aragona, in collaborazione con il Comune, per aprire il cantiere dell’Auditorium Incompiuto – opera pubblica mai completata, da circa trent’anni immutata – e iniziare un processo partecipato per immaginare una nuova destinazione a servizio degli aragonesi insieme a un super collettivo formato da Alterazioni Video, Analogique, Fosbury Architecture e il Dipartimento di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dell’Università di Palermo.
Nel pomeriggio ci si sposta a Favara, con l’inaugurazione alle 18 al Castello della mostra “Nuove Normalità” nella quale 70 progettisti ci raccontano l’architettura italiana che pensa al prossimo futuro e alle 19 proseguono i festeggiamenti per i 14 anni di Farm con l’opening di tutti i padiglioni della quadriennale, con opere e installazioni tantissimi artisti, tra cui Agnese Canicattì, Angelo De Grande, Angelo Salemi, Anna Amalfi, Antonio Panarisi, Carmelo Navarra, Danila Mancuso, Giovanni Iudice, Giuseppe Arezzi, Giuseppe De Michele, Giuseppe Veneziano, il collettivo Hackatao+Insight, Jérémy Depuydt e Giuseppe Accardo, Loredana Longo.
La quadriennale si conclude domani, sabato 22 giugno, a Gela. Alle 19, Ué – Eventi Urbani inaugurerà un padiglione off al Civico 111. La città si racconta con gli occhi e il cuore dei giovani (e non solo) gelesi, ciò che la città greca esprime da sempre: un senso di devastante bellezza e incompiutezza che convivono. Un sentiero che attraversa installazioni fotografiche e artistiche, proiezioni video e visioni di una Gela che verrà.
A maggio si è, inoltre, inaugurato a Mazzarino il padiglione con le opere di Lorenzo Romano e Azzurra Messina, Salvo Ligama, Anne-Clémence de Groléè, Carmelo Nicotra, Roberto Collodoro, Fabio Alfano e l’installazione di Calogero Palacino. Mentre, sempre a Mazzarino, a Palazzo Tortorici, l’8 giugno sono stati presentati due progetti speciali: “Terraformation” un progetto a cura di Andrea Mineo dell’iniziativa Mayer Pavilion di Berlino con gli artisti ospiti Rachel Harris, Sandra Chrzanowski, Luïza Luz, Andries De Lange e Vincenzo Fiore Marrese che durante il mese di giugno saranno in residenza nelle campagne di Butera per muovere i primi passi e creare una Istituzione della Terra, in cui la natura guida la sua costruzione e tutti i futuri interventi artistici; e “LandRush” a cura degli artisti-giornalisti Frauke Huber e Uwe H. Martin.
Durante la quadriennale si affrontano temi come quello della diaspora che sta spopolando la Sicilia con 560mila giovani andati via negli ultimi dieci anni; della migrazione, cercando di ripensare luoghi, politiche e pratiche di accoglienza; e delle opere pubbliche incompiute. La mostra ospita opere, installazioni e riflessioni su identità e stereotipi della Sicilia, mafie e burocrazie ottuse, natura e cambiamento climatico, condizione femminile e parità di genere; racconta “l’abbiamo tutto” con slanci per qualcuno ingenui di speranza e “il manca il resto” con la crudezza dei dati che inchiodano sempre le province siciliane sempre agli ultimi posti delle classifiche sulla qualità della vita. Ricorre persino all’intelligenza artificiale per trasportare i visitatori in luoghi surreali con una nuova popolazione di abitanti misteriosi.
Una partnership, quella tra Farm e Di Stefano, nata col supporto di Industria 01, agenzia di comunicazione che da anni segue la comunicazione dell’azienda dolciaria. È così che nel 2022 è nato il progetto, giunto già alla sua seconda edizione, “Magnum, ti meriti un panettone siciliano”, contest volto a conoscere le storie di quanti si sono distinti per azioni gentili e altruistiche nei confronti di altre persone o a sostegno e tutela di beni e luoghi della comunità. Farm Cultural Park, inoltre, collabora con l’Università di Palermo e il Politecnico di Milano nel progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale Osmosi, per trasformare spazi in disuso in hub di inclusione sociale e innovazione urbana e rurale in Sicilia e Lombardia.