Le due sfingi tornate a risplendere, guardiane dell’Orto Botanico

30 Dicembre 2021

Le due sculture restaurate dalle Vie dei Tesori sono uno dei simboli dell’edizione natalizia del Festival, in corso fino al 5 gennaio

di Marco RussoSono il simbolo delle incognite della scienza e della sfida ambigua che la sua conquista pone al genere umano. Stanno a guardia dell’Orto Botanico di Palermo, un vero e proprio biglietto da visita per chi arriva in questo storico polmone verde aperto sulla città. Le due sfingi in pietra di Billiemi – tornate a risplendere dopo un intervento di restauro promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori poco più di un anno fa – sono uno dei simboli dell’edizione natalizia del Festival, in corso fino al 5 gennaio (qui il programma). Una rassegna costruita attorno al tema dei restauri portati avanti negli ultimi anni dalla Fondazione (qui per scoprirli tutti) e che contribuirà anche ai prossimi interventi. Infatti, il ricavato della metà dei coupon di questa edizione sarà devoluto ad altri restauri.

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Una delle sfingi restaurate

Scolpite da Vitale Tuccio per l’ingresso del Gymnasium, le due sfingi furono realizzate tra il 1789 – quando iniziò la costruzione degli edifici principali dell’Orto Botanico – e il 1795, anno della sua inaugurazione. Rappresentano l’enigma della conoscenza, elemento ricorrente nell’Europa dell’Illuminismo, sia per la moda dell’Egitto dopo le prime scoperte archeologiche, sia per il diffondersi della massoneria con i suoi simboli. Le sfingi sono state oggetto di un delicato restauro – con l’aiuto di IGT – che colma le lacune e riporta la pietra al colore originario. L’intervento che è stato condotto dall’equipe di Giuseppe Inguì, ha riguardato la ripulitura da incrostazioni e danni dovuti soprattutto a agenti atmosferici e proliferare di muffe e licheni; sono state ripristinate e consolidate le parti mancanti. Con la ripulitura sono tornati alla luce anche i fori dei proiettili che colpirono le sfingi durante la guerra.
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Restauratrici al lavoro

L’Orto botanico fu voluto da Francesco d’Aquino, principe di Caramanico, viceré di Sicilia, Gran Maestro di una loggia di ascendenza francese. Oltre a offrire 2100 onze come contributo personale, ottenne da re Ferdinando una donazione di ulteriori 9000 onze. L’Orto fu dotato di un Gymnasium e di due corpi laterali, Tepidarium e Calidarium, in stile neoclassico, su progetto dell’architetto francese Léon Dufourny, con Pietro Trombetta, Domenico Marabitti e Venanzio Marvuglia.
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Lo scheletro della leonessa

Lo storico polmone verde di Palermo sarà visitabile con Le Vie dei Tesori, martedì 4 e mercoledì 5 gennaio, dalle 10 alle 16,30 (qui per prenotare). La visita comprende anche l’erbario storico e il Gabinetto scientifico, una vera wunderkammer con reperti dal Doderlein e dal Gemmellaro; esposta anche la ricostruzione dello scheletro di una leonessa africana ritrovato nell’800, altro intervento a cui hanno contribuito Le Vie dei Tesori (ve ne abbiamo parlato qui).
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Il gabinetto scientifico dell’Orto Botanico

Tra i pezzi più interessanti, le lettere dell’architetto Venanzio Marvuglia e dello scultore Ignazio Marabitti, autore del famoso “Genio”, la fontana della vicina Villa Giulia; poi strumenti degli anni Trenta legati al mondo della botanica, moltissimi volumi ormai introvabili; e persino una poltroncina “Torino” firmata da Ernesto Basile, uno dei primissimi esempi di arredi prodotti in serie dalle famose fabbriche C. Golia & C. che poi diventarono i mobilifici Ducrot. Fu presentata come prototipo all’Esposizione d’Arte Decorativa Moderna di Torino, nel 1902.Per informazioni sul programma e gli altri luoghi del Festival cliccare qui, oppure scrivere a info@leviedeitesori.it o telefonare allo 091745575 dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13.